Internazionalitalia, le ragazze del volley scrivono una grande pagina di sport e di vita
Origini ivoriane e nigeriane, russe e tedesche. L’abbraccio è uno solo, come l’inno che le eroiche giocatrici guidate dall’argentino Julio Velasco, intonano al momento della consegna della medaglia d’oro. E Paola Egonu infligge una “mazzata” al razzismo
Myriam Sylla, origini ivoriane, Loveth Omoruyi e Paola Egonu nigeriane, Sarah Fahr tedesche, Ekaterina Antropova russe. Cinque delle campionesse olimpiche di volley, la nazionale femminile che ci ha fatto sognare portandoci domenica scorsa all’ora di pranzo sul podio più alto di Parigi conquistando l’oro, hanno origini straniere. La cosa più bella alla chiusura del terzo set contro gli Stati Uniti schiacciati 3-0 (un solo set perso nella serie di incontri a cinque cerchi), l’abbraccio, il pianto e l’emozione condivisa fra le ragazze ed esteso a tutti i livelli. Eroiche, imbattibili, la squadra azzurra da oggi chiamatela InternazionaIitalia! E al diavolo quelle due, tre sciocchezze che avevano più che il sapore, la puzza di un gettare messaggi razzisti. Perfino il direttore di un quotidiano italiano dal taglio politico in un programma si era rimangiato il titolo fatto due anni fa nel quale il suo giornale scriveva a caratteri cubitali qualcosa di simile come “Egonu va via? Meglio, ce la togliamo dalle scatole”. E, invece, Paola, big Paola agli americani – che vivono da una vita l’insieme dei vari colori di pelle – gli ha fatto la festa con quelle “mazzate” (le schiacciate nel volley) che scuotevano il palazzetto e le nostre tv. E il tecnico, il coach, il capitano non giocatore, il condottiero? Origini straniere anche lui, nato in Argentina, Julio Velasco è naturalizzato italiano.
ORIGINI STRANIERE, ORGOGLIO ITALIANO
Origini straniere, cinque su dodici, panchina compresa. Una bella media, non c’è che dire. Era necessaria una squadra femminile e un nocchiero in panchina come lui, Velasco, che la panchina l’ha scaldata appena (tanto era in piedi…) per spingersi in quell’impresa mai riuscita prima.
A Parigi, nel giorno del sipario sui Giochi olimpici, l’Italia piazza il colpo di scena finale. E che mazzata: le azzurre del volley sono le nuove campionesse olimpiche. Coincide con la medaglia numero quaranta della spedizione italiana in Francia. Un oro preziosissimo che non ha precedenti. In un’Arena Sud le nostre ragazze annientano le americane con un secco 3-0. Un match mai in discussione, gestito di testa e fisico, e che ha trovato nella grande Paola Egonu la stella di un firmamento fatto di comprimarie: brave tutte, nessuna esclusa. Neppure le ragazze in tuta estromesse dalla formazione. Erano in campo anche loro, soffrivano quanto le loro compagne che non hanno mai smesso di dare tutto, anche di più.
Ventidue punti per la Egonu, premiata come “la giocatrice più forte al mondo”. Però, a detta della stessa ciclopica Paola, questa è stata la vittoria di un’intera squadra. Come fosse quella strofa che ci ha perseguitati ovunque durante gli Europei, “la storia siamo noi, nessuno si senta offeso”. Sembra quasi che Francesco De Gregori l’abbia scritta per le nostre ragazze. Le americane, sportive, a fine gara non hanno potuto che prendere atto dalla superiorità delle italiane. I-ta-lia-ne, chiaro no?
MAMELI, TUTTE INSIEME!
La cima dell’Olimpo adesso è azzurra. Ce l’ha fatta il grande Julio, a settantadue anni, con le sue ragazze, lui che purtroppo aveva mancato l’appuntamento la squadra più maschile più forte del secolo, ma che non riuscì a ripetersi dopo i campionati del mondo, conquistando l’argento ad Atlanta nel 1996.
Velasco aveva ereditato questa squadra dopo i saluti di Davide Mazzanti nell’ottobre dello scorso anno. Julio si è rimboccato le maniche nonostante il poco tempo a disposizione, l’ha costruita come solo lui sa fare, guardando “a quello che si è fatto e non a quello che si dovrà fare”.
Salgono tutte sul podio. Dall’Italia giungono immediati i complimenti del presidente Sergio Mattarella e della premier Giorgia Meloni, che hanno assistito in tv, non senza emozionarsi, le gesta eroiche del sestetto azzurro. Sullo scalino più alto salgono le ragazze della nuova Italia. L’inno nazionale lo cantano tutte. Abbiamo l’impressione che anche le statunitensi conoscano l’inno italiano e quasi accompagnino le note di Mameli insieme alle vincitrici. Diteci voi se non è il giorno nel quale viene scritta finalmente una pagina bellissima di sport e di vita. La Nazionalitalia che batte le avversarie e il razzismo. Grazie a tutte!