Al Bano, un compleanno di successo

Uno special televisivo su Canale 5. Alcuni suoi grandi amici a cantare duettare: Morandi, Zero, Tozzi, Ricchi e Poveri. E poi Romina, i suoi figli…

 

Al Bano, ottant’anni appena compiuti. Con i festeggiamenti cominciati al Festival di Sanremo dove è stato protagonista di una sfida a colpi di classici della canzone insieme ai suoi amici Gianni Morandi e Massimo Ranieri.

All’Arena di Verona ha registrato lo spettacolo televisivo “4 Volte 20”, un concerto in cui ha raccontato la sua vita e la sua carriera con amici speciali come Morandi, Zero, Tozzi, Ricchi e Poveri, e altri ancora. Ma anche Romina Power e i figli.

Niente male per un ottantenne «cresciuto a pane e valori, spesso più valori che pane», come ha spesso raccontato l’artista partito da Cellino San Marco, paesino del Brindisino, per Milano. Non per Roma, dove, a quei tempi, c’era una importante RCA, ma per Milano, dove le case discografiche fioccavano come se niente fosse: Ricordi, Cgd, Cbs e via così.

Al Bano, ottanta suonati. Ottanta e non sentirli, mettersi ogni volta in discussione, con tonalità alte, originali, come se dovesse ancora mostrare di essere uno dei pochi, se non l’unico artista, ad arrampicarsi su scale vocali che solo Mina può ancora replicare.

La storia di Al Bano Carrisi è lunga e sudata. Al Bano non rientrava fra gli artisti “più amati” dai selezionatori in radio. «I nostri programmatori radiofonici sono stitici – attaccava senza giri di parole – hanno qualcosa contro la canzone italiana, sono una manica di esterofili: quando sento le radio, li ascolto strillare titoli dei quali non conoscono nemmeno il significato».

 

Foto Aurelio Castellaneta

 

SPETTINARE I GIOCHI

Non aveva tutti i torti. Al Bano è stato uno a cui piaceva spettinare i giochi. Non diceva mai cose banali, anzi, spesso si smarcava dal “politicamente corretto”. Intervistare Al Bano, questo lo sanno giornalisti e radiofonici, non è semplice: sai da quale argomento cominci, ma non sai mai dove vai a finire. Ventisei dischi d’oro e otto di platino (quando il Disco d’oro te lo incartavano solo se superavi il milione di copie vendute).

Nella storia umana e artistica del Maestro di Cellino San Marco c’è, per esempio, un ristorante nel quale un giovanotto “salito” dalla provincia brindisina, lavora per pagarsi il soggiorno a Milano. Nelle sue note, più che nelle sue corde, non c’è spazio per un futuro da cameriere. Lui, Al Bano, non “vuole”, “deve” fare il cantante.

Entra nel Clan di Adriano Celentano, nelle serate DEL Molleggiato riscalda il pubblico con la sua voce da spavento. Sbanca, appena ne ha la possibilità. In tv, è il ’66, a “Settevoci”, trasmissione ideata da Pippo Baudo. La sua “Nel sole”, nel ’67, arriva prima a “Canzonissima”, poi entra di prepotenza nella “Hit parade” radiofonica lanciata da Lelio Luttazzi. Il “ragazzo che sorride” si sta spianando la strada. E’ diventato una star. Passa dal piccolo al grande schermo, interpreta “musicarelli” accanto a Romina Power, figlia di Tyrone, l’attore più bello di Hollywood, e Linda Christian. Con Romina sboccia l’amore, i due si sposano con un matrimonio dalle mille e una notte a Cellino.

 

Foto Aurelio Castellaneta

 

SECONDO TEMPO…

E’ il primo tempo della sua vita artistica. Con Romina aveva già scaldato i motori con “Acqua di mare” e “Storia di due innamorati”. Rinverdirà quei successi a due voci con l’aggiunta di successi di vendita straordinari “Ci sarà”, “Nostalgia canaglia”, “Cara terra mia” e “Felicità”. Al Bano e Romina vincono Sanremo, diventano un’industria, registrano in Germania, come le grandi star del rock e del pop europeo.

Nel ’92 circola voce che Michael Jackson nello scrivere “Will You Be There” (“Dangerous” l’album), si sia ispirato a “I cigni di Balaka” (“Libertà” l’album). Gran parte della stampa italiana, che non deve avere in grande simpatia l’artista cellinese, gli si schiera contro. Trova pretestuoso che Al Bano si rivolga al pretore di Roma per denunciare un presunto plagio. Mettendo quelle due canzoni a confronto, la sensazione è che giornalisti celebrati “I Cigni” non li abbiano nemmeno ascoltati.

 

Foto Aurelio Castellaneta

 

QUELLA CANZONE UN PO’ COSI’…

Cosa può essere accaduto? Chissà. Ma viene in mente un’ipotesi, solo un’ipotesi. Al Bano registra in Germania, in studio grandi musicisti. Arrivano da ogni parte del mondo: leggono spartiti, eseguono le musiche, tengono a mente – anche non volendo – quelle note. Non è difficile che qualcuno di questi ascolti e riascolti talmente tante volte quei provini e che, alla fine, metta – sempre non volendo – sulla base dei “Cigni” un testo in inglese che ne ripercorra il senso per sottoporlo successivamente all’entourage di Michael Jackson.

L’ultima volta Al Bano stava parlando con Giancarlo Lucariello, già suo produttore e regista discografico dei successi di Pooh, Riccardo Fogli, Alice, Gianni Togni, Viola Valentino, Tosca e altri ancora. Parlano, parlano, parlano. Chiacchierano e fra una battuta e l’altra, qualcosa di veramente serio. Alle volte intavolano un progetto Magari per fare ancora cose con Maurizio Fabrizio (autore-arrangiatore di Almeno tu nell’universo, I migliori anni della nostra vita…). Vedremo, se è vero che la vita comincia ottant’anni, c’è da aspettarsi ancora altro. Buon compleanno, Al Bano.