Illusione e ritorno all’inferno.

Quando le macchine bianche con incisa la mezza luna rossa, dopo aver scortato camion e pullman attraversando il corridoio umanitario, hanno fatto il loro ingresso nella città di Aleppo, gli oltre quattromila civili rimasti intrappolati nel mezzo di una battaglia all’ultimo sangue avranno pensato che fosse finita. Che finalmente in fondo a quel tunnel buio che ha segnato in maniera indelebile la loro vita quotidiana si intravvedesse un barlume, una luce a segnare la strada verso la salvezza.

Questa illusione ha attraversato l’arco temporale di pochi minuti, solo il tempo di intravvedere la speranza di scappare dalle macerie di quello che un tempo era una città. La loro città.

Subito, i colpi dei cecchini ancora asserragliati e pronti al sacrificio estremo hanno rotto quella illusione: in questo momento, i civili valgono più di qualsiasi altra cosa per tutte le fazioni in campo. Scudo umano e merce di scambio per definire i futuri equilibri in un’area geopolitica ricca di antichi conflitti. Tanto è vero che i media ci hanno restituito le immagini dei pullman e dei camion carichi di donne e bambini che erano riusciti a lasciare la città tornare indietro ad Aleppo e sotto i bombardamenti fermati dalle truppe governative supportate dal contingente russo.

Di fronte a questo scenario aberrante assistiamo inermi e increduli ai balletti della diplomazia mondiale. Nella sede dell’ONU, americani e russi giocano a bisticciare: l’Ambasciatrice USA Power accusa russi e siriani “Non siete capaci di provare vergogna?”; di contro la pronta risposta del russo Churkin: “Ha parlato Madre Teresa!”.

Il fatto che la tecnologia e i nuovi mezzi di comunicazione ci consentono di sapere tutto ed in tempo reale ci consegna una responsabilità enorme e l’immagine di un Occidente ed una Europa  incapaci di intervenire per fermare uno sterminio al quale si sta assistendo in diretta in violazione di qualsiasi diritto umano o legge internazionale. Assad e Putin sono rei confessi della strage che si sta consumando ad Aleppo. Il mondo intero sarà ospite del carnefice durante i Mondiali di Calcio che nel 2018 si terranno proprio in Russia. Invece di continuare a comminare sanzioni ad una Russia che ha dimostrato di non aver subito alcun contraccolpo economico nel corso di questi anni durante i quali ha potuto costruire, utilizzando proprio questo elemento, uno schieramento alternativo alle politiche occidentali, i Governi europei potrebbero, per esempio, pensare di ritirare la partecipazione delle proprie rappresentative ai Mondiali di Calcio di Mosca immaginando una iniziativa comune per la difesa dei diritti dell’uomo e, soprattutto, del rispetto del diritto alla vita? Oppure basta continuare a nascondersi dietro il cosiddetto velo della Madonna di politiche sull’accoglienza sulle quali ancora non si trova un accordo?