Il 2 giugno italiano, costante punto di (ri)partenza
A poco più di 70 anni da quel referendum istituzionale cosa resta di una Repubblica? Non basta certamente una parata militare a rievocare la scelta epocale compiuta dagli italiani che misero la parola fine alla monarchia. «I valori del 1946 – ha detto Sergio Mattarella – ci guidano per garantire un futuro di pace». Già, la pace. Il Capo dello Stato nel suo messaggio ha invitato a «dare alle future generazioni un’Italia in pace, prospera e solidale, in grado di assolvere a un ruolo autorevole e propulsivo all’interno di quella comunità internazionale che abbiamo contribuito a edificare».
L’Italia e la pace. Non semplici parole, ma valori che da quel giorno di giugno hanno allargato il proprio significato. E che deve continuare ad allargarsi riportando al centro alcuni articoli della Costituzione: “È compito della Repubblica – recita l’articolo 3 – rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Le onde populiste, l’allontanamento dalla cosa pubblica, l’avversione verso le istituzioni non possono essere risolte se non restituendo dignità alle donne e agli uomini che sono il vero patrimonio di questo Paese. Mattarella lo ha ricordato che «non potrà esservi vera sicurezza se permarranno focolai di crisi e conflitti» e «non potrà esservi vero benessere se una parte dell’umanità sarà costretta a vivere nella miseria».
E allora, la Repubblica riparta da quella parte di umanità. Perché quel 2 giugno non fu allora e non sarà mai un punto d’arrivo, ma un sistematico punto di ripartenza verso un futuro migliore dove tutti i cittadini possano avere «pari dignità sociale» e siano realmente «eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
Buon 2 giugno a tutti