Antonio Caprarica, intervista alla “web” di Costruiamo Insieme
Il popolare giornalista Rai condivide il nostro punto di vista espresso nel Domenicale. Inghilterra, il fascino di un Impero e la scelta non condivisa dell’abbandono dell’UE. Il corrispondente da Londra, dice la sua. E parla di libri, Salento, “Didone ed Enea”, uno spettacolo che tocca Lecce, Taranto e Grottaglie.
«La Gran Bretagna fuori dall’Unione europea, una sciagura per tutti». Antonio Caprarica, volto popolare della Rai e da decine di anni corrispondente da Londra, è in perfetta sintonia con quanto scritto da noi non più di tre giorni fa, quanto abbiamo riportato in un nostro “Domenicale” proprio in riferimento alla Brexit, quanto cioè comporta nel bene, poco forse, e nel male, tanto, l’uscita dell’“Impero Britannico” dall’Europa. L’Inghilterra e gli Stati ad essa collegati hanno deciso di non fare squadra, aiutare i più deboli a riposizionarsi nell’economia non solo europea. E’ deciso, gli inglesi sono un popolo a sé stante. Ce ne faremo una ragione, lavoreremo anche per loro.
Dunque, Antonio Caprarica, noto giornalista televisivo. Soprattutto popolare per i suoi eleganti reportage da Londra, si apre con il nostro sito. Rilascia una intervista, come si dice in gergo, a tutto tondo. Il suo ultimo libro, l’opera “Didone ed Enea” una produzione patrocinata dall’ICO Magna Grecia con la direzione artistica del maestro Piero Romano, nella quale sarà voce narrante nei teatri di Lecce, Taranto e Grottaglie, il suo Salento e la sua Inghilterra, considerando che si sente metà e metà: metà salentino e metà inglese.
«…Ma andiamo per ordine. Sulle assi del palcoscenico in questi giorni sto portando “Didone ed Enea”, un progetto elaborato con il maestro Andrea Crastolla per la regia di Antonio Petris: un’orchestra, un coro, cantanti bravi; tocchiamo Lecce, Taranto e Grottaglie; libri: credo di avere una produzione abbastanza fissa, pubblico mediamente un libro ogni anno. Spesso ho una crisi da sovrapproduzione, tanto che a volte di libri ne pubblico anche due in un anno; sto lavorando ancora a una seconda parte di questa Saga vittoriana, un tentativo di tornare sì alle radici della famiglia reale, ma anche alle stesse radici di un Impero che oggi ha spinto la Gran Bretagna a un passo così grave come l’abbandono dell’Unione europea».
LA NOSTRA TERRA…
Didone ed Enea”, incursioni all’interno dell’opera. In cosa consiste. Come se facesse endorsement a un’opera, un territorio. «L’opera si promuove da sola, ma se mi tiraste per la giacchetta, come se dovessi confezionare uno spot pubblicitario, direi: seguite la grande musica per scoprire i segreti del Salento. La grande musica di un inglese geniale, Henry Purcell, del Seicento per di più: esistono tanti buoni motivi per suscitare la curiosità del pubblico».
Il suo ultimo libro, è da queste parti per “Didone ed Enea”, ma anche per parlare del suo ultimo libro: “La regina imperatrice – Intrighi, delitti, passioni alla corte di Victoria”. «E’ un ritorno, ma avevo proprio voglia di arricchire una ricerca storica attorno a un personaggio straordinario come la regina Vittoria, attribuire quei tratti appassionanti che una donna di grande fascino può avere. Il romanzo, ricordo che di componimento narrativo si tratta, torna utile perché consente una libertà di immaginazione che, naturalmente, un saggio storico non permette».
Salentino di Lecce, ci spiega cosa le è rimasto di una terra, la sua, che non ha dimenticato. «Forse quella specie di inquietudine che abbiamo noi, gente di mare e di terra salentina; la curiosità, la spinta di andare in giro per il mondo. Ovunque io vada, in giro per il mondo, un salentino lo trovo sempre. Siamo eredi di navigatori e marinai».
UN PO’ INGLESE, UN PO’ NO…
Della vita in Inghilterra come corrispondente, Caprarica ha scritto nei suoi libri. Fra i titoli “Intramontabile Elisabetta” e “Dio ci salvi dagli inglesi…o no?”. Sentiamo cosa ha insegnato quel Paese al giornalista, oltre a classe, eleganza e puntualità. «Certamente il rispetto delle cose e degli altri, dell’ambiente che non va sporcato con cartacce gettate a terra e, soprattutto, il senso di comunità, la specifica tradizione e l’abitudine nel considerare la storia collettiva di un Paese come patrimonio comune da salvaguardare».
Torniamo a due elementi di ordine pratico. Quanto ama il suo lavoro e il suo Salento. «Al primo punto di domanda rispondono i cinquant’anni di professione; per ciò che riguarda il Salento, bene, il fatto stesso che dopo cinquant’anni amo questa terra con l’affetto che avevo fin da ragazzino innamorato delle nostre polpette, la dice tutta…».
E per finire, una provocazione non tanto sottile, non tanto originale: quanto si sente inglese, quanto salentino. «Fifty-fifty. Cinquanta e cinquanta…».