Mia Martini raccontata da Mimmo Cavallo
«Ma era l’unico modo per fare questo lavoro, ogni volta trovare la forza di fare i bagagli e ripartire: lei si era stancata e non lo avevo capito». Il cantautore lizzanese all’indomani del successo della fiction “Io sono Mia”. «Io e Gragnaniello non menzionati, ma l’importante era ricordare un’artista immensa. A Taranto, Mimì, era venuta per fare le prove, poi il tour interrotto…»
Mimmo Cavallo, un amico di “Costruiamo Insieme”. Non abbiamo dimenticato il suo “regalo”, la versione di “Siamo meridionali” ricantata con i ragazzi ospiti del nostro Centro di accoglienza (clip sempre disponibile sul nostro sito). In occasione del grande successo in fatto di ascolti in Rai dello sceneggiato “Io sono Mia”, abbiamo voluto incontrarlo di nuovo. Per raccontarci di Mia Martini, artista a cui è stato legato in modo viscerale. Lei, di Bagnara Calabra, lui di Lizzano. Il loro emigrare per cercare un posto al sole nel mondo della canzone, li aveva fatti legare subito. Lei aveva prestato la sua splendida voce in “Ninetta” (“Siamo merdionali”, 1980) e “Tutto quello che farai” (“Stancami stancami musica”, 1982). Nel tempo lui le aveva scritto diverse canzoni, le ultime, per esempio. Con lei aveva preparato l’ultimo tour (le prove a Taranto). Con lei aveva già tenuto quattro concerti. Il quinto lo avrebbero dovuto fare di domenica, in provincia di Salerno. Quando venerdì 12 maggio 1995, “Mimì”, come la chiamavano gli amici, fu ritrovata morta nella sua nuova casa a Cardano del campo, in provincia di Varese.
«L’ultimo tour di Mimì era nato a Taranto, facevamo le prove qui; aveva voluto staccarsi dalla solita consuetudine e ripartire, voleva conoscere il mio vissuto, mia madre, l’intero contesto nel quale ero cresciuto, capire di più su di me, nonostante ci fossimo raccontati tante volte». Mimmo Cavallo, lizzanese, cantautore dalle mille risorse e dalle mille canzoni, scritte per sé e prestate a numerosi colleghi, racconta così la “sua” Mia Martini. Cominciamo dalla fine. «Appresi la notizia dalla tv, sulle prime pensavo stessero parlando dei nostri concerti, quando quasi contemporaneamente mi arrivò una telefonata: “Mimì non c’è più!”». Cavallo, non solo “Siamo meridionali” e “Uh, mammà”, suoi cavalli di battaglia, ha scritto per Morandi, Mannoia, Berté, Vanoni, Giorgia, Al Bano, Zucchero. E’ stato l’unico ad aver firmato un brano con Enzo Biagi (“Ma che storia è questa”). Mia Martini, si diceva, aveva cantato nei suoi primi dischi. Mimmo aveva ricambiato le sue attenzioni scrivendole, fra le altre, “Luna sciamanna”, provinata e finita in qualche cassetto di qualche studio di registrazione.MIA MARTINI, LE PROVE MUSICALI A TARANTO
La tv ha celebrato la grandezza dell’artista di origini calabresi prematuramente scomparsa a quarantasette anni. “Io sono Mia”, la fiction diretta da Riccardo Donna e interpretata da Serena Rossi. «Ironia della sorte – racconta Mimmo – un produttore tarantino me l’aveva presentata: una voce bella, avrei dovuto scriverle delle canzoni; poi la sua vocazione artistica prese la strada del cinema, così non se ne fece più niente…».
Anche il gruppo musicale che accompagnò Mimì in quell’ultimo tour era composto da buona parte di musicisti tarantini, altri arrivavano dal resto della Puglia: Egidio Maggio (chitarra), Walter Di Stefano (basso), Marcello Ingrosso (tastiere), Joseph Culic (batteria), Gino Sannoner (sax) e Mario Rosini (pianoforte). Mimmo, chitarra e voce, sul palco duettava con Mimì. Quattro i concerti già tenuti in giro per l’Italia. Il quinto doveva tenersi domenica 14 maggio a Rutino, vicino Salerno.
Quel tragico venerdì. «Mimì deve essersi sentita daccapo sola – ricorda Cavallo – quell’ultimo trasloco fatto per stare più vicina al papà, insegnante di latino e greco, la stava segnando: traslocare, impacchettare la propria vita e cominciare daccapo altrove, non è mai semplice; io stesso, quando trasferisco armi e bagagli ho forte una sensazione di malinconia: deve essere stato questo il sentimento che ha assalito Mimì in quei giorni».
Mimmo Cavallo, un rammarico. «Se io e Nando Sepe, suo produttore dell’epoca, avessimo avvertito questi suoi segnali, forse, e dico forse, avremmo evitato che lei si sentisse nuovamente sola: le avremmo fatto compagnia, l’avremmo fatta sorridere, parlare di progetti e mille altre cose ancora; è il dubbio che mi accompagnerà per il resto della mia vita; gli artisti, ripeto spesso, mi danno la sensazione di essere soli in espansione: hanno bisogno di relazionarsi con altri artisti con tipologie in qualche modo complementari a se stessi; lei non aveva assorbito del tutto la separazione da Ivano Fossati, me ne accorsi quando le rilessi un suo testo: andò in escandescenze; credo che solo una persona che ha amato un altro profondamente, può avere dentro di sé ancora tanta rabbia».MIMMO E MIMI’, RAPPORTO VISCERALE
Mimmo e Mimì, un rapporto straordinario. «A seguito di questa costante ricerca delle sue radici, lei volle venire a Taranto; noi del Sud – diceva Mimì – abbiamo una marcia in più: la passione; voleva conoscere mia madre, capire chi fossi, da dove venissi; io ci scherzavo sopra, quando l’abbracciavo mi rispondeva, divertita, con sguardi e parole, in romanesco: “Oh, stai bono, nun t’allarga’!”».
Il film tv racconta una parte della vita di Mia Martini. «La vita mi ha insegnato a dire che è tutto bello e anche questa fiction ha un suo merito: aver riportato al centro della nostra vita un’artista straordinaria, unica nel suo genere; il film ha un tratto “commerciale” in quanto indirizzato al grosso pubblico; parla degli inizi di Mimì, del suo successo, perfino di quella stupida, maledetta nomea che qualcuno le aveva affibbiato: lo spettacolo, quello leggero, spesso si nutre di certe idiozie; una cantante, molto in voga, un giorno aveva pensato di far circolare una cattiveria: “…quella lì porta iella!”. Ma la fiction televisiva non ha raccontato del rapporto viscerale che aveva avuto con me ed Enzo Gragnaniello, per esempio, con cui era in perfetta sintonia: in una storia televisiva non puoi metterci tutti i personaggi e gli interpreti della tua vita, la narrazione tiene conto di certe dinamiche, pertanto rispetto la volontà degli autori».
Quella sciocca idiozia fatta circolare su Mimì, torna. «Sappiamo tutti, nell’ambiente, chi ha fatto circolare simili cattiverie; mi hanno stupito, però, intellettuali, insospettabili: cavalcavano questa maldicenza quasi fosse una moda, senza pensare minimamente che una simile voce, giorno dopo giorno, stava demolendo una vita. Ho perfino assistito a recenti riappacificazioni a favore di telecamera: cantanti che se ne erano dette tante a proposito di attacchi violenti e strenue difese su Mimì, che invece si abbracciano e sorridono per i fotografi. Meglio lasciar perdere, penso che alla fine anche Mimì avrebbe voluto lasciar perdere tutto questo…».