Bari, scuola elementare, abbandonano l’aula in quattro

«Genitori con bassa scolarizzazione. Cosa volete che ne sappiano i loro figlioli di razzismo o colore della pelle: dovremmo imparare da loro», dice il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Gerardo Macchitelli. «Ho firmato il nullaosta perché gli alunni fossero trasferiti altrove, per contro altri genitori sono tornati indietro sulle loro decisioni». L’intervento del Garante per i minori

 

«Mio figlio non può stare in classe con un nero!». La frase, detta con tono dispregiativo, sarebbe di una mamma barese che, insieme ad altri genitori, trova inadatta alla sensibilità del proprio figliolo una classe dell’istituto “Duse” di Bari.

Detta così sembra la solita provocazione. Una “fake” per realizzare like e catturare follower, comunque aprire un dibattito. Purtroppo è vera, non sacrosanta evidentemente. Domanda dell’uomo della strada, e chi sennò: «Possibile che nel Terzo millennio, in un Paese che ha trasferito milioni di connazionali all’estero, dagli Stati Uniti all’Argentina, nella lontana Australia, possa esserci qualcuno che non solo pensa, ma fa simili ragionamenti?». La risposta, purtroppo, è «Sì, è possibile».

Cose dell’altro mondo, direbbe qualcuno. “Altro mondo” che? Ci verrebbe da rispondere. Tutto questo è accaduto qui, in Puglia, a Bari. Lo racconta, con puntualità, dovizia di particolari, perfino andando a sentire il dirigente scolastico, l’edizione pugliese di Repubblica. L’accaduto risale all’inizio dell’anno scolastico. Alcune famiglie non soddisfatte della distribuzione dei propri figlioli nelle classi, si sono lamentano con il dirigente. Motivo?  «Troppi stranieri in classe!».

 

 

IN CHE MONDO VIVIAMO?

Della serie, «Va bene l’accoglienza, ma il troppo è troppo!». I genitori di quattro bambini della scuola primaria Don Bosco, che rientra nell’istituto comprensivo “Duse”, alla fine sono stati accontentati. L’hanno spuntata: le famiglie hanno ottenuto ciò che chiedevano, cioè il nullaosta per iscrivere i ragazzi in un’altra scuola, evidentemente di “visi pallidi”. Non diamo solo la colpa ai genitori, facciamo molta attenzione. Certo, l’educazione la impartiscono papà e la mamma, secondo una propria cultura, gli studi nei quali dovrebbe esserci una seppur modesta quota di educazione civica. Ai genitori saranno stati gli stessi piccoli a far notare la presenza di «Troppi neri!». Questione di cultura, l’ambiente nel quale questi ragazzini vivono, la tv che papà e mamma ascoltano. Così, secondo un punto di vista risibile, i bianchi con i bianchi, i neri con i neri, alla faccia della globalizzazione e dell’inserimento culturale.

Quattro alunni, quattro famiglie accontentate. Le richieste pare fossero di più, nonostante la scuola si trovi nel quartiere Libertà di Bari, uno dei più multietnici, tanto che quasi la metà dei ragazzi che frequentano la primaria non ha origine italiana, nonostante siano nati tutti a Bari. Lo spiega Gerardo Macchitelli a Repubblica. «Sono quasi tutti di qui», altro che l’adagio «A Bari nessuno è straniero».

 

 

BAMBINI, ESEMPIO PER I GRANDI

Macchitelli proprio non si capacita, tanto che spiega al cronista. «Pensa che a questi alunni importi qualcosa se l’altro ha pelle, i capelli, tratti somatici differenti?», dice il dirigente indicando i bambini che giocano in cortile. Dopo il primo giorno di scuola, invece, queste famiglie, evidentemente di bassa scolarizzazione, hanno richiesto il trasferimento in altra classe. «Oggi le iscrizioni – spiega Macchitelli – avvengono online, con gli stranieri che le fanno mediante Caf, quando non hanno a casa una connessione con internet. Insomma, la formazione delle classi, va tutto bene fino a quando i genitori non le vedono il primo giorno di scuola, quando la maestra le accoglie e chiama a sé gli alunni».

Così è accaduto nella scuola barese. «Alla vista di bambini stranieri, molte famiglie mi hanno chiesto il cambio classe. Inizialmente avevano nascosto la motivazione, fino a quando poi è venuto fuori che era proprio per la presenza di stranieri a trovare il disaccordo dei genitori».

 

 

«BUONA FORTUNA!»

I quattro nullaosta sono stati firmati il mese scorso, ma altri genitori – evidentemente consapevoli di essere stati di pessimo esempio per i propri figlioli – hanno ritirato le loro domande. Nessuna spiegazione agli alunni della classe interessata su che fine avessero fatto quattro dei loro compagni.

Massima vicinanza al dirigente scolastico anche da parte del Garante per i minori in Puglia. «Bene ha fatto – riporta una nota a firma di Ludovico Abbaticchio – ad essere fermo e deciso nel dire di no a simili richieste: queste famiglie dovrebbero tornare a scuola e imparare il valore del rispetto della persona, delle religioni e del vivere civile». Sempre l’uomo della strada, rimasto ad ascoltare, meglio, a leggere della vicenda, si pone una domanda che forse le vale tutte: «Fosse successo a parti inverse, se nella classe fossero stati tutti ragazzini neri e quattro bianchi, e i genitori dei primi non li avessero voluti, come sarebbe andata a finire». Risposta semplice: interpellanza parlamentare, statene certi.