Il Ramadan di Kindi “prego per gli amici e la città”.
«Sì, è un sacrificio, ma io sono felice durante il Ramadan: ho la possibilità di pregare per gli amici, per la città e per coloro che hanno bisogno».
Non tocca cibo né acqua da quasi un’intera giornata Kindi, ma non mostra debolezza e nemmeno stanchezza. Il Ramadan e il digiuno che prevede per musulmani è iniziato da qualche giorno, ma non ha scalfito la sua tempra. Anzi. Io so che Allah mi aiuta, è lui che mi offre la forza di portare avanti il digiuno».
Ha compiuto 18 anni lo scorso 28 maggio, il secondo compleanno che trascorre in Italia. Ha perso il padre prima ancora di nascere e sua madre la conosce a malapena. È cresciuto a Mamou, in Guinea coi nonni materni fino al giorno in cui è scappato. «Mio nonno mi voleva molto bene: mi aiutava a studiare, mi comprava i libri per studiare e anche i regali. Sempre. A mia nonna questa cosa non è mai piaciuta, non so perché. Alla fine della scuola, nel 2015: mio nonno mi fece un sacco di sorprese e mia nonna perse la testa. Iniziò a litigare sempre più forte. La rabbia della nonna era incontrollabile, mio nonno si difese, ma lei tirò fuori un coltello e lo uccise. I miei zii mi hanno ritenuto responsabile di quello che era accaduto e così mi costrinsero ad andare via».
Il suo viaggio lo porta prima in Mali e poi in Algeria e infine in Libia dove si imbarca per l’Italia. Quasi 7mila chilometri in un anno e mezzo. «Ringrazio Dio di avermi fatto arrivare qui: ho trovato un ambiente sereno e vivo in pace. Ho anche iniziato a frequentare un corso per saldatore, ma da grande farò il calciatore professionista». Dopo gli studi, Kindi si allena con la Talsano Africa United per continuare a coltivare il suo sogno. Anche in questi giorni di sacrifici, non rinuncia allo sport e alla vita di sempre. «Ho scelto io di digiunare, non me l’ha mai imposto nessuno. Come tanti cristiani che ho conosciuto e con i quali vado d’accordo: ognuno crede nel proprio Dio a modo suo e chi pensa di dover imporre le proprie idee agli altri non ha capito niente».