A sorpresa venerdì il premier in città

«Non ho la soluzione, ma prometto massimo impegno», ha dichiarato. Incontro con operai, manifestanti e autorità. Arcelor-Mittal spaventa, sarebbero cinquemila gli esuberi. Incontro lunedì a Roma. Complicata la strada per la nazionalizzazione. 

DOMENICALE Conte prefettura 2Un blitz inatteso a Taranto. Il premier Giuseppe Conte resterà nella Città dei Due Mari e dei diecimila del siderurgico, fino alla mezzanotte di venerdì in Prefettura, a confrontarsi con autorità del territorio. Con lo stesso prefetto, Antonella Bellomo, che ha appena rilasciato una lunga intervista a “Costruiamo Insieme”, il nostro sito e ai nostri canali web, da youtube alla radio.

Conte è piombato a Taranto nel pomeriggio. Ha agito d’impeto. Fra attendere suggerimenti o proposte di soluzione o tacere, fa di più. Quanto nessun politico di razza, attendista anziché no, avrebbe fatto: andare nella tana del lupo. Incontrare i dipendenti di ex Italsider, Nuova Italsider, Ilva, Arcelor Mittal, da troppo tempo abbandonati al loro destino, sempre più incerto. Specie alla luce delle ultime voci, insistenti, che circolano da giorni: Arcelor-Mittal fa le valigie e dice addio, non ci sarebbero le condizioni per lavorare serenamente. Figurarsi la serenità dei dipendenti dell’ex Ilva sulla cui pelle da anni si gioca una dura battaglia. Crisi, non solo per Taranto, ma per il resto d’Italia, nel resto d’Europa. E’ un effetto-domio. L’acciaio è utile non solo a una comunità, quella tarantina, sulla quale potrebbe abbattersi una bomba sociale da un momento all’altro, ma anche ai Paesi europei che del lavoro del siderurgico tarantino si giovano da sessant’anni. Quell’industria che sbuffa fumo, per pochi soldi produce acciaio e mali indefinibili.

CINQUEMILA ESUBERI!

L’ultima provocazione di Arcelor-Mittal sono i cinquemila esuberi. Di punto in bianco. Così il Governo studia le su contromosse per evitare che migliaia di lavoratori restino senza occupazione. Così si ragiona sul nodo degli esuberi, nel caso l’azienda con i bagagli fuori dalla porta tornasse a sedersi al tavolo. A Roma pensano anche a un Piano B che veda Cassa depositi e prestitiin un ruolo di primo piano, con l’ingresso magari di altre cordate.

Il premier Giuseppe Conte che pur ammettendo l’inesistenza di una uscita strategica, ci mette la faccia. Richiama a sé il dossier e tutti alla responsabilità, spiegando il senso che il suo blitz a Taranto è la presenza dello Stato accanto a Taranto e ai lavoratori tarantini. «Vengo qui senza maschera, ma non ho la soluzione in tasca», ha spiegato a cittadini, lavoratori e contestatori.

VENERDI’ A TARANTO, LUNEDI’ A ROMA

Nella mattinata successiva, ieri cioè, fonti industriali, che hanno partecipato all’incontro di venerdì sera in Prefettura a Taranto proprio col presidente del Consiglio Giuseppe Conte, confermano alle agenzie un secondo incontro, stavolta a Roma, domani (lunedì per chi ci legge) con i Mittal, il Gruppo che controlla l’ex Ilva di Taranto, Genova, Novi Ligure e altri siti italiani. E, intanto, la città attende, con impazienza nuovi risvolti e, finalmente, una soluzione definitiva.

Sarebbero diverse le ipotesi per uscire dalla posizione d’attesa. Compresa quella della nazionalizzazione, una soluzione sulla quale oggi si registra più di una brusca frenata. Innanzitutto, secondo quanto riferito da fonti parlamentari della maggioranza, dal Ministero delle Finanze. Una strada difficilmente percorribile, tanto per questioni di sostenibilità economica, quanto per eventuali paletti che arriverebbero dall’Unione europea.

Dunque, reintrodurre lo scudo penale per Arcelor-Mittal. Su questo tema, intanto, nel Pd ragiona se proporre un emendamento a misura, ma la tesi che sembra prevalere è che una mossa del genere potrebbe non sbloccare comunque la situazione. Per questo motivo si prenderebbe ancora tempo. Si attendono nuove, dunque. Buone nuove, a partire da un incontro, sicuramente interlocutorio, quello in programma domani nella Capitale.