Disperazione

Mia sorella si è ritrovata in un limbo, non risultava nè occupata nè disoccupata. Era stata licenziata da un giorno all’altro perchè in questo mondo del lavoro che non funziona più la sua azienda ha appaltato il servizio e non ha chiesto di assumere i vecchi dipendenti. Così lei si è trovata senza lavoro, senza Tfr e senza indennità di disoccupazione. Con un affitto da pagare e un compagno disoccupato. Questa mattina ha pubblicato quel post su Facebook in cui diceva che li avrebbe fatti neri. Ma non pensavo certo che avesse in mente questo. È un mondo senza solidarietà. Vorrei ringraziare però quel ragazzo musulmano che mentre gli altri si allontanavano ha preso l’estintore e ha cercato di salvarla“.

In un ufficio INPS, uno dei tanti, nella provincia di Torino una donna di quarantasei anni in preda alla disperazione, dopo essersi cosparsa il corpo di alcool si è data fuoco mentre gridava alla gente in coda ed agli impiegati di essere esasperata, di non farcela più.

Fatto grave quanto frequente che si ripete negli uffici pubblici su tutto il territorio italiano: quando la disperazione si materializza portando alle conseguenze più estreme vengono fuori tutti i difetti di un sistema che non funziona, che trasforma le persone in numeri, che disumanizza il rapporto con il cittadino fino alla mortificazione ovvero a maturare l’idea di morte quando si è ancora in vita.

Ma, nella tragicità del fatto, sorprendono le parole del fratello della donna che, ai giornalisti, ha voluto sottolineare che “quel ragazzo musulmano che mentre gli altri si allontanavano ha preso l’estintore e ha cercato di salvarla”.

Un ragazzo musulmano mentre gli altri si allontanavano?

Ma i musulmani non sono quelli brutti e cattivi da rispedire a casa loro perché rappresentano un pericolo pubblico? Non sono quelli che Trump non vuole più negli Stati Uniti d’America o quelli sui quali Macron vuole fare un distinguo?

A me viene spontanea una riflessione: quel ragazzo, di qualsiasi religione sia, ha sentito il brivido di una vita che stava per andare via ed è intervenuto dentro una scena deplorevole (mentre gli altri si allontanavano!) e forse, la necessità di aver voluto specificare che era mussulmano e straniero sta dentro il fatto che gli altri presenti erano brave persone italiane.

L’episodio, che certo non farà la storia, non può non metterci di fronte a un dato oggettivo che è quello della disperazione, diffusa e globalizzata, dentro e fuori casa nostra, che non dovrebbe consentire a nessuno di giocare con le parole costruendo artificiose giustificazioni alle ipotesi di respingimento dei migranti.

Dire che in Costa d’Avorio, in Nigeria o in Senegal il PIL cresce omettendo di dire che più del 90% della ricchezza di quei Paesi è nelle mani del 2% della popolazione è disonesto, politicamente scorretto, intellettualmente criminale.

Lottare contro la fame non è diverso da sfuggire e subire le conseguenze di una guerra. Andare in cerca di un futuro che dia un senso alla vita è legittimo per qualsiasi persona in ogni parte del mondo.

Impedire che questo sia possibile equivale alla negazione del valore della vita.