Il fenomeno del Land Grabbing
Mi hanno sempre preso in giro dicendo che se per sbaglio un giorno dovessi diventare ricco avrei grandi difficoltà a comprendere l’entità della ricchezza tanto è nota la distanza fra me e i numeri.
Figuratevi quale possa essere la mia capacità di decifrare i numeri contenuti nel Primo Rapporto Focvis (Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario di oggi fanno parte 82 Organizzazioni che operano in oltre 80 paesi del mondo) sul fenomeno del Land Grabbing ovvero “accaparramento della terra”.
Qualche tempo fa, rigettando l’idea che le persone possano essere oggetto di classificazioni e contestando il concetto di “migrante economico”, ho scritto sulle cause ambientali che spingono masse di persone a spostarsi dai propri Paesi di origine.
Oggi, seppure li riporto, i numeri di questo studio spostano la mia attenzione su un altro tema che inquina il senso comune con la semplice quanto deplorevole affermazione “perché non se ne stanno a casa loro?”.
Allora, seppure con i numeri ho un cattivo rapporto, qualche volta i conti mi tornano se penso ai danni prodotti da una società che si rivela “respingente” senza assumere alcuna responsabilità sugli effetti.
Per spiegare questo fenomeno attualissimo ai miei figli ho usato una metafora: in casa siamo in sei e se ci mettiamo in fila indiana con la mamma davanti e io per ultimo e inizio a spingere e catena tutti spingono, un passo alla volta ci troveremo tutti in un’altra stanza!
In coda a questa fila indiana oggi nel mondo a spingere ci sono multinazionali e regimi che stanno depredando le ricchezze più grandi nei Paesi più poveri: le terre fertili e l’acqua, in primis.
Non so immaginare quanti siano 88 milioni di ettari di terra, ma sono quelli “accaparrati” dai padroni della terra.
Riporto dal sito della Focsiv una sintesi del rapporto anticipando solo una chicca: l’Italia non è estranea a questo fenomeno col suo bel milione e centomila ettari di terra sparsi in 13 Paesi.
Secondo il Primo Rapporto “I padroni della Terra. Il land grabbing.” di FOCSIV in collaborazione con Coldiretti, presentato a Bari al Villaggio Contadino di Coldiretti, dagli inizi di questo Millennio il fenomeno del Land Grabbing, l’accaparramento di terre fertili, è andato in crescendo a danno delle comunità rurali locali; a perpetrarlo Stati, gruppi e aziende multinazionali, società finanziarie ed immobiliari internazionali che in questi anni hanno acquistato o affittato 88 milioni di ettari di terre in ogni parte del mondo, un’estensione pari a 8 volte la grandezza dell’intero Portogallo o tre volte quella dell’Ecuador.
La maggior parte dei contratti conclusi, trasnazionali e nazionali, riguardano gli investimenti in agricoltura, ripartiti in colture alimentari e produzioni di biocarburanti, a seguire lo sfruttamento delle foreste e la realizzazione delle aree industriali o turistiche.
Tra i primi 10 paesi maggiori investitori oltre agli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’Olanda, vi sono quelli emergenti come la Cina, l’India ed il Brasile, ma lo sono anche paesi petroliferi come gli Emirati Arabi Uniti oppure la Malesia, Singapore ed il Liechtenstein, che spesso si prestano come piattaforme offshore ad operazioni finanziarie per le aziende multinazionali internazionali. Tale situazione è più evidente nel caso delle Bermuda, delle Isole Vergini, delle Mauritius, delle Isole Cayman, che offrono condizioni finanziarie e fiscali estremamente vantaggiose per attrarre i capitali degli operatori internazionali ed è qui che transitano flussi finanziari di Paesi terzi che vengono investiti anche in acquisti e affitti di terre nel mondo. Ad esempio, le Mauritius contano 13 contratti pari a 423 mila ettari di terra concentrati soprattutto in Mozambico e Zimbabwe.
Al contrario, tra i primi 10 paesi oggetto degli investimenti vi sono, soprattutto, i paesi impoveriti dell’Africa, come la Repubblica Democratica del Congo, il Sud Sudan, il Mozambico, la Repubblica del Congo Brazaville e la Liberia, mentre in Asia il paese più coinvolto è la Papua Nuova Guinea, ma non mancano paesi emergenti come il Brasile e l’Indonesia ed in Europa la Federazione Russa e l’Ucraina.
Anche l’Italia ha investito su un milione e 100 mila ettari con 30 contratti in 13 Stati, la maggior parte dei quali sono stati effettuati in alcuni paesi africani ed in Romania; in generale le imprese italiane investono principalmente nell’agroindustria e nel settore energetico, in particolare biocombustibili.