Amal, 7 anni, morta di fame in Yemen.

In Yemen l’intera popolazione è allo stremo delle forze a causa di una guerra civile che si trascina da anni nel silenzio collettivo e diffuso. Alle 10 mila vittime accertate, si aggiungono 22 milioni di persone che vivono vittime della più grande catastrofe umanitaria degli ultimi tempi.

Il popolo yemenita vive sotto i bombardamenti, metà delle strutture sanitarie sono state distrutte e quasi tutti gli ospedali sono chiusi per mancanza di personale, medicinali, corrente elettrica ed acqua.

La mancanza di carburante, non solo incide sui trasporti, ma soprattutto sul funzionamento dei generatori elettrici e delle pompe idriche grazie alle quali 15 milioni di yemeniti hanno accesso all’acqua.

Ma il prezzo più alto di questa guerra lo stanno pagando i bambini: 3 milioni rischiano di morire di malnutrizione.

Giovedì è morta Amal Hussein, aveva sette anni ed era diventata il simbolo della guerra in Yemen. La sua immagine, che la ritraeva fortemente denutrita, era stata pubblicata dal New York Time in un reportage per raccontare il dramma della fame e dei campi profughi.

Le sue costole che sembravano dover perforare il leggerissimo strato di pelle che le ricopriva il corpo hanno dovuto cedere il posto occupato in uno dei pochissimi presidi sanitari ancora attivi ad un altro paziente.

E il campo allestito da Medici Senza Frontiere troppo lontano dal suo paese.

Lo Yemen subisce da tre anni l’assedio da parte di nove Paesi arabi sunniti, guidati dall’Arabia Saudita e sostenuti dagli Stati Uniti, nei confronti dei ribelli sciiti, vicini all’Iran, che dal 2015 controllano la capitale San’a sta provocando infinite sofferenze ai civili bloccando l’arrivo di qualsiasi rifornimento.

Nel 2016, parlando della situazione in Siria, Ban Ki-moon, Segretario Generale dell’Onu, dichiarò che “la morte per fame utilizzata come arma rappresenta un crimine di guerra”.

Alla popolazione yemenita non sono state rivolte le stesse “attenzioni”. 

L’Arabia Saudita non è stata mai sanzionata per i bombardamenti e, come se non bastasse, si è sempre opposta alla creazione di corridoi umanitari per permettere di inviare cibo e medicinali alla popolazione civile.

Il fatto che la coalizione di paesi sunniti guidata dall’Arabia Saudita comprenda anche Marocco, Egitto, Sudan, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Bahrain e Qatar (non senza l’appoggio placito degli USA) sia in contrapposizione con i ribelli sciiti sostenuti da Iran, Russia e dal regime siriano di Assad sia il tragico epilogo della partita mai chiusa per il controllo geopolitico di tutta l’area.

E quando i grandi giocano a fare la guerra, i bambini non giocano più!

Come Amal, morta di fame, che ha solo anticipato tristemente il destino che sembra segnato di altre centinaia di migliaia di bambini.