Francesco Acerbi, calciatore, accusato di razzismo
Durante Inter-Napoli avrebbe detto a un avversario, Juan Jesus, «Vai via nero, sei solo un negro!». Nella serata in cui tutti urlavano un secco “No al razzismo”. Attendiamo le scuse e una squalifica esemplare. Diversamente l’incoraggiamento di un tifoso della Nazionale o della squadra nerazzurra sarebbe rivolto all’indirizzo di un campione a metà
Francesco, ma che hai fatto? Da te, caro amico, che indossi la maglia che nasce come “Internazionale” non a caso, non ce lo aspettavamo. Del resto, di prove cocenti, una più delle altre, le avevi anche superate con invidiabile coraggio. Immaginiamo quanto ce ne voglia ad avere ragione di un tumore, combatterlo e debellarlo del tutto. Solo il tuo carattere forte poteva fare un solo boccone di quel “bastardo” che non ha rispetto di nessuno. E non immagini quanto ci emozioni il tuo ingresso in campo, prima di un calcio d’inizio guardarti, occhi e indici rivolti “lassù”, nel rivolgere una preghiera al Cielo, che ti aiutato a superare lo scoglio peggiore di fronte al quale ti avesse messo la vita.
Ma quella frase che ti attribuisce Juan Jesus, calciatore brasiliano del Napoli, non va bene: «Vai via nero, sei solo un negro!». E no che non va bene. Secondo qualcuno c’è la presunzione di innocenza e, per carità, noi rispettiamo anche questo aspetto. Non ci sono prove. Ma ci sembrerebbe un accanimento esagerato se il calciatore del Napoli si fosse inventato tutto l’ambaradan del quale si sta riempiendo la cronaca questa settimana. Le accuse sono gravi, e se tu non ti fossi lasciato scappare quella frase – della quale pensiamo ti sia sinceramente pentito – la reazione sarebbe stata diversa: avresti dato mandato a un legale per denunciare il collega che la stessa sera, a gara conclusa, ha richiamato l’attenzione dell’arbitro sull’episodio: proprio nel week-end in cui lo sport urlava a gran voce “No al razzismo!”. L’entrata più fallosa della tua carriera.

ADDIO NAZIONALE
Invece, respinto dalla Nazionale di Spalletti, e avvicinato da un pugno di cronisti ti sei lasciato andare ad un flebile «Fanculo al razzismo!». Certo che bisogna mandarlo al diavolo il razzismo, ma ci sembra davvero troppo poco. Non puoi lasciarci il dubbio che durante quella gara di calcio tu abbia offeso così pesantemente il tuo collega. Ecco perché propendiamo sul fatto che Juan Jesus non avesse tutti i torti. Che poi sia andato davanti alle telecamere ad attenuare l’offesa, è un’altra storia. Peggio: non si può prima denunciare e poi fare lo splendido, dire con un sorriso «Non è successo niente, sono cose di campo, nascono e muoiono sul rettangolo di gioco…». Non va bene, dalle nostre parti si dice: tirare il sasso e nascondere la mano. L’omertà è un altro male, simile al razzismo, significa assistere e girarsi dall’altra parte, non avendo il coraggio di denunciare quanto visto.
E solo l’insistenza, il negare da parte di Acerbi, alla fine ha indotto il difensore del Napoli a tornare sull’argomento, stavolta raccontandola tutta. Ci sono voluti un paio di giorni per stanare la verità davanti alla quale, oggi, ci troviamo. Non ci sono registrazioni, audio e video fino a questo momento, e alla fine Acerbi potrebbe farla franca davanti alla giustizia sportiva, ma soprattutto quella degli uomini. Quanti si sono spesi, e lo fanno ancora, per ideali forti, di quelli che da soli ribaltano gli ottusi e gli ipocriti.

«E’ ANDATA COSI’…»
Cosa ha detto Juan Jesus. «Dopo la mia protesta con l’arbitro, Acerbi ha ammesso di aver sbagliato e mi ha chiesto scusa aggiungendo poi anche: “Per me negro è un insulto come un altro”». E’ questa la replica servita dal giocatore del Napoli a quello dell’Inter che, a caldo, aveva detto di non aver pronunciato frasi razziste. «Per me la questione si era chiusa in campo – ha ripreso Juan Jesus – con le scuse di Acerbi, e sinceramente avrei preferito non tornare su una cosa così ignobile come quella che ho dovuto subire». «Poi però – riprende il calciatore del Napoli – leggo dichiarazioni di Acerbi totalmente contrastanti con la realtà. E questo non va bene». E non va bene no. Non solo una squalifica pesante, ma anche un serio provvedimento da parte dell’Inter nei confronti del suo tesserato, nonostante sia uno dei suoi elementi più importanti. Davanti ad episodi simili bisogna tenere la barra dritta, essere severi, anche a costo di fare e farsi del male. C’è una storia da tutelare, uno statuto firmato il secolo scorso nel quale si riportava che per “Internazionale” si considerava il fatto che in quella squadra potessero essere ospitati stranieri, di qualsiasi colore, di qualsiasi razza.
Infine, vanno tutelati i compagni di squadra di Acerbi (e di neri, nell’Inter cene sono: Thuram, Dumfries, Bisseck, ecc.) e i tifosi fra i quali ci sono milioni di sostenitori neri, orientali, arabi, di altre razze, che tengono e cantano per i sani principi di una Inter vittima, a sua volta, di un momento di follia. Attendiamo le scuse, una squalifica esemplare, diversamente ogni volta che ti vedremmo in campo il nostro pensiero incoraggiamento sarebbe rivolto a un campione a metà.