Per non dimenticare un grande artista

Gianluca Marcianò, direttore d’orchestra di statura internazionale, ricorda il grande compositore e pianista. Scomparso tre anni fa, amava trasmettere emozioni. Un grande amore per le sette note e per la vita.  «Ha una modernità che già oggi ne fa un evergreen, dava colori alle sue composizioni: massimo rispetto per il pubblico, nostro referente principale»

 

Nel maggio di tre anni fa, a soli quarantotto anni, la sua scomparsa. Fulminato da un male terribile che si era scagliato su un corpo già debole. Lo avevamo visto ospite al Festival di Sanremo. Non stava già bene, ma lui caparbiamente aveva voluto trasmettere a quella vasta platea tutto il suo amore per la musica. E per la vita, che amava con tutto se stesso, preoccupandosi che il messaggio raggiungesse tutti: la vita è una sola, non buttatela via; siate tolleranti, amate le bellezze da cui siete circondati, appropriatevi del conoscere, del sapere, non esiste altro insegnamento superiore allo studio, alla cultura. Per quanto dicesse un ministro che in una battuta fulminò il Paese che ha dato i natali a Dante, Petrarca, Michelangelo, Leonardo: “Con la cultura non si mangia!”. Detto da un politico non ci resta che credere.

Ma torniamo ad Ezio Bosso, un gigante del nostro tempo. E a uno che lo ha conosciuto, tanto da dedicargli attenzione e un progetto: “Ezio Bosso…è musica”. Musicista rigoso, attento, pignolo così da non fare sconti a nessuno, perché la musica è una sola e va eseguita nel modo giusto. Lui è Gianluca Marcianò, direttore d’orchestra e di rassegne e festival, nazionali e internazionali. Bello incontrarlo durante una pausa. Stacca un attimo, sta perfezionando alcuni “colori”, come ama chiamarli lui stesso. Perché Bosso, oltre che pianista e direttore, era un compositore. Uno che quando si accingeva a scrivere sembrava si aiutasse con una tavolozza, piuttosto che con penna e pentagramma.

 

Foto sito web Ezio Bosso

 

BOSSO, ACCENTI, DINAMICHE…

«Il suo tipo di scrittura – attacca Marcianò – solo in apparenza semplice, in realtà richiede un attento lavoro rivolto ai dettagli, agli accenti, alle dinamiche; tocca al direttore fare in modo che i colori espressi nella sua musica arrivino al pubblico attraverso l’orchestra».

Un incontro, un’emozione, cosa può colpire un musicista come lei, grande esperienza internazionale: una frase, un gesto, che l’hanno colpita. «Andai ad ascoltarlo e a salutarlo a Paestum: aveva diretto Beethoven; bene, in quell’occasione ebbi, netta, l’impressione che l’uomo e l’artista Ezio Bosso fossero una cosa sola; nonostante la stanchezza, incontrava gente, parlava, si concedeva: fui colpito dal sorriso e dall’emozione con cui parlava di musica. Credo, anzi, ne sono pienamente convinto: Bosso ha una modernità che già oggi ne fa un evergreen».

Bosso in una rassegna di eventi, anzi, di più. Tanto per cominciare. «E’ il minimo che si possa fare per porre al centro della musica e di una serie di riflessioni, un grande artista e un grande uomo come lui: Bosso rappresenta il punto più alto della nuova generazione di compositori italiani di musica classica; eseguire la sua musica è come compiere, allo stesso modo, un lavoro sociale e culturale; un lavoro di condivisione: la musica, ripeteva Ezio, è quel giardino del quale tenere la porta sempre aperta: dunque, grande rispetto per il pubblico, nostro referente principale».

 

 

PRIMA DI OGNI COSA: IL PUBBLICO

Sembra che il pubblico sia il tema principale che lei, in quanto direttore, si è dato. «L’obiettivo è proprio questo: provare a coinvolgere il più possibile il pubblico; e questo è un lavoro che Bosso fa splendidamente; penso siano pochi i compositori che, come lui, sanno raccontare e far sentire la musica a tutti».

Marcianò, parla di Bosso al presente. «E’ la grandezza di un compositore che invita a parlarne al presente, Bosso è sempre con noi attraverso la sua musica, quella che restituisce al pubblico il piacere dell’ascolto; senza supponenza, arroganza, quel distacco che talvolta si percepisce fra la musica classica, considerata colta, e la gente comune: una barriera che lui aveva abbattuto. Senza giri di parole: la sua musica dovrebbe far parte dei programmi delle orchestre, il suo modo di comporre ed eseguire musica andrebbe insegnato nelle scuole».

 

Foto sito web Ezio Bosso

 

LA MUSICA SULLA PELLE

Su cosa vorrebbe che il pubblico riflettesse? «Vorrei si calasse nell’atmosfera che crea la musica di Bosso, cogliesse le diverse sfumature dei tre movimenti; non è un caso che uno dei più grandi violinisti internazionali, Sergej Krylov, fosse punto di riferimento per Bosso in “EsoConcerto”: era lui il violinista preferito da Ezio, con lui registrò alla “Fenice” di Venezia».

Ha fatto riferimento alla composizione che sta rappresentando in questi giorni: “EsoConcerto”. Proviamo, dunque, a sfregare una ipotetica lampada magica e ad esprimere un desiderio. «Potessi esprimere un desiderio: che il pubblico che seguirà il concerto, per qualche istante chiudesse gli occhi per fare ingresso nel suo mondo, questa sarebbe una prima grande soddisfazione».

Maestro Marcianò, per concludere. Quanto è stato e quanto resterà grande Bosso. «Ha dimostrato la grandezza nella risposta ricevuta dal pubblico: è riuscito ad andare oltre gli aficionados della sola musica classica».