Pilato, un sogno, un pianto di commozione ai Mondiali di nuoto
«Taranto non la lascio, si può fare sport a certi livelli anche al Sud». Umile, lo studio prima di tutto. «Pura fibra bianca muscolare che sprizza velocità», aveva detto il suo tecnico. E’ l’atleta azzurra più giovane di tutti i tempi ad aver vinto una medaglia. Il sindaco Rinaldo Melucci le ha promesso una piscina olimpica.
Che sia benedetta. La vita della piccola Benedetta, che vuoi che siano quattordici anni per una gigante del nuoto, appena laureata vicecampionessa del mondo a Gwangju, in Corea del Sud. Lo stile preferito, i cinquanta metri rana. Quelli in cui ha pure minacciato per il massimo titolo la campionessa in carica, la statunitense Lilly King. Da non crederci. «Pensavo fossi arrivata terza, così ho scoppiato a piangere!». Terza, Benedetta? Seconda! «Seconda?», pianto a dirotto e testa sott’acqua. E’ la King, adesso rilassata, dopo la paura che quell’adolescente tarantina sul filo di lana le avesse annientato quella manciata di centesimi di secondo, la raggiunge e l’abbraccia. Commuove tutti. Alessandro Del Piero, campione del mondo, uno che non si è tirato indietro ai calci di rigore contro la Francia, davanti a un miliardo di telespettatori, non trattiene la sua emozione. Piange con lei, davanti alla tv. Fa di più, il campione, scrive su Facebook una lunga lettera alla ragazza.
Non è una favola, è «Tutto vero». La Gazzetta dello Sport, il giorno dopo le dedica una prima pagina che ricorda quel Mondiale di calcio in Germania. Tutto vero, appunto. Quella possiamo considerarla una copertina. «E’ nata una stella!», scrivono. E’ medaglia d’argento, ma per l’Italia è già “la campionessa”. Nessuno prima di lei aveva partecipato e vinto una medaglia ad un qualsiasi Mondiale. Quattordici anni e mezzo. Il suo pianto liberatorio, ha commosso il Paese. Benedetta, una di noi. Una che si è fatta strada cominciando ad allenarsi a Pulsano, perché di piscine e disponibilità, agli inizi, non ce n’erano. Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, dopo l’exploit coreano ha subito promesso: «Costruiremo una piscina olimpionica!». Così Benedetta potrà dormire mezz’ora di più.«Lo studio, prima di tutto!», aveva detto prima di partire per i Mondiali. Testa sul collo per un’atleta che sta facendo vivere un sogno alla sua borgata, Talsano, dove abita insieme con papà e mamma. E ai suoi compagni di scuola, il liceo “Maria Pia”, dove colleziona primati che sfiorano il nove in pagella. La rivelazione dei Mondiali di nuoto nei cinquanta rana è una ragazza educata, serena. Semplice.
Benedetta sarebbe una ragazza come tante se non fosse arrivata dove in Italia nessuno era mai arrivato: una medaglia mondiale a quattordici anni e sei mesi. Federica Pellegrini, monumento del nuoto italiano, aveva cinque mesi in più di lei quando esordì in una staffetta a Barcellona, nel 2003. La Gazzetta dello Sport traccia un suo profilo.
Il papà, Salvatore, anche lui un passato nel nuoto, è dipendente della Marina Militare a Grottaglie. Mamma Antonella, commessa, giocava a pallavolo. Il fratello Alessandro, come Del Piero, dieci anni, preferisce il calcio al nuoto. I consigli tecnici, però, arrivano dalla nonna. Che poi, altro che nonna, è giovane anche lei. «Ti è mancata l’ultima bracciata – le ha detto quando l’ha sentita – hai mollato prima, altrimenti avresti vinto!».
Benedetta Pilato comincia a due anni. A quattro, viene seguita dal suo primo e unico allenatore, Vito D’Onghia. «Questa ragazza – dice il tecnico – si vede a occhio nudo, è pura fibra bianca muscolare che sprizza velocità». Aveva ragione.
Benedetta frequenta il primo anno di Scienze applicate Maria Pia di Taranto, media dell’8,8. Dopo la scuola, un sonnellino, compiti e due ore di allenamento al “Solaris” di Pulsano. Piscina da venticinque metri. In Puglia da cinquanta ce ne sono poche. E lei, Benny: «Taranto non la lascio, si può fare sport a certi livelli anche al Sud». Che sia benedetta.