Domenico Palmiotti, giornalista di Agi e Sole 24 Ore

«Nonostante la crisi-Covid, l’informazione è vitale», dice il noto giornalista tarantino, una vita alla Gazzetta del Mezzogiorno. «La stampa deve coniugarsi al web. Va bene la richiesta di sostegno, ma la Fieg pensi anche a giovani e qualità. Vedere un quotidiano in crisi, spezza il cuore…».

 

Un sito, una web radio, un canale youtube. La nostra cooperativa da anni riserva uno spazio importante all’informazione realizzando interviste, servizi, inchieste, riflessioni sulle dinamiche del territorio e quanto accade nella cronaca e nella politica nazionale e internazionale. Per fare il punto sullo stato di salute dell’informazione sul nostro territorio, “Costruiamo Insieme” si è confrontato con un giornalista di grande esperienza, Domenico Palmiotti, già caporedattore a Taranto della Gazzetta del Mezzogiorno, attualmente impegnato con l’agenzia giornalistica Agi e il quotidiano Sole 24 Ore.

Partiamo dal cartaceo, Palmiotti: funziona oppure mostra il fiato corto?

«Per tornare alla sua autorevolezza, in fatto di consultazione degli strumenti di comunicazione, il cosiddetto cartaceo – i giornali tanto per intenderci – deve perfezionare certi meccanismi, spostare l’asse su qualità, approfondimenti, inchieste e riflessioni realizzando una virtuosa combinazione con il web: tutti i progetti delle più grandi aziende editoriali, a partire dal Gruppo editoriale Gedi – mi piace citare anche l’esempio Messaggero-Quotidiano – stanno lavorando molto su questa integrazione».

Gedi, non è l’unica impresa multimediale, che in un momento per certi versi critico per l’informazione, sta investendo in modo significativo in radio, tv, quotidiani nazionali e locali.

«Con l’acquisizione di Repubblica, che arricchisce un asset del quale fanno parte Stampa, Secolo XIX, una catena di giornali locali, radio e tv, ha aperto una strada. Ma, attenzione, fare giornalismo di qualità sulla carta stampata richiede pre-requisiti: preparazione e conoscenza, che implica formazione e cultura. Brutalizzo il concetto: non puoi fare informazione di qualità, se poi nel mondo dei media hai un esercito di precari, irregolari, elementi validi ma sottopagati. Questo, oggi, è il limite della nostra professione, col passare del tempo sempre più precarizzata».PALMIOTTI - 1Editoria, una filiera della quale la Fieg, Federazione italiana editori giornali, è portavoce. Una sua opinione.

«Richiesta di prepensionamenti a parte, sento ragionamenti sul come sostenere la filiera dell’editoria. La Fieg verso Parlamento e Governo ha avanzato richiesta di strumenti e aiuti economici forti per tamponare il momento-Covid, che inevitabilmente si è riflesso sul calo delle vendite e nei fatturati pubblicitari. Detto che la richiesta ci può anche stare, sosteniamo le aziende ma investiamo anche sui giornalisti, sulla qualità del loro lavoro. Non è sufficiente considerare che la legge dei prepensionamenti permette di ristabilire un equilibrio, per cui a fronte di due “uscite” faccio un’assunzione: non è così, oltre a un riequilibrio numerico, occorre investire nella qualità, nella formazione, per evitare che l’ingresso di nuovi giornalisti si trasformi in una ulteriore fascia di precariato: se a ciascuno di questi corrispondi pochi euro, in quale tipo di approfondimento potrà impegnarsi? Non sono sufficienti passione e impegno; occorre formazione e per fare questo è necessario trovare formule remunerative ragionevoli, che non significa strapagare o assicurare compensi d’oro, ma fare uscire i giovani colleghi dai compensi di fame. Dunque: integrazione carta-web e qualità dei contenuti, ma anche qualità in chi, questi contenuti, deve costruirli».

Ammortizzatori per le società, ma allo stesso tempo il coraggio di investire in nuove forze.

«Rispetto al precedente, questo governo ha rivolto attenzione al mondo dei media; non occupiamoci, però, solo degli strumenti di sostegno, come tamponare le aziende o soccorrere bilanci che accusano perdite importanti – nell’editoria si stima che nel primo semestre 2020 ci sia un calo di ricavi pari a 400milioni di euro – troviamo altre soluzioni. Non si può pretendere di ragionare sulla qualità del prodotto se le stesse società non manifestano coraggio di investire anche sul capitale umano».

Gazzetta del Mezzogiorno, il “suo” quotidiano. Attraversa un momento di crisi, che tutti sperano si riesca a debellare in qualche modo. Si invocano interventi esterni, evitare il fallimento con una cooperativa.

«Per quasi quarant’anni la gazzetta del Mezzogiorno è stata casa mia, mi ha dato tanto, sono nato professionalmente con questo giornale; sono stato accompagnato per mano nella professione di giornalista: vedere un giornale con una grande storia ridotto in queste condizioni, sentire la richiesta di fallimento da parte della Procura, provoca sconforto. Detto che sono dispiaciuto del momento che oggi attraversa, esprimo massima solidarietà nei confronti dei colleghi con l’auspicio che il giornale possa superare nel migliore dei modi questo impasse; sento numerosi appelli, fra questi anche quelli di colleghi, che invocano l’ingresso in campo dell’imprenditoria pugliese: detto di un appello condivisibile, aggiungo che la stessa imprenditoria reclamata, ma travolta dalla crisi-Covid, al momento non ha testa e risorse per pensare a qualcosa che sia diverso dal proprio business aziendale.

Oltre vent’anni fa, quando la Gazzetta ebbe bisogno di sostegno, Giuseppe Gorjux, figlio del fondatore di questo giornale, il soccorso dovette cercarselo fuori, in Sicilia, rivolgendosi al Gruppo editoriale Ciancio; quindi, chi oggi, in Puglia, sta alla finestra, lo era anche venti anni fa…».

Svolga per qualche istante il ruolo di lettore, ascoltatore, a quali strumenti si rivolgerebbe per sentirsi soddisfatto dell’informazione?

«Premesso che per mestiere mi rivolgo direttamente alle fonti, in qualità di lettore sfoglio quotidiani e siti locali. In un quadro di oggettiva difficoltà, la stampa svolge il suo ruolo al meglio; Taranto, rispetto ad altre realtà, ha un’offerta variegata: tre quotidiani, diversi siti, due emittenti, riviste free-press: non credo che tante altre città  possano vantare una pluralità di offerta che metta lettore o ascoltatore nelle condizioni di scegliere il prodotto nel quale riconoscersi. Pur con tanti problemi, il settore, che rappresenta ricchezza, prosegue per la sua strada. Nonostante nubi e nuvole che si addensano sul territorio, quello dell’informazione resta un settore vivace e vitale».