Achille Costacurta racconta come ha sconfitto la dipendenza da smartphone

«Passavo le mie giornate a letto, con il telefonino in mano. Navigavo sui profili degli altri per vedere che facevano. Poi mi ha aiutato papà “Billy” e mamma Martina, mi hanno ascoltato e seguito, così poco per volta ho mollato e sono guarito». «Sogno di fare il modello, entrare nella moda ed esportare le piadine negli Stati Uniti…»

 

Due genitori famosi, papà calciatore, mamma fotomodella e presentatrice di grido. Lui, Achille, giovanissimo, intelligente, scaltro, cresce all’ombra di due personalità di carattere. Attenzione, mai autoritarie, anzi, genitori attenti, veri educatori. Una sera, in tv, lui, Alessandro Costacurta – Billy per quanti masticano di pallone – spiega perfino uno dei suoi inviti rivolti in casa: non sprecate l’acqua, non lasciate mai i rubinetti inutilmente aperti; pensate a quelle popolazioni che non hanno un filo di acqua e, se lo hanno, non è mai al rubinetto di casa, ma a chilometri da casa.

Gente di sani princìpi. Così, Achille reagisce, trova rifugio sui social. Un cognome in qualche modo ingombrante, di sicuro con un seguito garantito di follower, Costacurta jr. crea un suo profilo e comincia a vivere fra messaggi, post, botte e risposte. Non ha più tempo per se stesso, diventa schiavo come lui stesso racconterà di quegli strumenti dai quali, vivaddio, saprà allontanarsi definitivamente. Ma che faticaccia, quanto carattere ha dimostrato per smarcarsi dalla dipendenza dei giorni nostri.

 

 

LA TV CHE AIUTA…

Di sicuro gli è stata utile una trasmissione televisiva (Pechino Express). Si è staccato da quel cellulare che lo aveva imprigionato. A un settimanale con una tiratura straordinaria come “Dipiù”, Achille Costacurta racconta come è uscito dalla dipendenza social che lo aveva reso intossicato.

Ce l’ha fatta, confessa, anche grazie a papà Alessandro e mamma Martina. Un amore straordinario che lo cava da un male giovanile. «Per me i social – ha confessato alla popolare rivista – sono stati come un gioco d’azzardo: una vera e proprio dipendenza. Non riuscivo più a starne lontano. Trascorrevo le mie giornate a letto, con il telefonino in mano, a navigare sui profili altrui per vedere quello che facevano. A volte per imitarli e per fare meglio di loro. Sempre. È stato un periodo durissimo, che ho affrontato e superato anche grazie all’aiuto dei miei genitori che mi hanno capito e supportato». Bravi papà e mamma.

Quando vediamo o sentiamo Alessandro e Martina, abbiamo sempre la sensazione di una coppia attenta. E non solo perché hanno l’equilibrio della critica ragionata. Non abbiamo difficoltà a pensare che in qualità di genitori non abbiamo urlato, scosso il proprio figliolo, ma lo abbiano indotto con la massima calma al ragionamento. A spiegare a cosa, Achille, andasse incontro se avesse continuato a spendersi in un mondo chiuso, senza via di fuga.

 

«SCACCIATE L’ABITUDINE»

«L’abitudine ti consuma – spiega – se non sei capace di uscirne, ti prende la vita, ti porta via: c’è voluto tempo, sono stato aiutato e ne sono uscito; adesso non sono più schiavo di quel mondo e mi godo ogni singolo minuto delle mie giornate». Achille è cambiato, è tornato padrone della sua vita, delle decisioni a mente serena. Forse gli tocca aiutare qualche coetaneo oggi nelle stesse condizioni di Costacurta jr. un tempo. Padrone del suo tempo, delle sue ore, delle sue giornate. «Spesso le trascorro senza mandare o ricevere messaggi: sono io a decidere quando leggere un messaggio oppure quando mandarlo».

A “Dipiù”, Achille racconta il suo rapporto con la tv e quel programma del quale è stato ospite: Pechino Express. «La gente mi conosceva come “figlio della Colombari e di Costacurta”, adesso credo mi conosca per quello che sono: un ragazzo normale, come tanti; volevo essere considerato non per il mio cognome o per la popolarità dei miei genitori, perché il segno che hanno lasciato loro è diverso dal segno che vorrei, un giorno, lasciare io».

Il primo progetto che gli viene in mente. «Non lavorerò nel mondo della televisione, ma vorrei lavorare nella moda, fare il modello, sfilare per i grandi marchi e più avanti fare l’imprenditore: ho qualche idea che mi balena nella testa, la prima che mi viene in mente: l’anno scorso durante una vacanza a Miami, negli Stati Uniti, ho notato che lì non esiste una sola piadineria: sono convinto che se in America cominciassero a conoscerle non se ne staccherebbero più». Bravo Achille, altro che dipendenza dai social.