Federico Zampaglione, all’Orfeo di Taranto spiega “Morrison”

«Le vittorie confondono. Sciocco desiderare il successo: è come voler vivere senza mai una difficoltà, quando sono gli errori ad insegnarti qualcosa. Non ci fossero sconfitte non godresti delle vittorie: nella vita rammenti più le sberle che le carezze. Canzone e cinema: la prima è istinto, il secondo è ragionamento. Lodo, il protagonista del mio film, è un po’ me: locali, furgoncini,  alti e bassi di una professione. 

 

«Vita, amicizia, sentimenti e sogni, lo scenario di “Morrison” è il mondo della musica. Protagonisti due musicisti, gli stessi che racconto nel libro “Dove tutto è a metà” condiviso con Giacomo Gensini quattro anni fa: Lodo, giovane, pieno di grandi sogni come il resto della sua band di cui è frontman, e  Libero, una popstar in fase calante e in cerca di rilancio».

Federico Zampaglione, ospite sabato scorso alla “prima” del teatro Orfeo di Taranto di Adriano e Luciano Di Giorgio, non nuovi a “vernici” importanti, introduce così la prima di “Morrison”. E’ uno dei film fra i più visti nello scorso week-end, realizzato fra ottobre e novembre dello scorso anno, durante la seconda ondata di pandemia, con la complicazione e la massima attenzione provocate dalle prescrizioni del caso.

Artista a tutto tondo, Zampaglione nel tempo è stato identificato come Tiromancino, gruppo del quale è il maggior azionista. Autore, interprete, portavoce, regista di video e quanto circola intorno a quel progetto, il cantautore romano, cinquantatré anni a fine giugno, in circa trent’anni di attività ha regalato piccoli capolavori: “La descrizione di un attimo”, “Due destini”, “Per me è importante”, “Amore impossibile” e “Un tempo piccolo”. Proseguendo con le ultime, “Cerotti” e “Er musicista”, colonna sonora del film fatto circolare nelle sale in questi giorni da Vision Distribution.

In prima serata la presentazione. Sarebbe sold out, se non ci fossero ancora le prescrizioni anticovid. “Zampa”, in compagnia di Giglia Marra, fra i protagonisti del film, prima della proiezione di “Morrison” invita gli spettatori a lasciare galleria e palchi per sedersi in platea. Questione di calore, partecipazione.

 

RIAPRE L’ORFEO

«Far riaprire i cinema – dice il cantautore, in questo caso nelle vesti di regista – sembrava “missione impossibile”, invece con esercenti coraggiosi come Adriano e Luciano ci siamo riusciti: riaprire sale e spazi culturali è importante, quanto provare a lanciarsi nella mischia dopo un anno per ripartire dal “dove eravamo rimasti?”; una volta ricevuto l’invito, io, la produzione e gli attori, ci siamo resi disponibili a dare il nostro contributo alla ripresa delle attività».

Certa politica ha asserito che di arte e cultura, “non commestibili”, si può anche fare a meno. «Non credo sia il periodo giusto per fermarsi e prestare attenzione ai politici: si possono anche ascoltare, giusto per farsi un’idea, ma spesso questi si lasciano andare a discorsi che non hanno né capo, né coda. A Roma si sono svolte manifestazioni, si è parlato della necessità di far ripartire arte, teatro e musica; speriamo che il motore riprenda a girare a pieno regime: a causa della pandemia la musica ha subito più di altri un oscuramento, pertanto l’auspicio è che il settore riparta in fretta, soprattutto per il pubblico che vuole tornare nelle sale, riprendere ad andare ai concerti».

Canzone e cinema. «La storia è il collante fra i due modi di raccontare; nel primo caso devi farlo in tre minuti, nel secondo mediamente in un’ora e mezza: la musica è istinto, il cinema è ragionamento; è complicato comunque misurarsi con il primo come nel secondo caso: la canzone richiede sintesi, il cinema qualcosa di più articolato che però non scivoli nel banale o nella noia. Quando queste due arti, sicuramente distanti fra loro, si incontrano e si coniugano felicemente come accaduto nel film, per chi come me ha fatto in modo che ciò accadesse, è una grande soddisfazione».

 

FRA MORRISON E TIROMANCINO

Similitudini fra “Morrison” e Zampaglione. «Ho vissuto i momenti di Lodo, il protagonista di “Morrison”: le serate, i locali, i furgoncini; anche quelli di Libero, la popstar che vive alti e bassi, quando la musica diventa la tua professione: ci sta che un disco possa andare meno bene di altri, una canzone dalla quale ti aspettavi qualcosa di più, arrivo a dire che un colpo a vuoto possa fare anche bene; non amo il successo a tutti i costi: a volte ti insegnano più le cadute che un primo posto in classifica; amo la musica, la notte dormo con le cuffie, se non le trovo non dormo».

I ragazzi dei talent hanno un solo obiettivo. «Desiderare il successo, sempre, per me è una stronzata: è come voler vivere senza mai una difficoltà, quando invece sono proprio gli errori ad insegnarti qualcosa. Che vita sarebbe se tutto fosse rose e fiori? Non ci fossero sconfitte non godresti delle vittorie: nella vita, credimi, rammenti più le sberle che le carezze».

Fine dell’incontro con sorpresa. Il tecnico audio, Francesco Tribuzio, alza il cursore audio. Dà voce a una chitarra imbracciata da Egidio Maggio. In pochi istanti ha messo insieme gli accordi di “Cerotti”, provoca l’ospite della serata. Zampaglione non si tira indietro e canta. «Non vivi più in questa città, le notti sono cerotti sopra l’anima…».