Matteo Garrone racconta la storia di Seydou e Moustapha
Storia di due ragazzi africani. Deserto, centri di detenzione in Libia e la traversata nel mar Mediterraneo. Una storia vista dalla parte dell’Africa, i sogni dei ragazzi, i pericoli, la dolorosa “conta” di vivi e morti ad ogni viaggio. Il primo sognava l’Europa, l’altro l’America…
«Rispetto ad altri progetti cinematografici europei che trattano l’emigrazione africana verso l’Europa, questa viene vista non come ambientazione ma come obiettivo quasi mitico», scrive Variety; «Nonostante la presenza di paesaggi abbaglianti il mantiene sempre l’attenzione sugli esseri umani percependo una tensione tra il mondo quotidiano e la dimensione spirituale, una sfocatura che è spesso una caratteristica del cinema dell’Africa occidentale», commenta The Hollywood Reporter. Insomma, il regista Matteo Garrone tiene a farci riflettere fino all’ultimo momento del film. Infine, Deadline definisce il film impeccabile per la tecnica cinematografica adottata, tanto che il direttore alla fotografia, Paolo Carnera, è stato in grado di trasmettere un’immediatezza sorprendente e coinvolgente. Il riferimento è al film “Io capitano” di Matteo Garrone, regista di film come “L’imbalsamatore”, “Gomorra”, “Dogman” e “Pinocchio”, che ha partecipato al Festival cinematografico di Venezia vincendo il Leone d’argento, e un’altra quindicina di riconoscimenti importanti (fra gli altri, il Premio Marcello Mastroianni all’attore protagonista Seydou Sarr).

QUESTA E’ LA STORIA…
Seydou e Moussa, due giovani senegalesi, lasciano il loro Paese per raggiungere l’Europa, affrontando deserto, centri di detenzione in Libia e la traversata nel mar Mediterraneo. Storie molto spesso raccontato in questo spazio informativo.
«Seydou e Moustapha, i due protagonisti del mio film vivono a casa di mia madre – ha dichiarato Garrone – il primo, Seydou, voleva fare il calciatore, come attaccante, tanto che lo chiamano Osimhen». A tal proposito l’“attore per caso”, risponde: «Il mio sogno era quello di venire in Europa, e ora che ci sto, non posso che essere contento: fiero di aver rappresentato l’Africa nel film di Garrone, sinceramente non mi aspettavo tutto questo clamore, del quale però non posso che esserne felice». «Il mio sogno, rispetto a Seydou – ha confessato Moustapha – è quello di andare un giorno in America, anche se in Italia sono molto felice».

VIAGGIO EROICO, EPICO…
Garrone parla del suo film. «Raccontiamo un viaggio epico, eroico, un’odissea contemporanea – spiega il regista di “Gomorra” – considerando l’abitudine a vedere le immagini delle barche che arrivano, al doloroso conteggio dei vivi e dei morti; insieme con la troupe, ho messo la macchina da presa dall’altra parte: in Africa; lo scopo: dare forma visiva a quella parte di viaggio che di solito non si conosce. Raccontare il deserto, la Libia, in modo autentico e vero, così per farlo «E per farlo, insieme, ci siamo lasciati guidare da chi realmente ha vissuto questa odissea, e ispirare da storie reali».
Matteo Garrone, altre emozioni suscitate dal suo film, “Io Capitano”, designato nella corsa agli Oscar come miglior film internazionale. «Questo è un film che ti ricompensa di tutto – dice il regista – è una gioia, l’accoglienza anche a Venezia è stata molto calda; dirigevo Seydou e Moustapha in una lingua che è il wolof, per me incomprensibile, così andavo ad intuito per capire se stavano recitando bene o no; grazie a questa esperienza sono entrato in una cultura che non era la mia, quella africana: la chiave è stato il fare il film con loro».