Omicidio di Giulia Tramontano, la sentenza lunedì 25 novembre
La condanna in concomitanza con la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”. «Giulia, ventinove anni, firmò sua condanna a morte quando disse ad Alessandro che era incinta», ha affermato la pm nella sua requisitoria. Trentasette coltellate, undici in punti vitali, le aveva dato fuoco, chiusa nel bagagliaio dell’auto. Voleva far sparire completamente le tracce della vittima e del piccolo che portava in grembo da sette mesi
Alessandro Impagnatiello, trentuno anni, condannato all’ergastolo e all’isolamento diurno per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, ventinove anni, e del piccolo Thiago, il bambino che la donna portava in grembo da sette mesi. Il piccolo non saprà mai cosa fosse venire al mondo. Se ci sentisse, potremmo testimoniargli che il genere umano non è come quell’uomo che lo avrebbe generato, a questo punto non sappiamo con quanto amore, vista la fine che ha riservato a lui e alla mamma, “colpevole” di volerti e vederti crescere, anche contro la volontà di quel papà che non avresti meritato.
Sarebbe stato più naturale che Impagnatiello avesse fatto un passo indietro, rispettando la decisione della donna, assumendosi le sue responsabilità. E, invece, no. Lei e il piccolo che sarebbe arrivato due mesi dopo, costituivano un ostacolo, grave, ai quei progetti che, francamente, non osiamo immaginare dove dovessero condurlo. Il trentunenne, secondo le accuse della pm, Alessia Menegazzo, avrebbe agito con crudeltà, sferrando trentasette coltellate, di cui undici inferte in punti vitali. E, il tutto, con premeditazione.
ALESSANDRO, MANIPOLATORE
L’ex barman avrebbe portato avanti il piano per eliminare Giulia e Thiago, il nascituro che l’omicida mesi prima di portare a compimento il “duplice” omicidio, stava considerando un ostacolo alla sua realizzazione personale. Così l’Agenzia ADN Kronos aveva descritto, con grande puntualità, la vigilia della sentenza poi giunta ore dopo, lunedì 25 novembre, proprio in concomitanza con la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”.
Il processo, che conferma l’ergastolo ad Impagnatiello, iniziato lo scorso gennaio era durato tredici udienze. Federica Zaniboni, giornalista dell’Agenzia Ansa, nella sua cronaca scrive che «ascoltando le parole pronunciate dalla giudice Antonella Bertoja, presidente della Corte d’Assise di Milano, Impagnatiello resta impassibile, in piedi accanto ai suoi avvocati, dando il consenso questa volta ad essere ripreso dalle telecamere, con lo sguardo fisso davanti a sé e accennando uno sguardo duro, mentre viene portato via dagli agenti della Penitenziaria».
E’ stata la stessa pm a ripercorrere quel dolorosissimo percorso da film horror cominciato il 27 maggio dello scorso anno, quando Giulia, ventinove anni, incinta al settimo mese, viene ammazzata nell’appartamento di Senago, alle porte di Milano. La donna viene aggredita, uccisa subito, con violente coltellate assestate ovunque capitasse, sorpresa alle spalle e senza alcuna possibilità di difendersi.
PIANO DIABOLICO E SANGUINOSO
Non finisce così, Impagnatiello prova a completare il suo piano diabolico, cercando di bruciare il corpo della donna nella vasca da bagno. Poi lo trascina lungo le scale per nasconderlo in cantina. Una volta in garage, prova ancora a darle fuoco, pensando che un simile gesto possa far perdere ogni traccia della povera vittima. Nasconde il corpo di Giulia nel bagagliaio dell’auto, poi la abbandona in un anfratto dietro a dei box di viale Monterosa, a settecento metri da casa. I carabinieri hanno subito la percezione di come siano andate le cose. Non conoscono ancora i dettagli dei quali poi verranno a conoscenza, intanto lo sottopongono a un pressante interrogatorio.
Stando agli elementi acquisiti, il delitto avviene poche ore dopo che Impagnatiello ha incontrato l’altra sua donna (episodio che non è in stretta relazione con quanto accaduto). «Giulia ha firmato la sua condanna a morte quando ha comunicato all’imputato che aspettava un bambino, un figlio che Impagnatiello non ha mai voluto tanto che “mente, falsifica un certificato, nega che sia suo figlio anche dopo averlo ucciso”». Non è finita, il pm nella sua requisitoria aggiunge: «(Impagnatiello) stava già avvelenando da tempo Giulia e il suo bambino quando festeggiava con lei il baby shower». Quando il piano di ucciderla con il veleno non si concretizza, l’uomo cambia strategia, pensa di attribuire a Giulia “l’allontanamento volontario”: una sparizione, forse l’idea del suicidio.
DETTAGLI RACCAPRICCIANTI
La vicenda delittuosa potrebbe andare avanti con dettagli sconcertanti. Nella mente dell’omicida balena di tutto, purtroppo l’omicida non riesce a fermarsi prima di compiere l’assalto sconcertante, fatale che costa la vita alla povera Giulia.
«Non si tratta di vendetta, è prima di tutto giustizia», ha dichiarato la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Eugenia Maria Roccella, sull’ergastolo inflitto ad Alessandro Impagnatiello per l’omicidio di Giulia Tramontano. «La lotta – ha proseguito – si articola sulle 3 P: proteggere, prevenire e perseguire; perché è importante che questi delitti non vengano sottovalutati ma considerati in tutta la loro gravità; non dare sufficiente centralità al reato vuol dire non dare centralità alla battaglia contro la violenza; anche quest’ultimo passaggio è necessario: oggi c’è stato l’ergastolo per l’assassino di Giulia Tramontano che è un caso di orrore; ogni femminicidio porta con sé una scia terribile di dolore».