Diventeranno ciechi, ma i genitori li portano in giro per il mondo
«Non mostrerò loro un elefante in un libro, ma li condurrò a vedere un vero elefante, per colmare la memoria visiva con le immagini più belle che posso trasferire loro», dice mamma Edith. Rilascia una dichiarazione alla CNN, insieme con il marito Sebastien con il quale ha dato fondo ai risparmi. «Porteremo i piccoli in giro per il mondo sperando che nel frattempo la scienza trovi una soluzione». Anche noi incrociamo le dita con loro
«Ho pensato: “Non le mostrerò un elefante in un libro – ha raccontato la donna alla Cnn –, la porterò a vedere un vero elefante, e colmerò la sua memoria visiva con le immagini migliori e più belle che posso”». E’ uno degli attacchi di un articolo pubblicato dal Corriere della sera e scritto da Alessandro Vinci, un collega che mostra, come pochi, come si fa il mestiere di giornalista. Meglio, di cronista, di un giornalista che prende nota, scrive senza esasperare il lettore per portarlo al pianto: lo fa in punta di penna, certamente non come farebbe certa televisione. Sarebbe sciocco, però, dire che siamo rimasti insensibili alla storia di Mia, Colin e Laurent, tre ragazzi affetti da retinite pigmentosa, l’anticamera del buio totale, la cecità. La mamma, Edith, che nel frattempo, ha assorbito la tripla mazzata, si è lasciata andare in una intervista rilasciata alla CNN, una delle tv americane più importanti e più seguite nel mondo. Le fa bene parlarne, ma ogni volta che racconta la sua storia fa bene alla gente, l’umanità che la circonda. Quella che si accapiglia per una sciocchezza, per una fila al supermercato, per non avere avuto la precedenza alla guida di un’auto. Ecco, Edith ci ha fatto un dono: ci ha aperto gli occhi sul mondo. Un mondo fatto di piccole cose quotidiane, come aprire gli occhi e vedere la luce del giorno, il sorriso di un bambino.
E, allora, Vinci racconta di un lungo viaggio intorno al mondo, che mamma Edith e papà Sebastien stanno compiendo per fare assorbire ai loro tre figli sfortunati quanta più bellezza possibile. “Dolci ricordi di famiglia – riporta il Corriere della sera – da accumulare prima che il buio prenda il sopravvento”. Quando ai coniugi canadesi Edith Lemay e Sebastien Pelletier è stato consigliato di riempire di «ricordi visivi», prosegue il racconto struggente, la loro secondogenita Mia, oggi undici anni, hanno ritenuto che ci fosse un solo modo valido per farlo: partire tutti insieme per un’avventura indimenticabile.
«MOSTRERO’ UN ELEFANTE VERO»
Riprendiamo la frase di apertura. «Ho pensato: “Non le mostrerò un elefante in un libro – spiega Edith alla Cnn – ma la porterò a vedere un vero elefante. E colmerò la sua memoria visiva con le immagini migliori e più belle che posso”».
Alla piccola, che ha iniziato a soffrire di problemi agli occhi già all’età di tre anni, era stata infatti appena diagnosticata una retinite pigmentosa, rara condizione genetica che determina la perdita progressiva della vista fino ad arrivare, nei casi più gravi, alla cecità totale. E la stessa sorte è poi toccata tre anni fa a due degli altri tre figli della coppia: Colin (7 anni) e Laurent (5 anni), che avevano iniziato a manifestare gli stessi sintomi. Unico a “salvarsi” il secondogenito Leo (9 anni), risparmiato dalla malattia per una mera questione di fortuna. «Non c’è niente che si possa davvero fare», riprende il Corriere riportando l’intervista franca, ma dolorosa della donna, che ha spiegato come purtroppo non esistano ancora una cura né un trattamento efficace per far fronte alla patologia.
«COME PROGREDIRA’?»
«Non sappiamo quanto velocemente progredirà – ha aggiunto – ma ci aspettiamo che Mia, Colin e Laurent diventino completamente ciechi entro la mezza età». Che coraggio, pronunciare una simile frase che a chiunque, e non solo per chi sia genitore, pesa come un macigno. Insomma, dal responso dello specialista in poi, la decisione di Edith e Sebastien nel dare fondo ai propri risparmi e, senza perdere tempo, di partire per un anno insieme ai quattro figli.
Ma, prima di tutto, la lista di desideri. Mia ha espresso il desiderio di andare a cavallo, mentre il piccolo Laurent voleva tanto bere un succo sul dorso di un cammello. Originariamente previsto per il 2020, il viaggio ha così potuto avere inizio dall’aeroporto di Montreal lo scorso marzo, una volta allentatasi l’emergenza Covid. Prima tappa: la Namibia. Poi è stata la volta di Zambia, Tanzania e Turchia. Attualmente i sei si trovano invece in Mongolia, dopodiché sarà la volta dell’Indonesia.
ZAMBIA, TANZANIA, TURCHIA…
«Ci stiamo concentrando sui paesaggi – ha spiegato sempre alla Cnn papà Sebastien, parole tradotte e riportate da Alessandro Vinci sul Corriere – ma anche sulla fauna e sulla flora. Abbiamo visto animali incredibili in Africa, ma anche in Turchia e altrove. Stiamo cercando di far vedere ai nostri figli cose che non avrebbero mai visto a casa e di far vivere loro esperienze incredibili».
A dimostrare pubblicamente questo giro del mondo, gli scatti condivisi dalla famiglia sugli account Instagram e Facebook «Le monde plein leurs yeux» («Il mondo riempie i loro occhi»). E non mancano neppure preziose lezioni di vita: «Non importa quanto sarà dura la loro esistenza – ha affermato Edith – ma volevo mostrare loro che sono fortunati anche solo ad avere l’acqua in casa e a essere in grado di andare a scuola ogni giorno con bei libri colorati».
Ancora da definire gli ultimi Paesi da visitare prima del rientro a Montreal. Quel che è certo è che ogni momento verrà assaporato con la massima intensità. Il finale della storia, perché un genitore non si piega mai, nemmeno davanti alla scienza, è una frase di speranza alla quale ci uniamo anche noi. Deve essere così. «Speriamo che la scienza trovi una soluzione – ha dichiarato papà Sebastien – non ci resta che incrociare le dita perché questo possa accadere». Così anche noi incrociamo le dita: forza Mia, Colin e Laurent!