La benda della dea
Se non scoppia il caso, non si riporta all’attenzione un problema: questo è il modello Italia, un modello che si è fatto sistema e che, periodicamente, mostra palesi le sue debolezze.
Sopravvivere rincorrendo le emergenze è una abitudine incarnata che si alimenta della incapacità a risolvere i problemi alla radice: si spengono decine di incendi ma non esiste un efficace piano di tutela, manutenzione e protezione del patrimonio boschivo; crollano palazzi a causa di eventi naturali, muoiono persone sotto le macerie ed emergono cifre esorbitanti sulla dimensione del fenomeno dell’abusivismo edilizio in tutto il Paese; il grande flusso migratorio che sta spostando masse di persone dal continente africano verso l’Europa, passando per l’Italia, nonostante non sia un fatto imprevisto o iniziato ieri, viene ancora gestito con soluzioni di emergenza senza che sia stato mai posto in essere un vero piano di accoglienza. Fino ad arrivare ai fatti di Roma che hanno arricchito la cronaca degli ultimi giorni.
Una palazzina abitata senza titolo da profughi, ovvero persone regolarmente presenti sul territorio italiano, viene sgomberata all’alba di lunedì su ordine del Prefetto di Roma. Donne, bambini e uomini a difesa di quel pezzettino di casa che rappresenta la loro alternativa alla strada vengono fatti oggetto di una azione di polizia che genera, inevitabilmente, degli scontri.
Non siamo a disquisire sulle parole del funzionario di polizia o sulla bombola di gas lanciata da un balcone: lo hanno fatto già in tanti sui giornali e in televisione.
Voglio introdurre, al contrario, un elemento di riflessione che riprende le affermazioni iniziali.
La palazzina in questione era occupata abusivamente da più di quattro anni e, non vi è dubbio, in Italia l’occupazione abusiva di una proprietà, privata o pubblica che sia, è un reato che deve essere perseguito.
In situazioni particolari, di fronte ad un fatto del genere, il compito degli Amministratori locali, della politica, è quello di tentare una mediazione, di trovare una soluzione alternativa per persone alle quali lo Stato ha riconosciuto lo status di profughi.
In quattro anni nessuno ha fatto o voluto fare nulla a Roma pur avendo a disposizione un fondo di 40 milioni di euro! Ed è proprio dai racconti dei profughi sgomberati che emerge quella che è forse una risposta inquietante: dietro l’assegnazione di quegli alloggi vi era una organizzazione criminale guidata da italiani che si è arricchita sfruttando la disperazione di persone che guardavano a costruire una nuova vita, magari partendo da un tetto, un alloggio.
E’ una storia che si ripete inesorabilmente: tutti i buchi lasciati vuoti dalle istituzioni diventano miniere per le organizzazioni criminali
Quando cadrà la benda che rende cieca la Dea?
Il lavoro di denuncia e di proposta quotidiano di Associazioni, Terzo Settore, operatori sociali a vario titolo è fondamentale per continuare a coltivare la speranza che quegli occhi tornino a vedere, che ci siano orecchie disposte ascoltare e mani disposte ad entrare nel cuore del problema senza fermarsi ad accarezzare solo la superficie.