
Gommoni alla deriva e viaggio in prima classe
Ieri si è consumata l’ennesima strage nel Mediterraneo, a cinquantacinque chilometri dalla costa libica da dove erano partiti due gommoni con a bordo circa 250 persone. Il bilancio è drammatico: 9 cadaveri recuperati, pochi superstiti, più di cento dichiarati dispersi. Ma è la dinamica del naufragio a far rabbrividire. I gommoni, trainati da una imbarcazione guidata dai trafficanti di uomini, dopo solo due ore di navigazione sono stati abbandonati alla deriva. Prima di fare questo, i trafficanti sotto la minaccia di armi si sono fatti restituire i giubbini salvagente e sottratto i motori ai due gommoni.
La ricostruzione nelle parole di un superstite, un giovane senegalese di 18 anni, Abdoullare Deniae, preso a bordo della Bourbon Argos, la nave di Medici senza frontiere che sta portando a terra 27 uomini e 9 cadaveri: “Dopo due ore – ha raccontato il giovane – si sono fermati, ci hanno minacciati con una pistola e ci hanno costretto a consegnare i giubbotti di salvataggio anche se avevamo pagato per averli. Poi hanno staccato anche il motore dal gommone e ci hanno lasciati andare alla deriva dicendo che presto sarebbero arrivati i soccorsi. In molti hanno cominciato a gridare e a piangere ma loro sono andati via. Pochi minuti dopo il gommone ha cominciato ad imbarcare acqua e la gente si aggrappava dove poteva. In quel momento ho pensato che stavamo per morire, sapevo che eravamo ancora lontani dall’Italia. Sono annegati a decine, noi ci siamo salvati solo per fortuna e quando è arrivata la nave inglese ci ha tirati su”.
Intanto, con discrezione, si è aperta una nuova rotta. E’ quella che dall’Algeria porta alla Sardegna. Il meccanismo è quasi sempre lo stesso: la nave madre lascia i migranti vicino alla costa. Poi proseguono da soli su gommoni. Il nuovo fronte aperto è quello del Sulcis. Gruppi di algerini a bordo di piccole imbarcazioni continuano infatti a sbarcare sulla costa sud-occidentale dell’isola. Dall’inizio dell’anno sono oltre settecento. Piccoli numeri, lontani dai riflettori, che cominciano però a diventare importanti. Sbarchi anomali, viste le condizioni proibitive del mare, molto mosso nel Canale di Sardegna. Gli sbarchi, oltre 700 nel Sulcis dall’inizio dell’anno, avvengono infatti sempre in condizioni meteo ottimali. A dimostrare l’anomalia di questi sbarchi vi è la curiosa vicenda di cinque migranti, tutti in buone condizioni di salute, zainetto in spalla con il cambio di vestiario, denaro, telefono cellulare e cibo. E’ probabile (meglio dire certo) che siano stati portati fino a poche centinaia di metri dalla riva da una grossa imbarcazione e abbiano proseguito poi con un barchino. La polizia, allertata da un pescatore, li ha trovati già al riparo nel chiosco del custode del nuovo porticciolo di Teulada.
Anche il traffico di uomini, al pari delle strutture alberghiere, sembra aver messo le stelle sul grande business dell’immigrazione: i ricchi in prima classe e senza rischi; i disperati, chi scappa dalla guerra e dalla fame stipati su gommoni abbandonati alla deriva e condannati ad una morte quasi certa.