Corruzione, Italia in controtendenza

Un vecchio andazzo sarebbe stato contenuto dalle nuove leggi. Ultimo rapporto Onu: «Passi avanti nella trasparenza a livello governativo». «Progressi nella prevenzione e nel sistema giudiziario», secondo il Consiglio d’Europa. Infine, Transparency International: «Nella lotta alla corruzione, non siete più fanalino di coda».

Legge anticorruzione, le Nazioni Unite si complimentano con l’Italia. Quella fatta di cosche, tangenti e corruzioni. Passi in avanti, non lunghi e distesi, ma di buona volontà. L’Italia, oggi, è al cinquantatreesimo posto nel mondo (si parla di di percezione): due punti in più rispetto a un anno fa, molto meglio rispetto al 2012, quando il nostro Paese era “maglia nera” nel sistema economico e giudiziario. Quando la regola principale era il “Bustate e vi sarà aperto”.

Le Nazioni Unite, si diceva. Secondo l’organismo planetario sarebbero stati fatti «passi avanti nel promuovere la trasparenza generale a livello governativo». «Progressi nella prevenzione e nel sistema giudiziario», secondo il Consiglio d’Europa. E Transparency International, che dice? Si pronuncia con le classifiche. In soldoni: tre organi sono meglio di uno: l’Italia – questa la notizia – nella lotta alla corruzione non è più il fanalino di coda del mondo.

L’Onu, si diceva, promuove l’Italia nella lotta a uno dei reati che provocano più danni all’economia. L’ultimo rapporto riconosce i progressi fatti ed è una pagella che promuove l’Italia in un settore delicato, secondo il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi: «Ci stiamo muovendo in una logica di sistema», dichiara. «Ministero della Giustizia, Esteri, Anac e altre amministrazioni pubbliche hanno permesso lo svolgimento di un lavoro estremamente importante, che troviamo riconosciuto anche nel rapporto».

PLAUSO DEGLI ESTERI, FESTEGGIA L’ANTICORRUZIONE

Festeggia anche l’Anticorruzione. Interviene Raffaele Cantone, presidente Anac. «L’Italia compie quel passo avanti atteso da tempo – dice – tanto che nel contrasto all’illegalità e alla corruzione il nostro Paese è riuscito a fare squadra; questa azione di sistema avverte nell’immagine esterna, dove sono stati superati gli stereotipi: oggi possiamo dire con orgoglio che l’Italia è il Paese dell’antimafia e della anticorruzione».

Dall’Onu, in buona sostanza, al nostro Paese viene riconosciuta l’istituzione di un sistema per una maggiore trasparenza nel finanziamento per i candidati alle elezioni e dei partiti politici. Che è un bel passo avanti. Come se una parte del sistema avesse fatto ricorso all’autocensura. Si è superato il finanziamento pubblico e non è poco. «L’Italia – si legge nel rapporto dell’Organismo della Nazioni unite – affronta i conflitti di interesse nella Pubblica amministrazione e nel Governo centrale dichiarando per legge» chi è «ineleggibile e incompatibile», «includendo il codice di condotta generale» per i funzionari pubblici.

NON SIAMO ANCORA DANIMARCA E NUOVA ZELANDA…

Al nostro Paese si chiede anche di considerare ulteriormente la questione dei magistrati che scendono in politica tenendo conto dei «principi fondamentali di indipendenza e imparzialità della magistratura». Non siamo ancora ai livelli di Danimarca e Nuova Zelanda. Un traguardo lontano, anche se i giudizi degli ultimi sei mesi espressi dalle più autorevoli organizzazioni internazionali del settore sono molto diversi dalle bocciature precedenti, oseremmo dire sonore. Una “maglia nera”, si diceva, nella lotta alla corruzione alla quale Roma era praticamente abbonata.

Passi avanti, insomma, ma anche raccomandazioni per il futuro. Due in particolare: monitorare l’impatto della transizione dal finanziamento pubblico a quello privato di partiti e candidati, perché nel caso fossero resi «più vulnerabili al lobbismo» a influenze esterne si possano «intraprendere azioni correttive secondo la necessità»; stabilire codici di condotta generali applicabili a tutti i funzionari pubblici compresi i membri del Parlamento. All’Italia viene chiesto di integrare questi codici con «programmi educativi e di consulenza». Per garantire che, dalle Agenzie e Amministrazioni pubbliche, tutti assumano codici di condotta esemplari.