Emmanuel, l’arte e i talenti a caccia di futuro

Ho incontrato martedì scorso, presso il CAS di Modugno nel quale è ospite, Emmanuel Sanriemu, un ragazzo nigeriano di 26 anni giunto in Italia a novembre 2016 e ospite del CAS da 7 mesi.
Il racconto del viaggio di Emmanuel non è diverso dai tanti altri che ho ascoltato: dalla Nigeria alla Libia, attraversando il Niger, in autobus senza incontrare grandi problemi. Poi, il solito gommone sul quale erano stipate circa 160 persone abbandonato al largo delle acque libiche.
Emmanuel è stato recuperato e salvato da una delle navi delle ONG che operano nella zona.
Il costo del viaggio riesce a quantificarlo solo in Naira, la moneta nigeriana: 90.000 naire che nel suo Paese rappresentano una somma importante ma che convertita in euro è pari a 247,87.
“Da piccolo sono andato a scuola solo due anni perché in Nigeria la scuola si paga e la mia famiglia non aveva soldi. Poi, dopo la morte di mia madre, mio padre si è sposato con un’altra donna e mi hanno messo fuori di casa”.
Dall’età di 11 anni Emmanuel ha vissuto per strada alternandosi in piccoli lavori occasionali. In questo contesto ha conosciuto un produttore musicale che ha voluto aiutarlo e che gli ha fatto conoscere il mondo della musica.
Messi da parte un po’ di soldi, Emmanuel avvia una sua casa di produzione musicale concentrandosi sul genere hip hop. Nel frattempo riprende gli studi per due anni, ma le cose non vanno bene nonostante nel frattempo facesse anche il muratore ed il portabagagli in maniera saltuaria.
Nel contempo la Nigeria attraversa una grave e profonda crisi politica che si aggiunge alla storica crisi economica aumentando a dismisura i livelli di povertà della popolazione: “Stanno dividendo il Paese, ci sono fazioni in lotta e la situazione si fa sempre più pericolosa. Se non trovano una soluzione, un accordo, scoppierà la guerra civile”.
Ad un certo punto, Emmanuel matura l’idea che l’unica soluzione possibile sia quella di lasciare il suo Paese. Ha già visto tante persone farlo e pensa di dover cercare altrove un futuro migliore: “Ho venduto tutta la strumentazione per l’attività di produzione musicale, ho messo insieme i soldi per il viaggio e sono partito con la speranza di raggiungere l’Italia”.
Come abbiamo già detto, arriva in Italia nel novembre 2016 e da allora è in attesa di essere ascoltato in Commissione per l’ottenimento almeno del permesso provvisorio.
A questo punto gli chiedo se, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, avesse qualcosa da chiedere al Governo Italiano: “Abbiamo bisogno di aiuto. Nella struttura che ci ospita non ci manca niente e gli operatori sono straordinari. Ma viviamo in uno stato di sofferenza, di mortificazione perché non possiamo neanche cercare un lavoro. Fra noi ci sono tanti talenti e professionalità che non possono fare altro che dormire e mangiare tutto il giorno e il tempo sembra non passare mai. Chiedo al Governo Italiano di garantire tempi più brevi per ottenere i documenti. Vogliamo sentirci utili e liberi, cerchiamo una nostra autonomia, vogliamo costruirci un futuro”. Emmanuel vorrebbe continuare a svolgere in Italia la sua attività di produttore musicale anche per portare, fuori dalla Nigeria, le esperienze artistiche che stanno crescendo nel suo Paese ma che non hanno alcuna possibilità per farsi conoscere.
Colgo l’occasione per un’ultima domanda sul tema dello ius soli: “Se davvero facessero questa Legge e io avessi un figlio in Italia non esiterei un attimo a chiedere per lui la cittadinanza italiana per garantirgli tutto quello che a me è stato negato”.
Prima di salutarci vuole farmi vedere un video che ha prodotto in Nigeria prima di partire. Vedere Emmanuel in una veste diversa da quella di rifugiato mi fa ripensare alle sue parole: ci sono tanti talenti tenuti a dormire!