Possono essere i missili belli e intelligenti?
A settembre 2016, in un articolo pubblicato in questa rubrica dal titolo “Quando i grandi giocano a fare la guerra, i bambini non giocano più!” avevo scritto:
“Allora Erode, vedendosi beffato dai magi, si adirò moltissimo, e mandò a uccidere tutti i maschi che erano in Betlemme e in tutto il suo territorio dall’età di due anni in giù” (Mt 2:16). Il gesto criminale di Erode è dettato dalla sua egoistica difesa del trono. Questa crudeltà corrisponde al suo carattere: per eliminare ogni ostacolo che mettesse in pericolo il trono, egli fece uccidere anche tre mogli e alcuni figli.
Sotto i colpi e le bombe americane e russe, governative e dei ribelli sono ormai migliaia i bambini che hanno perso la vita in Siria ed in particolare ad Aleppo sotto gli occhi abituati del resto del mondo. Bambini che non hanno avuto la fortuna di scappare, di sfuggire al massacro: “Dopo che furono partiti, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: ‘Àlzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e restaci finché io non te lo dico; perché Erode sta per cercare il bambino per farlo morire’” (Mt 2:13). Gesù, così, sfuggì a quella che è passata alla storia come “la strage degli innocenti”. Questa volta nessun angelo, come tante altre volte, ha steso le sue ali per proteggere quelle anime innocenti. Neanche il corridoio umanitario ha funzionato in quella che avevamo già definito come una tregua falsa, un tentativo fallito di dividere il territorio fra potenze estranee a quelle terre ma fortemente spinte dalla possibilità di fare soldi, tanti soldi e di consolidare posizioni strategiche nell’area mediorientale come stessero facendo una partita di Risiko.
Oggi Erode ha tante facce, non diverse da quelle di due anni fa, ma quella che spicca per incosciente brutalità è, ancora una volta, quella del Presidente Trump che, licenziando come inutili anche le indicazioni dell’Assemblea delle Nazioni Unite, minaccia un attacco militare contro la Siria, appoggiato dagli “amici” inglesi e francesi, utilizzando a motivo il “presunto” uso di armi chimiche da parte del Governo di Assad che avrebbe colpito un territorio sotto il controllo dello stesso governo e degli alleati russi.
“Presunto” per due motivi: ancora non ci sono prove dell’uso di armi chimiche (non che questo legittimi comunque il fatto di ammazzare inermi civili) e che, nonostante lo spessore criminale di Assad, possa averle utilizzate in casa sua.
Lo scenario attuale ricorda quello del 2003 quando l’Iraq fu devastato dalle bombe americane e le armi di Saddam mai trovate.
Ma Trump, che si è ritrovato l’FBI in casa, che continua a perdere pezzi in Parlamento, nell’enturage e credibilità dentro e fuori il territorio degli Stati Uniti ha la pressante necessità di dare risposte.
A modo suo, intervenendo nel pieno di una crisi internazionale: l’attacco contro il regime di Assad è stato anticipato da un “tweet” scritto mercoledì da Trump in risposta agli avvertimenti russi sulla pronta risposta ad eventuali attacchi. Con un messaggio che ha mostrato tutto il degrado e l’irresponsabilità dell’intero apparato di potere americano, Trump ha invitato Mosca a “prepararsi” per l’arrivo sulla Siria di missili “belli, nuovi e intelligenti”.
E ieri notte ha mantenuto la sua promessa scaricando sulla Siria i suoi missili “belli e intelligenti” con la buona compagnia di inglesi e francesi. La disponibilità dell’Italia a fornire appoggio logistico nel riaccendersi di questo conflitto mai sopito non la esclude dall’avere responsabilità gravi in una situazione che rimette in discussione i flebili equilibri di tutta la Regione Mediorientale.
Iran e Iraq hanno già assunto posizioni “pesanti” sulle immediate ripercussioni che l’attacco alla Siria produrrà tenendo nel dovuto conto le situazioni libiche e palestinesi e i conflitti in atto nel resto del Continente africano.
Certo, gli altri, i russi per primi, non stanno a guardare. E sono pronti a rispondere a quello che Trump non può che mettere in atto in maniera estremamente devastante per non replicare l’ultima “passeggiata” e, soprattutto, per tentare di arginare e rallentare l’assedio interno che sta minando alla base la sua Presidenza.
Intanto, a guardare, con gli occhi sbarrati verso il cielo, resta quel popolo di innocenti siriani e non solo che non sono riusciti a lasciare quella che è diventata la terra degli orrori.