La ristoratrice fatta oggetto di critiche e offese dei social
Secondo qualcuno si sarebbe suicidata per le pressioni mediatiche. Tutto da verificare. La donna si era schierata con un messaggio dalla parte di gay e disabili. Secondo qualcuno era stata una trovata promozionale. Assediata da stampa e tv si è prima chiusa in un mutismo…
Ecco un’altra poveretta sulla quale speculano un po’ tutti, dagli organi di informazione ai social. Giovanna Pedretti, la ristoratrice che, stando alla cronaca, avrebbe solo risposto a un messaggio social, si sarebbe suicidata per essere stata oggetto di critiche gravi e gratuite. Come spesso accade nel mondo dei social. Ma male fanno i giornali, i tg, nazionali, che cavalcano l’onda, con le redazioni che talvolta sguinzagliano giovani alla ricerca dello scoop che potrebbe cambiare loro la vita strappando un contrattino a tre, sei mesi. Un anno, toh.
Giovanna, scrivono le agenzie, a partire dall’Ansa, prima su tutti ad essersi fiondata sull’argomento e fornendo solo i fatti di cronaca, senza mai enfatizzare il gesto della donna che non avrebbe retto a pressioni esterne fino a decidere di farla finita.
Forse, scrive l’agenzia più autorevole d’Italia, Giovanna non avrebbe retto all’odio via social, con le gravi insinuazioni su quella che sarebbe stata una indignazione per aver fatto ricorso a dei post allo scopo di pubblicizzare il suo locale, una pizzeria. Crediamo sia troppo poco per spingere una donna al suicidio.

RISPOSTA ALLE PROVOCAZIONI
Giovanna, ristoratrice di un locale di Sant’Angelo Lodigiano, che aveva replicato alle solite provocazioni social (recensioni omofobe) dando una lezione di civiltà, purtroppo è stata rinvenuta morta nel primo sulle rive del fiume Lambro. Per gli inquirenti, è apparsa subito l’ipotesi più plausibile: suicidio.
Secondo i primi rilievi, la donna si sarebbe recata nei pressi del fiume con la sua Fiat Panda. Una volta scoperto il suo corpo senza vita sul posto si sono subito portati carabinieri e vigili del fuoco. L’auto è stata subito posta sotto sequestro, al fine di permettere agli investigatori di fare piena luce sulla morte di Giovanna.
Un tragico epilogo di una vicenda che prende le mosse dai social – ha scritto l’agenzia Ansa nei giorni scorsi – e sui social è cresciuta fino a travolgere la donna; la titolare della pizzeria “Le Vignole” giorni prima aveva risposto ad una recensione sul suo ristorante di un cliente che si lamentava per avere mangiato accanto ad un tavolo con una coppia omosessuale e un ragazzino disabile.

A DIFESA DEI DEBOLI
“Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay – avrebbe scritto il presunto cliente – non me ne ero accorto subito perché fino a quel momento erano stati composti, mentre il ragazzo in carrozzina mangiava con difficoltà; mi dispiaceva, ma non mi sono sentito a mio agio: peccato perché la pizza era eccellente e il dolce ottimo, ma non andrò più”. Questa, insomma, quella che sarebbe stata l’assurda lamentela del cliente nella recensione.
Giovanna, dicono colleghi e amici, attenta sempre a gesti di solidarietà (come la “pizza sospesa” per i disabili), non lascia cadere nel vuoto quelle parole, che suonano più come un’offesa a omosessuali e disabili.
Così, la titolare replica. “Il nostro locale è aperto a tutti e i requisiti che chiediamo ai nostri ospiti sono educazione e rispetto verso gli altri”. Riprende, Giovanna: “Le parole di disprezzo verso ospiti che non mi sembra vi abbiano importunato, appaiono di una cattiveria gratuita e alquanto sgradevole: credo che il nostro locale non faccia per lei”.

E GIOVANNA DICE “ADDIO”
La recensione risalirebbe alla scorsa estate. Giovanna, l’aveva cancellata, facendone uno screenshot (una sorta di foto). Questo gesto ha destato sospetti di non veridicità. Una giornalista, sempre attenta alle dinamiche social, a quel punto aveva lanciato l’ipotesi di “un grossolano fotomontaggio” e di “una operazione di marketing spacciata per eroica difesa di gay e disabili”.
Da qui, in poi, la storia è nota. Quel sospetto diventa più di un’ipotesi, la donna viene assediata, diventa oggetto di accuse, anche infamanti. Giovanna si difende come può. Intervistata dalle tv, si difende. “Non vorrei essere caduta in una trappola, non ho una risposta”. Se prima la ristoratrice veniva indicata come una donna da prendere come esempio, dopo qualche giorno iniziano le prime critiche. Fino a quando forse la pressione mediatica a Giovanna sarà apparsa insostenibile. La donna sale a bordo della sua Panda, costeggia il fiume Lambro, scende dall’auto per essere ritrovata morta. Dire colpa dei social appare, forse, esagerato, ma l’onda d’odio che spesso questo “tam tam” mediatico scatena, troppo spesso viene sottovalutato. Non lo sapremo mai. Giovanna non c’è più. Fosse stato anche un “fotomontaggio”, valeva la pena metterla alla gogna? Sgombriamo il campo da questa ipotesi fantasiosa e piangiamo una povera donna che, purtroppo, lascia il marito e una figlia.