Brexit, Gran Bretagna fuori dall’Unione europea
Dopo un primo accordo con l’UE, si attende il responso del Parlamento. Ripercussioni non indifferenti sul potere d’acquisto della sterlina, che in Borsa rimedia uno scivolone dopo l’altro. Cambia perfino il calcio più ricco del mondo. Per non parlare della fine della libera circolazione, ora ci vorranno viste e passaporto.
Maggioranza assoluta per i Conservatori e tanti saluti all’Europa. L’accordo sulla Brexit negoziato a Bruxelles ora attende l’approvazione del Parlamento, con il premier che sta accelerando le pratiche previste per l’approvazione definitiva per gennaio.
Londra esce dall’Unione europea a fine anno secondo quell’accordo già concordato, che intanto garantisce i diritti acquisiti dei cittadini europei. Per chi già vive e lavora in Inghilterra nessun cambiamento. Cambiano le cose, invece, per l’Irlanda del Nord, soggetta a un regime diverso rispetto al resto della Gran Bretagna, per evitare il ritorno a un confine rigido con la Repubblica d’Irlanda a Sud: l’Irlanda del Nord rimarrà legata al sistema doganale europeo e al mercato unico, mentre il resto della Gran Bretagna ne sarà fuori.
Ma vediamo cosa accade nel campo dell’immigrazione. Con la Brexit finisce il regime di libera circolazione con l’Europa. Londra attuerà una politica che avvantaggia i lavoratori qualificati rispetto ai “non qualificati” (baristi, camerieri, parrucchieri, per indicare alcune categorie). Questi ultimi dovranno avere già un contratto prima di partire per l’Inghilterra e potranno fermarsi solo per breve tempo (pare non più di un anno), senza poter maturare il diritto alla residenza. Diverso per medici e docenti, che potranno ottenere visti di lavoro più lunghi (forse cinque anni) e acquisire la residenza permanente. Novità anche per i turisti: per loro passaporto e visto elettronico.
E veniamo a un altro aspetto, che avrà sicuramente una eco più popolare: il calcio. Nato in Inghilterra, è lo sport più famoso e praticato nel mondo. Dunque, Brexit e calcio. Con l’uscita della Gran Bretagna dalla UE le conseguenze sulla Premier League inglese rischiano di essere enormi. Prima di conoscere nuovi scenari e regolamenti, però, bisognerà attendere una serie di passaggi e, in particolare, la formazione del nuovo governo che dovrà dialogare con gli organi calcistici come la federazione inglese e quella internazionale.
Ma i primi risvolti sono palpabili. Il crollo della sterlina registrato dalla Borsa ha avuto subito effetti sul potere d’acquisto delle società e, soprattutto, sul valore dei calciatori esterni all’Unione europea e che, comunque, militano nelle competizioni britanniche (oltre trecento i calciatori extracomunitari), in leggero calo, rispetto ai tesserati nel resto delle squadre dell’Unione europea, un numero in costante crescita.
E non dimentichiamo che molti calciatori fuori dal Regno Unito potrebbero pensarci due volte prima di trasferirsi in un Paese che ha tagliato i ponti con il resto dell’Europa. Va ricordato, infatti, che con il regolamento vigente in GB le norme sugli extracomunitari sono legate ad una determinata percentuale sulle presenze nelle competizioni internazionali. Per avere un permesso di lavoro in Inghilterra un giocatore extracomunitario deve aver giocato nei ventiquattro mesi precedenti al trasferimento.
Potrebbe esserci un vantaggio per i presidenti italiani, quello per esempio di ottenere uno sconto sui nuovi “stranieri” della Premier League mentre il nuovo cambio di rotta (quasi) consiglierebbe ai direttori sportivi a scartare dal tavolo degli affari le società britanniche dopo il calo della sterlina. Per farla breve: alla Juventus, in futuro, potrebbe convenire la cessione del cartellino di un suo calciatore a un Barcellona piuttosto che a un Liverpool.
Altro passaggio delicato, nella Brexit, riguarderebbe il divieto dei trasferimenti dei giovanissimi tra i 16 e 18 anni ancora senza contratto professionistico all’interno dell’UE. Con la Brexit i club britannici non potranno più strappare alla concorrenza i giovani dei vivai europei.
Un quadro complicato, se parliamo di calcio, che poi è la lingua che parlano in milioni in tutta Europa. Detto dei campioni della sfera, prestiamo attenzione, ora, alla sterlina e alla Borsa. Una ripercussione sul calcio britannico diventato il più ricco in assoluto, sarebbe solo un risvolto rispetto a quello che potrebbe registrare l’economia inglese in un prossimo futuro, anche se non è esclusa un’onda lunga che potrebbe abbattersi, in una sorta di effetto-domino, sul resto dei mercati internazionali.