GUIDO, MEGLIO DI UNA ROCKSTAR

Eccellenza italiana, tarantino, venti anni, studioso conteso in tutto il mondo

«Quando parliamo di risultati scolastici, mi corre l’obbligo di ringraziare anche Fondazione Rui, che mi ha assegnato una cospicua borsa di studio», dice il giovane studioso. Diplomatosi al liceo scientifico “Aristosseno” di Taranto, si è segnalato per i suoi studi sulla biologia sintetica. Oggi, a Milano, frequenta il Politecnico e il Collegio di Merito Torrescalla.

guidoContinua a far parlare di sé, Guido Putignano, tarantino, venti anni, “giovane eccellenza italiana” premiato per le ricerche nella biomedicina. Tornano a scriverne siti e quotidiani autorevoli come Fanpage.it e La Gazzetta del Mezzogiorno. A proposito del Premio. «Un riconoscimento quello per le ricerche nella biomedicina – si legge nella motivazione – che nasce dall’impegno del ventenne tarantino nel campo della biologia sintetica e della intelligenza artificiale».

Siamo, dunque, a livelli elevatissimi se anche la stampa nazionale e internazionale, le scuole più importanti del mondo, si occupano degli studi che Putignano svolge quotidianamente.

Il giovane studioso, appena ventenne, è già una “Eccellenza italiana”. Non è un caso che lo studente di ingegneria biomedica sia stato stato premiato a Roma per le sue ricerche in biologia sintetica. Questa la motivazione per il riconoscimento assegnato ogni anno ad alcune fra le personalità italiane nel mondo: «Un’eccellenza degli studi e della ricerca, uno straordinario punto luce per il Paese chiamato a fare costellazione, con l’obiettivo di premiare l’Italia del merito».

Guido-Putignano-InstagramA TARANTO IL DIPLOMA

Putignano diplomatosi al liceo scientifico internazionale “Aristosseno” di Taranto, nonostante la sua giovane età si segnala per i suoi studi sulla biologia sintetica e la medicina rigenerativa nel campo della longevità e dei nuovi farmaci.

Si trasferisce a Milano dove frequenta il Politecnico e il Collegio di Merito Torrescalla di Fondazione Rui. A diciannove anni Guido Putignano risulta il più giovane vincitore del “Premio Italia Giovane”, riconoscimento assegnato a chi si è distinto nel campo della ricerca e stimolare al tempo stesso chi intende seguirne le orme, condividendo esperienze e percorsi di talenti straordinari.

Gli studi di Guido hanno inizio a sedici anni con l’obiettivo di migliorare, se possibile, la vita a quanta più gente possibile. Dopo aver conseguito la maturità al Liceo scientifico internazionale “Aristosseno” di Taranto, oggi il giovane studioso frequenta Ingegneria biomedica al Politecnico di Milano risultando fra gli studenti con la media più alta dell’intero Ateneo.

«Quando parliamo dei risultati scolastici – dice Guido Putignano – mi corre l’obbligo di ringraziare anche il Collegio di Merito Torrescalla di Fondazione Rui, che mi ha assegnato una cospicua borsa di studio e mette a disposizione degli ospiti un metodo molto efficace di supporto allo studio e di formazione interdisciplinare. Altra grande ricchezza della vita in residenza risiede nell’opportunità continua di scambio con i compagni di studio e di straordinarie relazioni di amicizia: ciascuno di noi è spinto a dare il meglio di sé aiutando gli altri e contribuendo a costruire un ambiente stimolante e di crescita».

GUIDO_PUTIGANO_PREMIOECCELLENZA_ITALIANA_2022I-1666028435759.jpeg--taranto__il_20enne_guido_putignano_nominato__il_piu_influente_in_italia__in_scienze_biologiche_«IMPEGNO E SODDISFAZIONI»

A proposito del suo ultimo riconoscimento. «L’impegno è stato tanto – confessa il giovane studioso – ma in questo Premio un po’ ci speravo. Mi sono avvicinato all’intelligenza artificiale, all’ingegneria biomedica e alla tecnologia esponenziale perché già a sedici anni ho capito che volevo essere utile agli altri, migliorare la vita di più persone possibili attraverso nuovi farmaci. Così mi sono messo in contatto con enti no-profit e organizzazioni internazionali come il “World Economic Forum”, partecipando a meeting online con esperti del settore biomedicale che adesso sono i miei punti di riferimento».

«In questo modo – conclude Putignano – ho avuto sempre maggiori responsabilità nella ricerca. Il lockdown dovuto alla pandemia poteva rappresentare una battuta d’arresto, invece sono riuscito a sfruttarlo per ampliare ancora di più, attraverso il web, i miei contatti internazionali. In futuro vorrei lavorare nel campo della biologia sintetica e creare nuovi farmaci per la medicina di precisione». L’auspicio è che in un prossimo futuro le sue ricerche possano raggiungere risultati fino ad oggi inimmaginabili. Considerando, per giunta, l’attività nel campo della bioingegneria che può offrire contributi importanti al miglioramento della qualità della vita.

INCENDIO, MUORE UNA DONNA

Taranto, la vittima aveva ottantadue anni

Nel pomeriggio di lunedì il dramma in pieno centro. Sul posto Vigili del fuoco, Carabinieri e Polizia. Il sostegno della Marina militare che ha assicurato cisterne aggiuntive. Un ringraziamento ai soccorsi, il cordoglio alla famiglia, espressi dal sindaco

170723946-efc35187-6ec8-461b-bd7b-e2aec9b73b0dUna donna di ottantadue anni è morta in un incendio divampato in pieno centro, a Taranto, nelle prime ore nel pomeriggio di lunedì in un appartamento al nono piano di uno stabile di piazza Giovanni XXIII (piazza Carmine), angolo via D’Aquino. Secondo prime informazioni circolate nella stessa serata di lunedì, l’anziana donna era seduta su una poltrona. Vani i tentativi della stessa vittima nel mettersi in salvo. Le fiamme sprigionatesi velocemente, interessando l’intero piano, hanno purtroppo avvolto la vittima rinvenuta priva di vita durante l’intervento.

Sarebbe stata la figlia dell’ottantaduenne, abitante il piano sottostante a dare l’allarme ai vigili del fuoco, dopo avere notato fumo e fiamme. Purtroppo, nonostante il tempestivo intervento dei soccorsi la donna era già priva di vita, il suo corpo carbonizzato. Nonostante le prime ipotesi non è ancora chiara l’origine dell’incendio sviluppatosi in breve sull’intero piano.

incendio centro taranto 2VIGILI DEL FUOCO, FORZE DELL’ORDINE…

Non appena sul posto, vigili del fuoco e forze dell’ordine (carabinieri, polizia, polizia locale, Marina militare che ha fornito cisterne aggiuntive) hanno invitato gli inquilini del condominio interessato dall’incendio e gli abitanti dei palazzi adiacenti ad evacuare abitazioni e uffici (il quotidiano TarantoBuonasera, con redazione in piazza Giovanni XXIII, martedì mattina non era in edicola).

Le fiamme che intanto avevano interessato l’intero piano, da piazza Giovanni XXIII a via D’Aquino, sono state domate in circa due ore. Al momento circolano solo ipotesi. Sono, infatti, in corso accertamenti per verificare quali siano state le cause del rogo. In queste ore sono in corso di svolgimento i controlli di natura statica per consentire a quanti sono stati invitati ad abbandonare le case per motivi di sicurezza il rientro negli appartamenti.

incendio-taranto-2«GRAZIE AI SOCCORSI»

«Oltre la vicinanza alle vittime di questo drammatico evento, esprimo un sentito ringraziamento nei confronti di tutti gli operatori che a vario titolo sono intervenuti sul luogo, in particolare nei confronti dei vigili del fuoco che per ore hanno lavorato contro le fiamme, evitando ulteriori danni a cose e persone». Lo ha sottolineato il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, riguardo all’incendio che ha distrutto ieri il nono piano dell’immobile di piazza Giovanni XXIII. «Grazie anche a questore e comandante provinciale dell’Arma – ha proseguito il primo cittadino – che sul posto hanno seguito le operazioni insieme ai loro uomini, alla Marina Militare, che ha fornito le cisterne aggiuntive di acqua, e ai sanitari, pronti a prestare le cure necessarie». L’immobile è stato fatto sgomberare in attesa delle verifiche sulla sicurezza e gli accertamenti tecnici disposti dalla magistratura. Ventidue sono le famiglie interessate. «L’Amministrazione comunale – spiega la nota di Palazzo di Città – che in tutte le sue articolazioni, ha seguito direttamente le attività di soccorso relative al tragico incendio costato, purtroppo, la vita a una donna. In particolare, la Polizia locale ha prestato il necessario supporto alle altre forze dell’ordine nella gestione della sicurezza intorno all’area del rogo. Anche i Servizi sociali si sono resi disponibili per prestare cure e sostegno pratico e psicologico alle persone e alle famiglie temporaneamente evacuate dalle loro abitazioni che ne dovessero fare richiesta».

UN MURALES MOZZAFIATO

Un’opera realizzata a Taranto selezionata fra le cento più belle al mondo

Titolo: “L’amore è più forte della morte”. Realizzata dall’olandese JDL (Judith de Leeuw). E’ in bella mostra sul muro di un palazzo del quartiere Paolo VI. Ora è candidata allo Street art cities – Best street art awards 2022. Manufatti presenti in novantadue città di trenta Paesi del mondo

7196137_28093353_2aA Taranto uno dei cento murales più belli al mondo. E’ “L’amore è più forte della morte”, opera di Judith de Leeuw (JDL) realizzata per il progetto Trust su un muro laterale di un palazzo del quartiere Paolo VI. Considerata fra le migliori cento opere al mondo, ora è candidata allo Street art cities – Best street art awards 2022. Cento opere presenti in novantadue città di trenta Paesi del mondo.

La selezione è durata dodici mesi. Tanto ci è voluto perché “Street Art Cities” individuasse i cento murales più belli al mondo. Nello specifico, si chiamano “Best Street Art of 2022 Awards” e, in totale, vedono in lizza in totale ben sette opere italiane. Adesso bisogna attivarsi e sostenere l’opera realizzata nel quartiere cittadino di Taranto scaricando l’app gratuita (Street Art Cities).

“L’amore è più forte della morte” è stato realizzato all’interno del Progetto Trust. In sostanza, come scrivono i critici, tutti possono imparare qualcosa dalle persone che non sono più al mondo. In ordine di tempo, quella tarantina è la quarta parete dedicata alla mente del padre di JDL, recentemente scomparso. Artista che ha trascorso il suo ultimo anno promuovendo il messaggio più importante e stimolante al mondo: la presenza fisica che rimane intatta.

Senza titoloUNDICI ARTISTI A TARANTO

Sono stati undici, in tutto, gli artisti, provenienti da ogni parte d’Europa ad aver progettato e successivamente realizzato altrettanti graffiti realizzati sulle facciate dei palazzi dei quartieri di Taranto. Dalle periferie come al centro della città in occasione della terza edizione del progetto T.R.U.St (Taranto Regeneration Urban and Street). E’ dal 2020 che la nostra città figura sulle mappe internazionali per ciò che attiene i siti riservati all’arte pubblica.

Inoltre, da quest’anno Taranto aggiunge alla sua collezione undici nuove opere che vanno ad aggiungersi alle ventidue già presenti.

Della forza espressiva e la mission verso il racconto di temi sociali delle figure e dei volti a firma di JDL (Olanda), abbiamo detto. Queste gli altri protagonisti e le altre opere: Super A, indicato come uno dei migliori street artist al mondo, olandese anche lui, che ha disegnato un personaggio classico dei cartoni animati e della cultura pop per rivelare il suo lato più realistico e umano.

nadia_toffa_progetto_trust_taranto-1670424992530.jpg--E L’INDIMENTICATA NADIA TOFFA

C’è anche un’opera della spagnola Anna Taratiel con la sua astrazione geometrica realizzata per accendere una riflessione sull’ambiente e l’italiano Etsom con la rivisitazione del delfino, simbolo della città di Taranto. Proseguendo con l’omaggio nel quartiere Salinella a cura di Claudio Morne. Un tributo molto sentito in città, dedicato alla giornalista-conduttrice Nadia Toffa prematuramente scomparsa a causa di un male incurabile e che si era battuta fino all’ultimo per una città inquinata dall’industria.

Fra gli altri artisti: l’irlandese Aches, che ha realizzato la sua opera con le tecniche dei sub-pixel e la teoria additiva del colore; Vesod, fra gli artisti più interessanti del panorama italiano; e, ancora, le geometrie, le linee, il lavoro sul lettering e le finestre dell’italiano Joys; la delicatezza espressiva del corpo umano di IOTA, proveniente dal Belgio; l’iperrealismo dedicato ai temi del cambiamento climatico dallo spagnolo Dadospuntocero e il surrealismo, anche questo un “made in Italy”, di Alessandra Carloni. Il progetto T.R.U.St. è organizzato e coordinato dalle associazioni Rublanum e Mangrovie.

«Nutella, che tentazione…»

Francesco Basile, tarantino, Executive creative director di Ogilvy Italia

Lavora per una delle agenzie pubblicitarie più importanti d’Europa, studia e promuove brand italiani che fanno il giro del mondo. «Mi piacerebbe che dopo un anno di lavoro, la mia agenzia fosse soddisfatta del mio lavoro». E di quello della sua collega Lavinia Francia, che gli propone di condividere una prima campagna per Emergency. «Missione compiuta…»

Giuseppe-MastromatteoCome sfondare nel campo della pubblicità, conoscendo perfettamente tutti gli step che portano a una comunicazione della quale si diventa padroni non a caso. Francesco Basile, tarantino, giovane ma con alle spalle già una solida esperienza, più che scoprirsi è stato scoperto dalla Ogilvy Italia. Lui ha mostrato di conoscere la materia, tanto da aver preso parte, oggi in modo ancora più significativo, alle campagne di brand famosi in tutto il mondo, fra questi Nutella e Campari. Due dei tanti marchi curati dall’agenzia Ogilvy che forniscono un autorevole passaporto al “made in Italy”.

Oggi, Francesco, compie un passaggio deciso in avanti. Da poco è Direttore creativo-esecutivo di Ogilvy Italia presieduta da Giuseppe Mastromatteo, presidente e chief Creative Officer. Insieme con Francesco, a rivestire sempre il ruolo di Direttore creativo-esecutivo, una brillante Lavinia Francia. E’ lei che fa scoccare la scintilla collaborativa con il primo lavoro condiviso per conto di Ogilvy: Emergency. Detto, fatto, e, soprattutto, missione compiuta.

«Abbiamo iniziato un anno e mezzo fa – dice Francesco, interpretando anche il pensiero della collega – mettendo insieme stili e background per raggiungere i nostri obiettivi comuni così da dare soddisfazione a Ogilvy». La scelta è stata sicura: non necessariamente assumere una figura esterna, bensì premiare l’impegno di chi conosce l’azienda e ha voglia di crescere con essa. Il rapporto con “Mastro”, come viene affettuosamente chiamato il presidente, non cambia. Si fa più stretto, forse.

roberta-la-selva-600x400CON I VERTICI, TUTTO OK

«Rapporto con Mastromatteo – prosegue Basile – non cambia tanto, considerando che avevamo un rapporto costante; il nostro, “Mastro” compreso, in realtà era già un terzetto per capire i progetti che stavamo affrontando: siamo una estensione in termini di testa e braccia: ogni progetto, oggi, ha sei occhi; affrontare tempestivamente domande ed eventuali problemi è più semplice».

A domanda precisa. Su quale possa essere il primo bilancio di un anno di lavoro. «Ci piacerebbe sapere – la risposta di Francesco – che il mio impegno e quello di Lavinia abbia funzionato e che la nostra agenzia sia ampiamente soddisfatta del nostro lavoro». Già copywriter e art director in Ogilvy Italia, Lavinia Francia e Francesco Basile, si diceva, sono stati nominati a inizio settembre direttori creativi esecutivi dell’agenzia.

«Bello vedere crescere talenti all’interno dell’agenzia e con essi l’energia che anima Ogilvy tutti i giorni», dice Giuseppe Mastromatteo, presidente e chief creative officer di Ogilvy Italia. «Francesco e Lavinia incarnano la visione multidisciplinare che stiamo portando avanti e hanno già dimostrato quanto questa visione possa portarci lontano», aggiunge Roberta La Selva, chief executive officer di Ogilvy.

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«Francesco Basile e Lavinia Francia sono due professionisti dal background diverso e complementare, animati dalla stessa passione e voglia di superarsi, che contribuiranno ad arricchire la visione creativa dell’agenzia e che nel nuovo ruolo sapranno portare nuova ispirazione ai team e ai clienti», ha aggiunto Mastromatteo.

I due nuovi direttori creativi esecutivi oggi affiancano proprio il presidente dell’agenzia nella guida del reparto creativo. Si interfacceranno, tra gli altri, con Armando Viale, creative director di Ogilvy Italia. Riconoscenti per l’attestato di fiducia e di stima, Francesco e Lavinia si sono detti entusiasti. «In particolare per di avere la possibilità di confrontarsi con tanti clienti di respiro nazionale e internazionale, di guidare un team ricco di capacità e di ambizione, di collaborare con tantissimi professionisti provenienti da diversi ambiti della comunicazione, di contaminare con la creatività ogni suo aspetto e ogni opportunità di business».

«ADESSO HO TANTA PAURA!»

Massimo Brambati e i medicinali presi da calciatore

«Assumevo Micoren come fossero caramelle, ora mi affido al Signore». «Col passare del tempo devi vedere l’effetto di certi integratori», aggiunge Dino Baggio. «Dobbiamo chiederci perché si verificano queste morti premature, in un’età piuttosto giovane», l’opinione del romeno Florin Raducioiu

145309054-eed9762f-8197-4e2f-a179-d7781952c1b7Domenica sera durante la Domenica sportiva su Raidue, un breve salotto su un tema che andrebbe approfondito. Quello del doping o presunto tale, esercitato nelle infermerie del calcio. In tv sono in pochi ad assumere posizioni significative. Pochi, nomi che si possono contare sulla punta delle dita di una mano: Massimo Brambati, Dino Baggio, Florin Raducioiu. Dopo la prematura scomparsa di due grandi ex calciatori come Mihajlovic e Vialli, il mondo del calcio torna ad interrogarsi. L’argomento andrebbe trattato con la massima cura, magari ponendo il tema al centro di un lungo dibattito. Sicuramente con ex calciatori, ma anche con chi si occupa di Medicina dello sport, possibilmente non legato a questa o a quella federazione.

E non per mancanza di fiducia, ma per avere un’idea complessiva e finalmente totale di cosa abbia potuto rappresentare fare ricorso ad “aiutini”, una volta consentiti, ora banditi categoricamente, per ottenere prestazioni sportive superiori a quelle degli avversari. Così si va dal Micoren, «che assumevo come fossero caramelle» dice Brambati, a diserbanti e «flebo di color rosa» secondo Baggio. Ma Brambati nel suo intervento al “Processo” televisivo su 7Gold, ha pure aggiunto: «Certe cose che ti portavano a prestazioni straordinarie dovevi prenderle, altrimenti il primo ad arrabbiarsi era il tuo allenatore».

3378808-69056428-2560-1440ZEMAN, LOTITO…

«Anche nel calcio c’è del marcio – dice il giornalista Pier Augusto Stagi, in una riflessione su TuttobiciWeb – quindi doping: ma non è una notizia, anche perché, è bene ricordarlo, così tanto per rinfrescare le memorie, l’Acqua Acetosa nel 1998 fu chiusa per provette di calciatori sparite o mai processate. Oggi riaffiora preoccupazione (eufemismo) dopo le gravi perdite di Mihajlovic e Vialli. Il presidente della Lazio Claudio Lotito è stato il primo ad alzare la testa e a dire una cosa simile a quella di Zeman sempre nel ’98. Il boemo all’epoca ammonì tutti con il celebre “il calcio deve uscire dalle farmacie…”, Lotito ha ripuntato il dito accusatorio dopo la morte di Mihajlovic con un “forse queste malattie sono legate alle cure dei calciatori”».

Dino Baggio, ex giocatore, tra le altre, di Juve, Inter, Lazio e Parma oltre che della Nazionale, e Florin Raducioiu, l’ex attaccante rumeno di Bari, Verona, Brescia e Milan. «C’è sempre stato l’antidoping – ha spiegato l’azzurro ad Andrea Schianchi sulla Gazzetta dello Sport – comunque sia, robe strane non sono mai state prese perché c’è sempre una percentuale che tu devi tenere. Però col tempo bisogna vedere se certi integratori fanno bene oppure no».

Se si trattava sempre di sostanze lecite? Chiaro che sì, assicura Dino Baggio. «Sì. Integratori, per la maggior parte. Figuratevi se i medici ci davano sostanze dopanti: avevamo controlli ogni tre o quattro giorni. No, semplicemente vorrei sapere dagli scienziati se gli integratori che prendevamo, a lungo andare, possono creare problemi nel nostro corpo. Sono preoccupato, lo ammetto. Tanti morti, persone ancora giovani, non sono normali. Un’indagine seria andrebbe condotta».

07cf2a43-0259-418a-950a-529d10cbabe4«TROPPE MORTI PREMATURE»

E poi c’è Florin Raducioiu. «Dobbiamo chiederci perché si verificano queste morti premature, in un’età piuttosto giovane – ha detto l’ex attaccante rumeno ai microfoni di ‘Sport Report’ su Orange Sport – Sono sincero, anche io ho preso dei medicinali e parlerò con il medico che ci seguiva per sapere che sostanze ho preso. Ci hanno detto che erano vitamine, glucosio. Ricordo che la sera prima della partita in albergo facevamo flebo con questo liquido rosa. A Milano prendevamo altre cose, pillole. L’ho detto prima e dopo la morte di Gianluca Vialli, c’era anche Gheorghe Popescu».

Infine ancora Brambati, uno molto schietto quando si tratta di parlare di calcio e non solo di calcio. Torna sui medicinali e la dice tutta. «Anche io ho paura», ha dichiarato al “Processo” su 7Gold l’ex calciatore, tra le altre, di Bari, Torino, Empoli, Lucchese e Palermo. «Lo dissi venti anni fa, e ricevetti una lettera della Figc che mi minacciava perché avevo detto in tv che prendevo Micoren come caramelle e avevo prestazioni eccezionali: ora sono nelle mani del Signore». E non che tutto questo non fosse vero. Ma, magari, con quella lettera la Figc chiedeva al calciatore di non creare allarmismi. Ipotesi. Fatto sta che stiamo vivendo un altro momento buio del calcio. Specie in Italia, dove a tenere banco non è solo il doping amministrativo di alcune squadre della massima serie. Ma anche quello che forse, e sottolineiamo forse, preoccupa più di ogni altra cosa: la salute. La salute, che rappresenta in assoluto il valore in assoluto più importante, rispetto ai bilanci delle società sportive.

«DIECIMILA EURO AI BISOGNOSI»

Alfredo Longo, sindaco di Maruggio, rinuncia a mesi di stipendio

Con un provvedimento parte dei suoi guadagni verranno distribuiti a quanti vivono in difficoltà. «Non navigo nell’oro, ma è bene che la politica cominci a operare per il bene dei cittadini», ha scritto sui social. «Opererò per la mia città, ma tornerò a svolgere la mia attività professionale»

5420799_b7b8f9_768x481«A volte bastano poche righe per provare a fare la differenza». La differenza la fa la scelta del “da che parte stare”: da quella dei forti, privilegiati da un ruolo, un posto di lavoro che per un periodo è stato definito “da casta”; oppure, dalla parte dei più deboli, quei cittadini che già riuscivano a malapena ad arrivare alla fine del mese e che, a causa del covid, dei conflitti bellici fra Russia e Ucraina, vivono situazioni ancora più drammatiche per via del “carovita”.

E allora, Alfredo Longo, sindaco di Maruggio, cittadina in provincia di Taranto, senza pensarci due volte, prende carta e penna e riporta nero su bianco un provvedimento che da una parte scalpore – quanti politici o rappresentanti le istituzioni lo avevano fatto finora? – dall’altra grande ammirazione.

Il sindaco di Maruggio, dunque, chiama il responsabile della Ragioneria e comunica il suo proposito: decurtarsi lo stipendio di diecimila euro, denaro che poi sarà ripartito a quelle famiglie che vivono nel disagio.

Piazza-Maruggio«QUANTA SOFFERENZA»

Longo, ai suoi concittadini e quanti condividono l’amicizia sui social, comunica questo suo proposito attraverso un messaggio che posta sul suo profilo Facebook. «In quest’ultimo mese – scrive il sindaco – ho incontrato tanti concittadini che, con grande dignità, mi hanno confidato le loro difficoltà». Il riferimento, evidente, è a quelle famiglie, e non sono poche, che in un momento di grave crisi economica hanno non poche difficoltà ad onorare bollette, prestiti, mutui.

Il primo cittadino di Maruggio prosegue nella sua analisi social. «Ho provato a dare una mano fin dove ho potuto ma trovo assurdo che un Paese come l’Italia si sia ridotto in questo stato: se la politica non riesce a dare risposte allora almeno provasse a dare l’esempio».

Nella sua analisi, aggiunge un altro elemento, se non altro per sconfessare chi pensa che il sindaco abbia tanti soldi e possa permettersi perfino di rinunciare a diecimila euro, che non sono proprio bruscolini. Ammette, infatti, di non navigare nell’oro, ma che ha deciso non vivere di sola politica continuando a svolgere la propria attività professionale per sostenere la propria famiglia. «So bene che la legge mi permette di aumentare la mia indennità – ha concluso Longo – ed è giusto che un sindaco sia correttamente retribuito per tutte le responsabilità».

Alfredo-Longo-sindaco-di-Maruggio-e1591723390706MAGARI FOSSE UN ESEMPIO…

Da qui la comunicazione al responsabile del Servizio di ragioneria al quale, scrive il sindaco di Maruggio «ho chiesto, per questo 2023, una decurtazione di diecimila euro dal mio stipendio per destinarli all’emergenza carovita, al fine di contribuire alle necessità dei miei concittadini. So che non è molto ma l’importante è fare la propria parte: a volte sarà scomodo, a volte impopolare ma il mondo cambierà con il nostro esempio e non con la nostra opinione». Se ci sono buoni propositi da registrare in questo 2023 appena iniziato, quello del sindaco di Maruggio è sicuramente fra questi. E se altri politici o rappresentanti di istituzioni cominciassero a prendere esempio, non sarebbe male. Intanto, egregio sindaco, a lei va un sentito ringraziamento per quello che ha fatto in modo concreto.

Ci piacerebbe capire anche qual è stato il ragionamento, il gesto, l’episodio che in un attimo l’ha convinta che sottoscrivere la rinuncia a diecimila euro del suo stipendio, fosse la cosa giusta. Ma forse chiediamo troppo, la sensibilità fa parte della sfera del privato e, a noi, va già bene così. Accipicchia se va bene così.

LOLLO’, ADIEU!

Gina Lollobrigida e quel giorno a Taranto

L’attrice scomparsa nei giorni scorsi tagliò il nastro della Nuova Sem, locale storico della città. Affascinata dal lungomare e dall’accoglienza. Cronaca di un giorno speciale, fra politici e aneddoti

Gina Lollobrigida-11Addio a Gina Lollobrigida, scomparsa lo scorso 16 gennaio, legata per un breve tratto della sua e della nostra storia, a Taranto. Un legame, all’apparenza formale, che diventa affetto sincero non appena la grande attrice, anche fotografa di alta classe, mette piede in città.

Addio a una grande star del cinema. Per tutta l’Italia “la barsagliera” di “Pane amore e fantasia”, per i francesi “Lollò”, per via di un affascinante decolleté che a Hollywood farà ammattire più di qualche star del cinema.

Sabato 30 aprile del 1988. Alla grande attrice che, fra gli altri film interpretò non a caso “La donna più bella del mondo”, viene proposta l’inaugurazione de “La Nuova Sem”. I locali, appena due anni prima, sono stati acquistati dal dott. Amerigo Senatore, titolare della clinica San Camillo. E’ il sindaco di allora, Mario Guadagnolo, a convincere il medico all’acquisto dell’immobile che aveva chiuso i battenti il 29 ottobre del 1984. Solo un paio di formalità da espletare: fare di via D’Aquino una zona pedonale e convincere gli eredi Semeraro e Messinese a cedere “a titolo gratuito” il nome di uno dei ritrovi storici della città (l’altro era stato il Caffè Greco). Missione compiuta: il primo cittadino a un “centro off limits” ci aveva già pensato un paio di anni prima; nessun problema per il blasone. Avanti tutta.

gina lollobrigida avvocato 1TAGLIO DEL NASTRO

Taglio del nastro della Nuova Sem. Al mattino c’è anche il sottosegretario Gaetano Gorgoni. L’invito all’evento è stato esteso anche a presidente della Regione, a parlamentari, ai sindaci delle principali città pugliesi. E’ presente il pittore Remo Brindisi, autore insieme con Walter Scotti dei quadri che abbelliscono le sale dei nuovi locali. Oltre al bar, servizio ai tavoli, una sala da thè, un “free flow” (ristorazione libera), ristorante, piano bar, sale ricevimento, convegni e incontri di lavoro.

Periodo concitato quello sul finire degli Anni Ottanta. La città non vuole perdere il suo simbolo. Senatore compie un’altra richiesta alla Sodexho (nel tempo, la società francese che ha raggiunto un accordo sulla gestione dei locali rinuncerà all’“h”). Anzi, giacché c’è, il medico di richieste ne avanza due: ad inaugurarla deve essere una star del cinema, possibilmente Gina Lollobrigida, dalla quale è letteralmente affascinato e, per una “serata fra amici”, gradirebbe la presenza di Bruno Martino, grande autore e cantante confidenziale. Il popolare crooner è stato l’interprete della prima canzone che Senatore aveva dedicato alla futura moglie: “Odio l’estate”. Trattative non semplici, anzi piuttosto laboriose.

Ma va tutto va bene. Interviene l’attrice Maria Sorrento che conosce personalmente Gina Lollobrigida e il suo agente. Qualcuno è scettico, la Sorrento, dimostra carattere: è disposta a giocarsi qualsiasi cifra sulla presenza della “bersagliera” a Taranto. Tira fuori il blocchetto degli assegni a dimostrazione di un primo accordo che avrebbe raggiunto con la madrina della Nuova Sem. Non c’è bisogno di formalizzare. Va tutto come pronosticato dalla stessa attrice, qualcuno le porge le scuse. Maria Sorrento accompagna personalmente la Gina nazionale nella doppia inaugurazione, la prima alle 11.00, riservata a politici e istituzioni, la successiva, alle 15.00, per la città. E’ quest’ultimo – non se ne abbiano a male le autorità del tempo – il momento più bello. E’ un’intera città che applaude una stella del firmamento cinematografico.

GN4_DAT_35332258.jpg--gina_lollobrigida_e_la_puglia__nascita_di_una_diva«BELLA CITTA’, DAVVERO…»

«Proprio una bella città – sussurra la Lollobrigida – quel lungomare, poi, ce ne fosse uno così a Roma, la gente diventerebbe matta…». Basterebbe questo per sentirsi gratificati. La Lollò ha un fascino intatto. Indossa un un tailleur beige, una camicetta rossa, un fiocco che fa pendant e raccoglie sulla nuca capelli rossi. Degni della Fata Turchina interpretata nel “Pinocchio” televisivo di Luigi Comencini con Nino Manfredi.

Non finisce qui. «Mi sembra di passeggiare sulla Croisette…», aggiunge. E’ il boulevard che costeggia il litorale di Cannes, dove l’attrice è stata più volte ospite in più di un’occasione. «Questi tappeti che fanno da guida fino all’ingresso dei nuovi locali, poi, emozionano: li avranno studiati per La Nuova Sem, non per me…». E, invece, come spesso accade, la verità sta nel mezzo. Ai tarantini sta a cuore il locale storico della città che rischiava la chiusura (purtroppo avverrà qualche anno dopo), ma anche la stessa Gina Lollobrigida. L’attrice, poi, ha un’immagine di statura internazionale, così se un giorno dovesse trovarsi a parlare con colleghi e altre personalità di una città bella, che l’ha stupita e accolta come si conviene a una star, non avrà problemi ad indicare fra le sue preferenze anche Taranto. E parlarne bene, lungomare e centro cittadino pedonale compresi.

gina-lollobrigida-woman-of-straw-supplied-by-photos-inc-still-publicationxinxgerxsuixautxonl«CONNERY, FASCINO E RISPETTO»

Mi tocca scrivere un pezzo di colore per il Corriere del giorno, approfitto del momento. Come dicono a Milano, la butto lì. Approfitto mentre visita i locali, la seguo con una targa che le consegnerà Guadagnolo. “E’ una grande attrice – provo a blandirla – ma anche la bellezza ha avuto il suo ruolo…”. «Quella, la bellezza, la bruci nei cento metri, poi svanisce: la carriera è una maratona, oltre alla presenza devi saper fare il tuo mestiere». Il sindaco stringe un po’ di mani, si intrattiene a distanza.

La Lollobrigida ha lavorato con Sinatra, Lancaster, Curtis, Bogart, Connery. “Signora Lollobrigida, continuano a farle la corte, ma fra gli attori di Hollywood chi ammira?”. Lei, elegante, col sorriso. «Mi sta facendo un’intervista?». “Confesso, sono un giornalista, coordino l’evento, ma sono un appassionato di cinema: era una mia curiosità”, giustifico. «Sean Connery, ma non solo per la bellezza, come attore e come persona, grande rispetto sul set…». Fine delle trasmissioni. Per un giornalista è un po’ come per un investigatore avere indizi importanti. C’è tutto per fare un grande servizio.

A cura della redazione

ANCHE I RICCHI PIANGONO

Jack Nicholson si è isolato, si teme la demenza senile

L’attore tre volte Oscar, dodici candidature, non avrebbe più contatti con l’esterno. Vive nella sua villa di Beverly Hills, dove incontra i figli Ray e Lorraine. Gli amici temono che la casa, un tempo appartenuta a Marlon Brando possa provocare una involuzione sociale

325733145_1795482414142047_7115078866835225743_nJack Nicholson, una delle ultime star di Hollywood, si è isolato. Non esce più dalla sua villa di Beverly Hills, i suoi amici hanno notizie sul suo stato di salute sempre più frammentarie. Addirittura c’è chi, secondo proprie fonti, sostiene che il tre volte Premio Oscar (“Qualcuno volò sul nido del cuculo”, “Voglia di tenerezza” e “Qualcosa è cambiato”) possa essere affetto di demenza senile. Altri amici temono possa fare la stesa fine di Marlon Brando, altro mito del cinema, si possa lasciare andare senza richiedere assistenza. E’ la maledizione di chi vive in un mondo a parte, quello della celluloide e viene, spesso, considerato per quello che rappresenta al momento e successivamente isolato non appena la popolarità va sbiadendosi.

Deve essere successo questo a Nicholson, carattere forte, estroverso e fuori dagli schemi, che sul viale del tramonto ha voluto tirare le somme fra gli amici veri e quelli presunti. Ma dalle supposizioni passiamo ai fatti. Alle notizie che circolano su un grande mito del cinema. Ne ha scritto in questi giorni il Corriere della sera nella sua pagina di spettacoli riprendendo fonti d’agenzia. Nella sua puntuale analisi, il quotidiano italiano più letto, scrive di un Jack Nicholson chiuso in casa sua e allontanatosi dal mondo e dagli amici di sempre tanto da temere che l’attore possa morire da solo.

322971586_5316026708503827_7279513521935900805_nRADIO HOLLYWOOD…

La fonte principale è uno di questi amici che avrebbe reso le sue preoccupazioni a RadarOnline, facendo notare che da più di un anno l’attore non si vede in pubblico. L’ultima volta di Nicholson, fotografato fra la gente, risale all’ottobre del 2021, in compagnia del figlio Ray a una partita di basket. Dal suo canto, i vicini fanno sapere che «Jack non esce più». Fisicamente starebbe bene, ma, si ipotizza, «la sua mente potrebbe aver subito dei contraccolpi», sostiene una fonte elencando, tra le preoccupazioni, quelle di una possibile demenza senile (smentita in passato).

L’ultimo film in cui Jack ha sostenuto un ruolo risale al 2011. Fra gli interpreti di una commedia romantica («Come lo sai») insieme con Reese Witherspoon, Paul Rudd e Owen Wilson. Risale al 2013 la scelta dell’attore di non accettare più copioni. «Problemi di memoria, non ricorda più le sue battute», sarebbero state le risposte per evitare le insistenze da parte di registi e produttori.

Una sola moglie, l’attrice Sandra Knight, Nicholson ha avuto molte relazioni, tra queste: quella con la cantante Michelle Philips (Mamas and Papas) e l’attrice Angelica Huston.

Ultima compagna ufficiale di Nicholson, da quanto si apprende dalla stampa americana, l’attrice Lara Flynn Boyle, relazione però conclusasi più di venti anni fa. Sando alle fonti che danno l’attore in un volontario isolamento, Nicholson trascorrerebbe ora il tempo chiuso nella sua villa, acquistata proprio dall’amico Marlon Brando.

325326828_3566132813620495_389104031794040614_nE SE FINISSE COME BRANDO?

A proposito di Brando, proprio gli amici di Nicholson temono che «o spirito del luogo possa influenzare la presunta involuzione sociale di un artista che un tempo faceva della vita movimentata il suo status. star dalla vita sociale un tempo molto movimentata. «Gli amici di Jack fanno paragoni – scrive il Corsera – i figli Ray e Lorraine, che non gli fanno mancare l’affetto sono rimasti il suo unico contatto col mondo».

Nicholson è uno dei tre attori ad essere stato candidato (dodici volte!) agli Oscar per film prodotti in cinque decenni: gli anni sessanta, settanta, ottanta, novanta e duemila. Ha vinto sette Golden Globe e ha ricevuto il “Kennedy Center Honor” nel 2001. Nel 1994 è diventato uno degli attori più giovani ad essere insigniti del Life Achievement Award dall’American Film Institute.

Tra gli altri film in cui ha recitato vi sono il road movie Easy Rider (1969), il neo-noir Chinatown (1974) e il drammatico Professione: reporter (1975). Inoltre, ha interpretato Jack Torrance nel film horror Shining di Stanley Kubrick (1980), il Joker in Batman di Tim Burton (1989) e Frank Costello nel thriller drammatico The Departed – Il bene e il male di Martin Scorsese (2006).

MA QUANTO E’ BELLO IL SALENTO?

Ancora reportage positivi dagli Stati Uniti

Il New York Times descrive il fascino della nostra terra. Le province di Taranto, Lecce e Brindisi. Le masserie, i trulli, le spiagge e il mare infiniti. Da qui in poi l’incoronazione del Tacco d’Italia come la regione più bella del mondo

ostuni-2681560_960_720Forse torniamo sull’argomento. Un po’ per compiacerci, in quanto pugliesi, ma un po’ anche per seguire reportage e cronaca sui posti più belli e incantevoli del mondo. Se, si dice, tutte le strade portano a Roma, è anche vero che molti degli indizi raccolti su internet portano alla Puglia, meglio ancora al nostro Salento.

Poi, quando a certificarne la bellezza non è un giornale locale, con tutto il rispetto per la cronaca di provincia, o un magazine che di “mestiere” promuove il turismo, un po’ qua e un po’ là, ma nientemeno che il New York Times, allora non possiamo che lasciarci andare a considerazioni entusiastiche.

“Vuoi vedere che viviamo davvero nel posto più bello al mondo?”, ci domandiamo allora. Così, fra i tanti siti che riportano, promuovono i reportage del quotidiano americano che tanti film e romanzi ha ispirato, sfogliamo l’aggiornatissimo nanopress.it, un sito nel quale trovate tutti gli aggiornamenti su qualsiasi viaggio intendiamo fare. Stavolta, la bellezza di cui si parla è praticamente sotto casa. Non abbiamo bisogno di contattare agenzie, usare card per prenotare questo o quel posto: la destinazione del nostro prossimo viaggio, non se ne abbiano a male gli invidiosi, è quella del massimo profitto con il minimo sforzo. Il Salento, si diceva.

otranto-2447733_960_720BELLEZZE MOZZAFIATO

Il nostro è un Paese bellissimo, questo lo sappiamo e non abbiamo alcuna difficoltà ad ammetterlo. Così, quando i complimenti arrivano direttamente dall’estero, conseguendo risultati straordinari come i primi posti nelle classifiche di tutto il mondo, il nostro patriottismo comincia a far palpitare il cuore: secondo il New York Times – come avevamo riportato in un altro “domenicale” – l’Italia possiede una delle regioni più belle del mondo: la Puglia.

Più in particolare, la penisola più bella al mondo è il Salento, terra tra il mar Jonio e il mare Adriatico. E’ noto a tutto il mondo, è il caso di dirlo, che la Puglia è ricca di spiagge favolose e villaggi suggestivi, ma secondo anche occhi esterni c’è tanto e tanto ancora da vedere. Il

La giornalista americana del New York Times, non ha dubbi, scrive di un territorio avvolto dalla magia, tanto da suggerire – non solo ai suoi connazionali – che trascorrere una ricca vacanza nel Salento è qualcosa da prendere in seria considerazione.

Arrivare in Salento in auto – scrive nanopress.it – fa capire quanto sia lunga la Puglia, ma arrivare alla punta del Tacco d’Italia ne vale decisamente la pena. Con la sua coltre di ulivi, i muri a secco e le acque azzurre, questa regione è davvero incantevole. Non solo il cibo, ma anche le spiagge, i villaggi e le città. In effetti, non manca nulla. Anzi, c’è qualcosa di speciale.

alberobello-3645181_960_720SCRIVE IL NEW YORK TIMES…

Ondine Cohane, è lei la giornalista del New York Times, venuto in Puglia per i suoi reportage, ma anche in vacanza – evidentemente influenzato dai suoi stessi resoconti – tredici volte volte negli ultimi quindici anni, da queste parti c’è qualcosa di magico. La giornalista, affascinata da tutto il Salento, si spinge oltre: sembra di essere su un’isola, scrive. Forse perché si è circondati da due mari, tanto che ogni giorno si può decidere da che parte andare: a seconda di come soffia il vento.

Tutto il Salento, dunque, non solo quello che affaccia sul mare, esercita grande fascino. Anche l’entroterra offre una bellezza dietro l’altra: cittadine come Nardò, Otranto, la stessa Lecce, ma anche la provincia di Taranto con Martina Franca, Crispiano, Grottaglie, Manduria, proseguendo con la provincia di Brindisi, da Locorotondo ad Ostuni, fino ad Alberobello (Bari). Masserie trasformate in resort di lusso, dimore storiche, trulli, la proverbiale ospitalità degli abitanti e il cibo delizioso. E naturalmente le spiagge, dalle Marine di Leporano, Lizzano, Pulsano e San Pietro in Bevagna, proseguendo per Porto Selvaggio, Torre San Giovanni, Castro Marina, Punta Prosciutto e i laghi Alimini. Queste le bellezze marine di cui ha scritto il New York Times.

Un Salento che offre il piacere sotto molte forme. Una regione bellissima e accogliente che sta interessando sempre più l’attenzione dei turisti stranieri, in particolare provenienti dagli Stati Uniti. Di sicuro il New York Times ha fatto il suo, ma questo ennesimo reportage deve farci comprendere quanto sia il bello di casa nostra. Tanto che sarebbe utile guardare le nostre bellezze con occhi diversi, una volta tanto come fossimo turisti in casa nostra.

«Rispetto per la donna!»

VALENTINA/“Differenza Donna” interviene a difesa del “sesso debole”

«In tv non si possono far passare concetti in cui l’uomo deve sopraffare con gesti e fisicamente la propria compagna». Nell’occhio del ciclone un programma televisivo, ma bisognerebbe preoccuparsi anche di altre fasce d’ascolto in cui viene messo alla gogna chi non ha strumenti di difesa. Caso segnalato all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom)

DSC_2074-1-002Televisione, maneggiare con cura. Fare tv, non è per tutti. Maria De Filippi, finita con il suo programma “C’è posta per te” in una gogna mediatica forse un po’ esagerata, è una che la tv non solo sa farla, ma conosce anche le dinamiche che portano a dibattiti che cominciano sui social e puntualmente finiscono sui giornali, da quelli online ai cartacei. Cosa ne scaturisce, e Nostra Signora degli Ascolti lo sa perfettamente: che la trasmissione beneficia di una pubblicità gratuita. Che sia un bene o un male, questo sarà assodato più avanti, anche se una conduttrice come la De Filippi, così amata e così scaltra, ne uscirà come sempre vincitrice. E’ la tv, bellezza, avrebbe detto il Bogart del film “L’ultima minaccia”, e tu non puoi farci niente.

Dunque, consideriamo in questo angolo di “Storie”, quanto segnala l’ottimo “Open”, giornale online fondato da Enrico Mentana: le tv dovrebbero avere più rispetto dei più deboli. Pertanto non è un processo al programma più seguito di Canale 5. Ce ne guarderemmo bene, del resto non siamo l’Aldo Grasso di “TeleVisioni” (Corriere della sera). E’ solo il punto di partenza per porre l’indice sulla tv in generale, come cioè certe cose andrebbero gestite. Detto che gli attriti nei programmi televisivi sono spesso voluti, istigati da autori e conduttori, diciamo che l’episodio accaduto nella prima trasmissione dell’anno di “C’è posta per te”, è il pretesto per parlare di comunicazione. Per fare sensazione, potremmo titolare “Comunicazione, questa sconosciuta”. E, invece, la conosciamo talmente bene, che molti approfittano dei malintesi per fare ascolti e aprire dibattiti. Accade di solito alle trasmissioni che nessuno si fila: buttarla in caciara è l’ultimo tentativo per far conoscere la propria esistenza, prima della chiusura per ascolti bulgari.

maria_de_filippi_amici_2021_ufs.jpgTV SUL BANCO DEGLI IMPUTATI

Dunque, parliamo della tv sul banco degli imputati. La trasmissione finita nell’occhio del ciclone inscenerebbe «misoginia senza un intervento da parte della conduttrice». La segnalazione è da parte di “Differenza Donna”, organizzazione non governativa, che segnala la puntata del programma della De Filippi (7 gennaio), protagonista una coppia romana e un «matrimonio interrotto», il loro, all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom).

Per l’Organizzazione “Differenza Donna” che da luglio 2020 gestisce il 1522 (numero nazionale antiviolenza e antistalking attivato dal Dipartimento per le Pari Opportunità), la trasmissione avrebbe «divulgato una relazione sentimentale connotata da sopraffazione, denigrazione e mortificazione dell’uomo sulla donna, rappresentando una dinamica misogina delle relazioni in assenza di qualsivoglia intervento correttivo da parte della conduttrice».

Valentina, questo il nome della protagonista del racconto, aveva chiesto l’intervento della trasmissione per riconquistare il marito, Stefano, dopo averlo tradito, convinta, pare, di essersi innamorata di un altro uomo.

E’ il racconto che precede la decisione di lasciarsi ad aver provocato nel pubblico, e poi in rete, reazioni critiche sulla relazione «tossica» – così viene definita dalla Ong – tra i due. Una relazione e un modus operandi comunicativo sul quale anche, udite udite, anche Chiara Ferragni e Fedez avevano potato un commento. «Per noi è la tossicità fatta a persona», avevano dichiarato in un video. Valentina in trasmissione aveva raccontato di aver fatto qualsiasi passo per dimostrare «di essere perfetta come moglie, mamma e come donna di casa: lavavo pulivo stiravo badavo ai figli, li crescevo e facevo trovare tutte le sere un pasto caldo a mio marito».

c38ce6b0-9404-472c-9958-ba4f2c8edd7b«VESSATA DA QUATTRO ANNI»

Da quattro anni a questa parte, però, secondo Valentina, suo marito Stefano avrebbe iniziato a trattarla male, dandole dell’«incapace, della stupida, nonché della persona inutile». Tutto ciò anche davanti ad estranei. Il marito sarebbe arrivato addirittura a dire alla donna: «Impara a fare subito quello che ti dico». Nel programma si raccontano altri episodi in cui il marito sminuisce Valentina davanti ai figli. A causa di un parcheggio sbagliato, addirittura, le avrebbe tirato addosso il seggiolone della bambina. Nonostante questi episodi, però, Valentina si sarebbe rivolta alla trasmissione televisiva per ricucire il rapporto con il marito e convincerlo a tornare a casa.

Una vicenda, quella di Valentina e del marito, come segnala “Differenza Donna”, se aderente alla realtà sarebbe stato un fatto di per sé grave. Perché, in particolare, la tv avrebbe «riprodotto e legittimato in un vasto pubblico, quale è quello di un programma di prima serata del sabato, trattamenti inaccettabili che configurano se abitualmente riprodotti nelle relazioni, reati molto gravi che offendono beni giuridici di rango costituzionale». Questa la denuncia, alla quale ci associamo. “Differenza Donna” fa bene a trattare episodi che danneggiano il sesso cosiddetto debole, ma noi ci permetteremmo di allargare il campo anche alle trasmissioni serali che usano le fasce deboli strumentalmente, per scopi populistici e politici. Insomma, le altre Ong, le altre categorie, si facciano sentire. E se sono già presenti, alzino il tono – come fanno spesso in studio e nei collegamenti esterni gli ospiti… – per chiedere il sacrosanto rispetto di chi non ha gli strumenti per farlo.