Giuliano Sangiorgi, incoraggia Taranto e gli dedica una pizzica
“Quanno te llai la face”, un brano dell’antica tradizione salentina per il pubblico del Primo Maggio e di “Propaganda Live” (La7). «Vi dedico un vecchio canto, sperando che possano tornare i vecchi tempi», il pensiero della voce dei Negramaro. «Il cielo, il mare, l’aria di Taranto torneranno ad essere puliti tanto da ispirarci nuove canzoni belle come questa…».
«Ciao Taranto, ciao Puglia, ciao casa!». «Ci mancate, mi mancate!». Giuliano Sangiorgi, ospite del Primo Maggio virtuale organizzato dal Comitato cittadino Liberi e pensanti e trasmesso in docufilm in uno special di “Propaganda live” su La7, comincia con una dedica alla nostra e alla sua terra, il Salento, cuore pulsante di una Puglia che in un momento così inatteso sta trovando grande unità (qualora ci fosse stato bisogno di una conferma). Lo fa in compagnia – anche questa virtuale – del sax di Raffaele Casarano.
Alcune uscite “nordiste”, il più delle volte provocatorie ma che appartengono a pochi – non sono sentimenti espressi da una moltitudine – hanno avuto effetto contrario: ranghi pugliesi più serrati, ricompattati fra tarantini, leccesi, brindisini, baresi e foggiani. E dalla Puglia lo scorso 25 Aprile, con vista proprio sul Primo Maggio, è scaturito un “Forza Italia!”, come a dire che non è il caso di dividersi, specie in un momento come questo. Né pensare, anche se a qualcuno fosse balenato nella mente, cosa sarebbe stato del Sud se il Covid-19, avesse mietuto più vittime da queste parti. Qualcuno, con la complicità di conduttori televisivi infelici e contenti, avrebbe invocato, forse, che il momento di fare del nostra Paese un Regno delle due Italie, fosse arrivato. Abbandonate polemiche e ipotesi, torniamo sul pezzo, nel senso di brano e notizia.“MERAVIGLIOSO” QUEL FLASH-MOB
C’è un Giuliano Sangiorgi, che un mese fa, esce sul balcone della sua abitazione romana nella quale è in qualche modo consegnato. Non può muoversi, non può tornare nel suo Salento, allora anche lui fa flash-mob. Imbraccia la sua chitarra e rende omaggio al grande Pino Daniele, riprende l’affascinante “Quanno chiove”, Nel ventre di quella canzone, c’è una frase dalla quale il nostro menestrello tira fuori “tanto l’aria adda cagna’…”. Dai balconi vicini, dalla strada, dove non c’è ancora la sciagura del “distanziamento sociale” (necessaria, ma dolorosa), c’è un pubblico che urla, applaude. Non è finita, va bene Pino Daniele, ma vogliamo forse dimenticare un eterno Domenico Modugno? «Meraviglioso! Meraviglioso!», gli urlano dai balconi e dalla strada. E lui, Sangiorgi, come fosse un breve concerto, «La facciamo, la facciamo…». Meraviglioso. Alla maniera dei Negramaro.
Giuliano in tutta Italia è uno dei beniamini del grosso pubblico, basti pensare ai concerti negli stadi. In Puglia è un’icona, quasi fosse una di quelle vetrinette nelle quali sono custoditi gli idranti con il classico invito “In caso di necessità, rompere il vetro”. E quella necessità, da queste parti, di recente non è mancata. Fra gli appelli lanciati da queste parti, uno dei primi è sempre per Giuliano. E lui, Negramaro doc, non si lascia pregare, non accampa scuse. Non pensa nemmeno lontanamente alla sovraesposizione di immagine (qualche collega, peggio per lui, ricorre a questo ragionamento, pazienza…), sembra piuttosto dire: «Ditemi cosa devo fare e io lo faccio…». Naturalmente, alla maniera di Giuliano Sangiorgi e dei Negramaro. Il flash-mob, va bene. Poi l’invito, «Io resto a casa, fatelo anche voi» (per contenere il più possibile il contagio), infine, e non ultimo della serie, l’1 Maggio. Non c’è il Concertone tarantino, stanno tutti a casa, ma lo spettacolo e il messaggio diventano virtuali.“QUANNO TE LLAI LA FACE”
I tarantini non hanno dimenticato un concerto al Palamazzola. Anzi, due. Uno non basta a ripagare l’affetto di una piazza calda e accogliente, il “sold out” invita al bis il giorno successivo. Giuliano, in mezzo al concerto, in pieno outing cittadino contro l’inquinamento industriale, prima di intonare uno dei cavalli di battaglia dei Negramaro, urla al pubblico: «Taranto, via le mani dagli occhi!». Un boato scuote il palazzetto di via Battisti, a forza di passione i ragazzi si spellano le mani.
Dunque, il Primo Maggio, Giuliano chiama, Raffaele Casarano risponde. Insieme dedicano una tradizionale pizzica: “Quanno te llai la face” (quando ti lavi la faccia…), un testo semplice e affascinante come spesso le cose semplici sanno esserlo: «Ciao Taranto, ciao Puglia, ciao casa…». «Io e Raffaele vi dedichiamo un vecchio canto della nostra tradizione sperando che possano tornare i vecchi tempi». E, ancora, l’auspicio di Sangiorgi. «Il cielo, il mare, l’aria di Taranto torneranno ad essere puliti tanto da ispirarci nuove canzoni belle come questa…».