Yuri, ventitré anni, chef a pochi soldi
«Fino a giugno scorso ho faticato anche ottanta ore a settimana, oggi finalmente ho un altro contratto. Al mio ex datore di lavoro non è andata giù che mi “licenziassi”: mi ha dato del “traditore”, come se lo avessi ferito. Sogno un ristorante tutto mio, ma adesso sotto con antipasti, primi e secondi piatti»
Ha ventitré anni, ora un contratto decoroso, ma prima di arrivare a tirare un sospiro di sollievo, ha dovuto soffrire. E tanto, perfino a duecento euro al mese, cifra alla quale non vogliamo nemmeno pensare, considerando che alcuni nostri ventenni vantano sui social serate sfrenate a duecento, trecento euro. Fra le sofferenze, oltre ad incassare una mensilità che non sta in cielo, né in terra, ha dovuto sentirsi dare del «traditore». Pensateci bene, il titolare o chi per lui, che lo ha liquidato con l’ultimo “stipendio”, mentre gli consegna quel pugno di euro a fare pure il risentito. Ci vuole coraggio. Certo, mai quanto quello di Yuri.
Ventitré anni, scrive Fanpage.it in una notizia scovata da Gabriella Mazzeo, Yuri sarebbe «uno dei giovani che non vogliono lavorare» secondo imprenditori accorsati che non perdono occasione di dare addosso ai ragazzi, dicendo loro che non sanno sacrificarsi.
Al netto dei suoi annetti, chef in un ristorante di lusso, in Veneto, Yuri pare che qualche sacrificio lo abbia fatto. Sui social ha raccontato la sua pessima esperienza nelle cucine di un locale rinomato nel quale si pagano “coperti” e conti salati .
«MI SONO FATTO FORZA…»
«Per i primi quattro mesi – ha spiegato Yuri su un social – ho deciso di accettare un contratto ridicolo: 16 ore part-time, nonostante il mio monte ore settimanale si aggirasse intorno alle 80». Imbarazzante.
«Ho stretto i denti, mi sono fatto prendere dalla novità: il posto mi piaceva e, alla fine, ho acconsentito anche alle condizioni del titolare». Condizioni che, evidentemente, non sono migliorate in seguito. Da gennaio a giugno di quest’anno, a Yuri il titolare riconosce 100, 200 euro al mese. Da non crederci. E invece.
«Una situazione inaccettabile – scrive Fanpage.it – nel frattempo la stessa passione che mi ha accecato per sei mesi senza una busta paga, mi ha portato a cercare lavoro altrove. Provate a immaginare la faccia del titolare quando gli ho detto che me ne sarei andato via: mi ha risposto che “si sentiva tradito, preso per i fondelli e che i giovani sono inaffidabili”».
SI CHIUDE UNA PORTA…
Si chiude una porta, si apre – per fortuna – un portone. «Finalmente ho un contratto che viene rispettato – spiega Yuri – e uno stipendio decoroso, ma non posso dimenticare la brutta esperienza appena conclusa».
Secondo quanto raccontato dal giovane, il titolare del locale aveva promesso un’assunzione a tempo pieno dopo i primi mesi di prova. «Ha detto che avrebbe pagato interamente il mio lavoro: io ero lo chef, mi affidava l’intera cucina, ma avevo l’impressione che si approfittasse di me. A giugno, invece di stabilizzare la mia posizione, mi ha proposto un contratto “a chiamata”: a quel punto ho deciso che era finita».
Yuri, che adesso ha un lavoro decoroso e uno stipendio dignitoso, sogna di aprire un ristorante dove insegnare l’arte della cucina. Forza Yuri!