Mansur, nigeriano, il lavoro nero e il permesso di sei mesi
«C’è confusione sulla proposta di legge del ministro per regolarizzare noi migranti. Alcuni politici e pochi giornali sembra lo facciano apposta». «Facciamo fare a politica e stampa il loro mestiere, concentriamoci sulla posizione di chi è irregolare ma vuole uscire allo scoperto…», corregge Samuel, suo connazionale. Sicurezza sanitaria, mascherine, guanti e distanziamento sociale.
«E’ un vero casino…». Mansur, nigeriano come Samuel, sentito appena la scorsa settimana, non fa giri di parole. Sorride, pensa alla gaffe, si corregge, ma c’è poco da correggere, sapesse quante volte gli italiani fanno ricorso a questa espressione. «Non dite così, voi tarantini – dice – quando una qualsiasi cosa si complica così tanto da capirci niente o quasi?». Come dare torto a Mansour, che vede nella regolarizzazione dei migranti, e non solo, una boccata d’ossigeno. «E’ quello che ci vorrebbe in un momento di confusione – riprende – c’è di mezzo il virus, che ha mandato in tilt mezzo Paese e poi il governo, con il ministro che vuole sanare – si dice così? – la posizione di quanti lavorano nei campi, italiani compresi, poi i braccianti dell’Est, proseguendo con le badanti, fra queste anche donne africane che assistono donne anziane e disabili».
E’ informato, Mansur. «Con i primi sei mesi potremmo fare il raccolto nei campi, poi se le cose dovessero andare bene, magari il rinnovo di altri sei mesi». E’ questa, in sintesi, la proposta del ministro alle Politiche agricole e alimentari, Teresa Bellanova. «Braccianti irregolari – aveva dichiarato nei giorni scorsi il ministro – lavorano nei nostri campi, donne prestano attività da badanti e vengono pagate in nero». Poi la richiesta esplicita della “ministra”: «Chiedo che questi vengano regolarizzati subito con permessi di soggiorno temporanei di sei mesi, rinnovabili per altri sei mesi».
«FACCIAMO IN FRETTA»
«Credo non ci sia molto tempo da perdere – riprende Mansur – da notizie di amici e connazionali, ci sarebbero anche braccianti più o meno nelle mie stesse condizioni che non esce allo scoperto ed è in una situazione da delirio: letteralmente reclusi». Non uno, ma due i problemi. Samuel dimostra di esserne perfettamente a conoscenza. «Quello lavorativo e quello sanitario – dice il giovane nigeriano – noi in attesa di conoscere il nostro futuro, che ci auguriamo sia il più benevolo possibile, facciamo quello che dice il Decreto: se “andate” su Internet vedete quanti fratelli neri seguono con la massima attenzione le norme di sicurezza; ognuno di noi ha acquistato a buon mercato, poche decine di centesimi un po’ di mascherine, altri che non hanno grandi possibilità se ne sono fatti una scorta su misura: se non ci aiuta qualcuno, proviamo a industriarci…si dice così?». Samuel è attento al suo italiano. “Voglio impararlo di corsa, ho fatto grandi progressi: non giro più con il cellulare in una mano con il dizionario a vista per capire le parole che mi dicevano e quelle da pronunciare per farmi capire: non dico che tutto fila liscio, ma credo di essere a buon punto, non ci sono malintesi o lunghe spiegazioni, una volta anche a gesti…va tutto bene, anzi speriamo bene». Industriarci, è perfetto. «Quello che guadagniamo saltuariamente ce lo mettiamo da parte – riprende il discorso Samuel – nel caso si presentassero periodi in cui non ci è possibile lavorare: le mascherine, i guanti, ci sono stati donati; qualcuno li ha comprati in farmacia, a prezzi bassi: avevo sentito parlare di costi alti, a me non è successo, guanti e mascherina li ho pagati a cinquanta centesimi…».
«RACCOLTI E SICUREZZA SANITARIA»
Mansur e il problema sanitario. «Siamo nel periodo in cui è necessario andare nei campi e raccogliere frutta e ortaggi – dice – ma oltre alla regolarizzazione, chi è nelle mie stesse condizioni, deve avere rispetto delle norme di sicurezza: quando e se ci chiameranno, sicuramente nei campi dovremo fare attenzione a quello che si chiama…si chiama…». Distanziamento sociale? «Ecco, alla distanza di massima prudenza: che io sappia non ci sono stati casi fra neri, qui in Puglia; ci fossero stati – ma non vorrei che la prendeste come un’offesa – di sicuro sarebbero andati a finire sulle prime pagine dei giornali, perché noi facciamo notizia…». Riprende il buonumore, il giovane nigeriano. «Avevo letto in questi giorni che erano seicentomila gli irregolari, un numero esagerato: non credo siano così tanti, forse centomila, duecentomila, ma non solo africani: è bene parlare di irregolari, in attesa di disposizioni da parte del governo e non clandestini, altrimenti non se ne esce più, su questa cosa infatti c’è molta confusione, a volte messa in piedi ad arte, perché qualche politico e qualche giornale ne parlano e scrivono in modo non sempre corretto…». Samuel getta acqua sul fuoco, anche se non è il caso, Mansur ha detto quanto risulta dalle continue rassegne stampa. I soliti noti ad alimentare una macchina informativa non sempre limpida. «Non è il caso di fare polemiche – corregge, comunque, Samuel – lasciamo che i politici e i giornalisti facciano il loro mestiere, concentriamoci solo sulla battaglia del ministro che vuole regolarizzarci e il governo che sembra orientato a dare sostegno alla proposta di legge: per confrontarci su altre cose, sui temi che ci stanno a cuore, c’è tempo. Almeno, speriamo ci sia tempo…».
Per concludere, l’emersione dal lavoro nero e la regolarizzazione dei migranti riguarda braccianti, colf e badanti, cittadini italiani e stranieri con un rapporto di lavoro irregolare e cittadini stranieri con permesso di soggiorno scaduto, I numeri cui alludeva Mansur sono inferiori rispetto ai seicentomila inizialmente previsti. Al momento pare siano circa 260mila secondo le prime stime: 200mila la platea che potrebbe emergere dal lavoro nero; 60mila quelli che avevano già lavorato in passato con regolare permesso.