«Non riesco a perdonare le angherie inflitte dai parenti a me e a mio marito», ha scritto nel suo testamento. Non è il primo caso, a Genova. Non più di due mesi fa, una nobildonna, aveva lasciato in beneficenza venticinque milioni di euro.

Un’anziana dentista genovese in pensione, scomparsa nei giorni scorsi a novantuno anni, ha lasciato quasi cinque milioni di euro in beneficenza. Due milioni e mezzo alla Lega del Filo d’oro, associazione promossa in tv, radio e sulla stampa a titolo gratuito da Renzo Arbore,  un milione e mezzo a bisognosi e disagiati genovesi che hanno l’assistenza delle suore della congrega «Piccole sorelle dei poveri» e una casa sulle Dolomiti all’Associazione italiana per la ricerca sul cancro.

La notizia è stata riportata dai quotidiani locali del capoluogo ligure e ripresa dagli organi di informazione nazionale. Letta o appresa così, di getto, permetteteci di dire che ha del sensazionale. Specie di questi tempi, annacquati da qualsiasi colore o iniziativa scaturisca la pandemia, dalle zone ai vaccini: unica cosa che da un anno a questa parte induce alla  drammatica riflessione sono le vittime e  i contagi.

E’, dunque, una notizia confortante. Qualcuno direbbe “C’è vita su Marte”, lasciando sottintendere che esiste ancora una speranza nei cuori della gente. E il testamento della novantunenne professionista, lascia ben sperare. Un po’ meno i parenti prossimi che un segnale, anche debole, dall’anziana congiunta se lo aspettavano. E invece no, puniti: evidentemente hanno di che farsi perdonare. Tempo per espiare le proprie colpe, presumiamo, nel lasciare al proprio destino la donna, ce ne sarà. Insomma, lunga vita a nipoti e pronipoti, ma senza lascito.

COME UN FILM DI NAZZARI…

Unica azione svolta dai parenti lo scorso anno, quasi fosse uno di quei film Anni Quaranta con Amedeo Nazzari, dove buoni e cattivi erano tratteggiati a tinte bianche e nere, ma sostanzialmente percepibili dal un pubblico nazionalpopolare: metterla sotto tutela. Ci avevano provato i parenti del cognato, che forse seguivano a distanza lo stato di salute dell’anziana donna, che invece è stata lucida fino all’ultimo respiro. 

«Confesso – riportano le sue ultime volontà – che non riesco a perdonare le angherie che i parenti di mio cognato hanno inflitto a me e a mio marito e spero che il Buon Dio, cui chiedo sin d’ora perdono, non vorrà castigarmi per questo». Lo ha scritto di suo pugno l’anziana professionista nel testamento redatto dal notaio e affidato, per l’esecuzione, ad un avvocato. Ricordata, nelle note testamentali, anche l’assistente di una vita, ormai scomparsa. Al marito della donna è andata, infatti, una casa a Prato Nevoso. Mentre ventimila euro ciascuno sono stati destinati alla donna di servizio e all’amministratore che si occupava della gestione degli immobili di famiglia.

GENOVESI GENEROSI, ALTROCHE’

Dicono che i genovesi abbiano il braccino corto. Si tratta di antiche dicerie, puntualmente sconfessate dalla solidarietà dei Cittadini della Lanterna, e non solo in occasione della ricostruzione del Ponte Morandi e da fatti di cronaca degli ultimi decenni. L’eredità lasciata in beneficenza dalla donna pare non sia un fatto isolato. Nel febbraio scorso, infatti, sempre a Genova, aveva fatto sensazione il lascito di una riservatissima ex professoressa di italiano di origini nobiliari. Anche lei scomparsa a una veneranda età (novantasei anni). La donna, infatti, ha lasciato venticinque milioni di euro in beneficenza a diverse associazioni.