Un documento di ventuno pagine condanna il siderurgico
Non sarebbe rispettata la salute dei cittadini che abitano nelle vicinanze dell’acciaieria. È uno dei luoghi, è scritto, fra i più degradati in Europa. Operazioni di bonifica in grave ritardo.
C’è il rapporto Onu sull’ambiente a proposito di quanto provocato al territorio dallo stabilimento siderurgico di Taranto, oggi Acciaierie d’Italia. L’ex Ilva, riporta il documento, sarebbe tra i luoghi più degradati in Europa occidentale.
Riprende il documento il Corsera, accostando l’area industriale tarantina alle peggiori zone inquinate del mondo a causa di insediamenti industriali.
Il diritto a un ambiente salubre, viene riportato nel rapporto in questione, potrebbe essere garantito solo se si limitasse l’utilizzo di sostanze tossiche che colpiscono le persone più vulnerabili.
Evidentemente ciò non accade a Taranto, dove le operazioni di pulizia e bonifica dovevano iniziare nel 2021 ma sono state rinviate al 2023, con azioni dei diversi governi che permettono all’impianto di funzionare non tenendo conto neanche della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo con la quale l’Italia, nel 2019, è stata condannata per aver violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare di alcuni cittadini».
DIRITTI UMANI IGNORATI
La notizia, scrive il Corriere della sera, viene ripresa da una sintesi del rapporto di ventuno pagine scritto dal relatore speciale delle Nazioni Unite, David R. Boyd, sugli obblighi in materia di diritti umani relativi al godimento di un ambiente sicuro, pulito e sostenibile, d’intesa con il Relatore speciale Marcos Orellana sulle implicazioni per i diritti umani della gestione e lo smaltimento di sostanze e rifiuti pericolosi.
Il rapporto annuale, intitolato “Il diritto a un ambiente pulito, salubre e sostenibile: ambiente non tossico” è stato approvato dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu il 12 gennaio 2022.
Cosa significa. La produzione di acciaio derivante da sessant’anni di funzionamento dell’impianto a ciclo integrale, alimentato ancora oggi a carbone, secondo gli esperti delle Nazioni Unite ha compromesso la salute dei cittadini e violato i diritti umani per decenni, provocando un grave inquinamento atmosferico. I residenti che vivono nelle vicinanze dell’impianto «soffrono – è riportato nella sintesi – di malattie respiratorie, cardiache, cancro, disturbi neurologici e mortalità prematura».
UNA CITTÀ SOFFERENTE
È una conferma autorevole di un’istituzione internazionale di quanto i tarantini vivono e soffrono sulla loro pelle da decine di anni nei quali sono stati statisticamente provati gli aumenti di patologie e decessi collegabili all’inquinamento atmosferico e agli agenti nocivi presenti nell’ambiente.
Il rapporto dell’Onu, riprende il Corsera, sollecita i governi a realizzare interventi che portino a un inquinamento zero per impedire non solo il deterioramento dell’ambiente, ma anche gravi diseguaglianze sociali che portano a zone del mondo in cui diritti, come quello alla salute, sono compromessi proprio a causa del degrado ambientale e della presenza di siti contaminati in comunità svantaggiate.
Lo scorso ottobre, il Consiglio per i diritti umani ha adottato la risoluzione 48/13 nella quale, per la prima volta, si riconosce a livello globale «il diritto umano a vivere in un ambiente pulito, sano e sostenibile».