Taranto, esplode un enorme falò, sette feriti

Inequivocabili le immagini circolate sui social. Sulle prime, causa la forte deflagrazione, si è pensato ad una tragedia. Una piramide di legna, un combustibile, una guasconata, un intero quartiere finisce nel dramma. I primi indagati. Dirette su Rai, Mediaset e La7

 

Si dice che alla follia umana non ci sia limite. Vero. Del resto, le guerre, il razzismo, violenza e mancanza di rispetto, la corsa alla ricchezza ad ogni costo, non sono forse solo alcuni gravi indizi che dicono quanto l’Uomo, in teoria essere pensante, ne abbia combinate a danno di se stesso?

Senza scomodare i grandi sistemi, veniamo al fatto. Come vogliamo chiamarla quella pazzia da periferia – detto che nei centri cittadini non siano da meno… – accaduta a Taranto domenica scorsa, se non follia pura. Poteva scapparci la strage in un solo istante. Volendo essere paradossali, deve essere stato proprio San Giuseppe cui quei cittadini tarantini avevano rivolto la loro attenzione con un enorme falò ad evitare una tragedia.

Per quei pochi che si fossero persi la notizia apparsa sui giornali, oppure in uno dei tanti collegamenti sulle reti Rai, Mediaset e La7, la storia è tanto semplice quanto idiota. Quattro imbecilli decidono di sfidare le ordinanze del Comune di Taranto, che nei giorni precedenti con la vicenda del corriere strattonato e “schienato” non aveva offerto il suo profilo migliore. I quattro, in senso metaforico – che siano di più o di meno, il virus dell’imbecillità ci mette poco a contagiare e fare proseliti – decidono che i falò di San Giuseppe si devono fare. Nonostante un comunicato dell’Assessorato alla Polizia locale di Taranto inviti alla prudenza e informi che sono già state sequestrate e smaltite cinque tonnellate di materiale infiammabile. Proprio per evitare che uno di questi falò – come poi accaduto – sfuggisse al controllo degli ingegneri della follia. Ce li immaginiamo mentre accatastano legna presa ovunque, raccattata agli angoli delle strade, accanto ai cassonetti per realizzare il più alto dei monumenti all’imbecillità umana.

 

 

INCURANTI DEL PERICOLO

Non si curano dell’effetto che possa avere, dalla loro parte hanno l’ignoranza che è la ruota di scorta di qualsiasi cretinaggine: “…Nessuno poteva immaginare quanto accaduto!”; “…Ma vi pare che se avessimo saputo, lo avremmo fatto?”. Le risposte, i furbastri del quartierino di periferia, le conoscono tutte: “Siamo ingenui, dunque innocenti!”. Certo, fosse accaduto a un loro figliolo o figliola, oppure a un congiunto, apriti cielo.

Non allarghiamo troppo il campo, perdiamo di vista la notizia all’interno della rubrica “I giorni”, i fatti di cronaca locali, nazionali, internazionali che destano clamore.

Secondo qualcuno, a caldo – è il caso di dire – poteva esserci stata anche una bombola a gas nella catasta di legna data alle fiamme per il falò di San Giuseppe in via Deledda a Taranto, nel rione Tamburi. Questa era stata una delle prime ipotesi degli inquirenti, poi abbandonata, per comprendere cosa avesse provocato l’esplosione della montagna di legna con il ferimento di sei, forse sette persone, tra queste tre minorenni. Pare che altri, feriti marginalmente, non abbiano voluto fare ricorso alle cure del Pronto soccorso per evitare di fornire generalità ed essere successivamente interrogati da chi sta ancora svolgendo le indagini.

Lunedì scorso lo riportava il Nuovo Quotidiano di Puglia. La Polizia aveva subito denunciato tre persone (fra queste un minore) ritenute presunte responsabili del reato di incendio doloso a seguito dell’esplosione del falò non autorizzato. Una cosa è certa, le urla e il pianto a dirotto di una ragazzina che chiede aiuto dopo l’esplosione del falò, sono strazianti. Quello scoppio investe chiunque sia in un raggio di decine di metri.

 

INCHIESTA DELLA “MOBILE”

Gli agenti della Squadra Mobile, dopo un attento esame delle immagini del momento dell’esplosione postate sui social, hanno raccolto elementi utili alla ricostruzione dei fatti riferiti alla Procura della Repubblica di Taranto e a quella dei Minori. Un uomo avrebbe versato sulla catasta di legna liquido infiammabile, aiutandosi con una scala allo scopo di assicurarsi un grande effetto. Che poi, come abbiamo visto, è purtroppo avvenuto.

Dopo poco un giovane, con in mano un bastone alla cui estremità aveva fissato una stoppa accesa, si avvicina alla piramide di legna e provoca una forte deflagrazione, seguita da tanto fumo e dal volo di schegge di materiale infiammato che finisce su molti degli spettatori, molti dei quali incautamente avvicinatisi al falò per assistere meglio allo “spettacolo”. Numerose, intanto, le auto danneggiate ed i vetri degli immobili vicini infranti.

Tra i feriti, si diceva, anche una bambina che se l’è cavata con alcuni punti di sutura. Pare si siano registrati momenti di tensione per la presenza di parenti dei feriti nei punti di accesso al pronto soccorso dell’ospedale. Per calmare i più facinorosi è stato richiesto l’intervento di pattuglie di polizia e carabinieri.

Questo è quanto. E non ci pare poco. Una domenica che stava per trasformarsi in bestiale a causa di quei pochi ai quali si sono accodati, non si sa nemmeno per quale spirito di partecipazione, centinaia di residenti. Flaiano diceva che la mamma dei cretini è sempre incinta. Vero. Quelli sfornati dalla Tizia cui faceva riferimento il grande scrittore, sono dei veri campioni.