Protocollo per chi ha il virus ed è a casa in isolamento.

Dal cortisone ai saturimetri. Fino ad oggi si navigava a vista. Oggi c’è il documento “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SarsCov2”. Il contributo del presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli. A seguire, un “botta e risposta” per semplificare concetti scientifici.

Covid, c’è il protocollo su come curarti se hai contratto il virus e sei a casa in isolamento.

Fino ad oggi non esisteva un’unica cura. Infatti, si navigava a vista, pareri e cure consigliate dai medici di base erano le uniche indicazioni di cui eravamo in possesso. Ecco, invece, l’aiuto che arriva finalmente dal documento “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SarsCov2” alla cui stesura ha contribuito il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli.

LA BOZZA DEL DOCUMENTO

Il documento serve a dare una serie di indicazioni per i medici di famiglia sulla gestione di pazienti Covid sul territorio. «In queste ore è pronto, per una valutazione concertata con i medici di medicina generale – ha spiegato Locatelli – un documento che, elaborato su iniziativa del ministro della Salute, vuole essere un punto di riferimento, una linea di indirizzo». Ciò per dare indicazioni ai dottori del territorio sia per il monitoraggio della saturazione degli assistiti come parametro della compromissione respiratoria. E, dunque, indicare anche «linee terapeutiche che permettano di mantenere la gestione domiciliare del paziente ed evitare il sovraccarico nei pronto soccorso e negli ospedali».

Il documento, ha detto Locatelli, «largamente pronto, sarà condiviso e concertato con i colleghi per ottimizzare la gestione nel modo più appropriato e aggiornato a domicilio». «Ritengo che il ruolo dei medici di medicina generale sia assolutamente cruciale  che vada valorizzato e portato al centro della gestione dei malati. Questi medici, proprio per la prossimità, per il contatto che hanno con i loro assistiti, sono straordinariamente rilevanti per la gestione dei malati, soprattutto in ambito domiciliare», e «devono essere assolutamente inclusi in tutto il processo di gestione», ha concluso.

ECCO LA CURA INDICATA

«Misurazione periodica dell’ossigeno con saturimetri; non utilizzare idrossiclorochina; non somministrare farmaci mediante aerosol se in isolamento con altri; ricorrere a trattamenti sintomatici come il paracetamolo; non modificare terapie croniche in atto; corticosteroidi, eparina e antibiotici solo in precise situazioni; non sono raccomandati supplementi vitaminici e integratori (lattoferrina, vitamina D ecc) per cui non esistono evidenze solide di efficacia».

Le raccomandazioni si riferiscono alla gestione farmacologica in ambito domiciliare dei casi lievi di Covid-19 e si applicano sia ai casi confermati (con una conferma di laboratorio indipendentemente dai segni e dai sintomi clinici;), sia a quelli probabili (ovvero un caso che presenta criteri clinici compatibili con Covid-19 e abbia avuto un contatto probabile o confermato con un caso certo). Per caso lieve, si rileva nel documento, si intende: presenza di sintomi come febbre (minore di 37.5øC), malessere, tosse, faringodinia, congestione nasale, cefalea, mialgie, diarrea, in assenza di dispnea, disidratazione, alterazione dello stato di coscienza. I soggetti anziani e quelli immunodepressi, si avverte, possono presentare però sintomi atipici e quindi vanno valutati con particolare attenzione e cautela. Inoltre, i soggetti ad altro rischio di progressione, necessitano di una valutazione specifica sulla base dei fattori di rischio individuali.

 

BOTTA E RISPOSTA

Positivo al coronavirus, non avverte sintomi gravi. Le prime cure.

Prima regola: non prendere iniziative autonome e seguire le indicazioni del medico curante. L’eventuale assunzione di qualsiasi farmaco deve sempre essere preceduta dal colloquio col medico.

Prendere il paracetamolo per abbassare la febbre

Va preso quando la febbre supera i 38,5, in caso di mal di testa e dolori muscolari anche se i tre sintomi si presentano isolatamente. Se la febbre è più bassa, può essere tollerata e non dà fastidio, non ha senso assumere questi farmaci. Il paracetamolo è un antipiretico con scarsa attività antinfiammatoria ed è anche il più sicuro tanto che viene dato ai bambini. Non causa danni allo stomaco.

Avere in casa il saturimetro

Il saturimetro è lo strumento più importante da tenere in casa assieme al termometro. Applicato al dito, serve a monitorare la funzione respiratoria, cioè a misurare la saturazione di ossigeno. I valori normali sono attorno al 96-98%. Il modo più corretto di utilizzare il piccolo apparecchio è a riposo e anche dopo aver camminato per 6 minuti, dentro casa, il cosiddetto walking test. Se dopo questa prova la saturazione non varia rispetto al valore iniziale significa che i polmoni funzionano bene. Se invece i valori scendono sotto il 93-94% il medico predisporrà il tipo di intervento ed eventualmente l’esecuzione di un’ecografia polmonare a domicilio. Sarebbe questo il percorso ideale per evitare, quando la situazione non desta allarme, il ricovero.

Infine, il cortisone

Secondo le indicazioni dei maggiori organismi internazionali, il cortisone va riservato a pazienti con grave insufficienza respiratoria, sotto il 90%, che richiedono ricovero. Quindi non dovrebbe avere un impiego casalingo. C’è invece un certo abuso quando viene consigliato impropriamente per abbassare la febbre. Può essere dannoso. La raccomandazione è non usarlo se non c’è reale necessità perché può favorire la replicazione del virus. Il cortisone si è invece dimostrato una terapia fondamentale in caso di ricovero, dato precocemente. Nei pazienti giovani, adulti e anziani paucisintomatici le linee guida della Regione Lazio sconsigliano spray, aerosol (entrambi favoriscono la diffusione del virus) e cortisone.