Risparmiano e inviano più denaro a casa

Gli immigrati venuti dal Bangladesh inviano in patria mediamente cinquecento euro al mese. Commercio al dettaglio, lavapiatti e apprendisti cuochi, “fiorai”, donne impegnate come badanti e nelle imprese di pulizia. Si difendono romeni, filippini, pachistani e senegalesi. Mancano i cinesi, che oggi investono di più in Italia (e impegnano canali di spedizione più “prudenti”).

Bengalesi, primi. Anche stavolta sono loro a guidare l’elenco di quel fiume di denaro che scorre dal nostro Paese con destinazione la terra d’origine dei migranti. Spediscono a casa, una media di cinquecento euro al mese (856milioni di euro complessivi). Lo scorso anno, dall’Italia, erano usciti complessivamente oltre sei miliardi di euro. Quest’anno, a causa del Covid-19, il primato appena conseguito non potrà essere perfezionato, anche se questi ospiti stanno lavorando a un Piano B. Non possono, di colpo, tagliare i “viveri” per le proprie famiglie. In un prossimo studio, scopriremo il modo in cui si saranno ingegnati gli amici venuti dal Bangladesh.

Insomma, anche stavolta gli immigrati bengalesi, bangladesi o bengalini che dir si voglia, sono saliti sul gradino più alto fra quanti spediscono a casa i propri guadagni, piccoli o grandi che siano, realizzati in Italia. Non si fermano davanti a nulla, sono concentrati nell’arco della giornata a portare a casa (e poi indirizzarlo nel proprio Paese) anche un solo pugno di euro. Attenzione, i bengalesi non stanno con il cappello in mano davanti ad un supermercato o ad un bar. Loro, i soldi, vogliono guadagnarseli con il lavoro, dunque con il commercio, piccolo, fatto di piccoli oggetti, bigiotteria e dintorni, lavapiatti o apprendista cuoco; per le donne imprese di pulizia o un posticino da badanti. E poi il mercato più in vista, più florido – per restare nel paragone – ci verrebbe da dire: quello dei fiori, delle rose da regalare alla propria amica, compagna, signora, ospite in un ristorante. Alzi la mano, fra gli italiani, chi non si è lasciato sedurre dal piccolo gesto floreale.

CINESI, DOVE SONO?

Cosa vuoi che siano tre euro, si sarà detto: come rinunciare all’amaro, in cambio di un gesto da gentiluomo. Questo lo sanno gli italiani, come lo sanno i bengalesi, che invadono benevolmente le corsie serali delle coppie sedute al tavolo di un bar, di una trattoria o un ristorante. Lo fanno con un sorriso, non se la prendono se la loro educazione viene ricambiata con un “…amico, accomodati fuori, grazie!”, pronunciato da titolare o personale dell’attività di ristoro. Bengalesi, primi dunque. Insieme con i bengalesi, nell’ordine fissato da uno studio svolto dalla “Fondazione Leone Moressa”, romeni, filippini, pachistani e senegalesi.

Bengalesi, romeni, filippini, pachistani e senegalesi. Non manca qualcuno in questo primo elenco? I cinesi, per esempio. Vero, è curioso che non siano in testa o, comunque, in coda e invece abbiano registrato un vistoso calo in verticale. Fino a meno di una decina di anni fa, la Cina guidava, solida, la classifica: oltre due miliardi di euro inviati ogni anno. Poi, la svolta, la Cina ha registrato una caduta improvvisa a partire dal 2013, per poi avere un calo progressivo fino a scivolare ad un virtuale quarantasettesimo posto (solo undici milioni di euro inviati in patria).

Molteplici, spiega lo studio, le ragioni di questo calo. Intanto un numero maggiore di investimenti in Italia, ma sicuramente anche un cambio nei canali utilizzati per le transazioni di denaro, con un maggiore ricorso a strumenti informali o non tracciabili (non necessariamente illegali).

Per il secondo anno consecutivo, il Bangladesh si conferma il primo Paese di destinazione, si diceva, con 856 milioni di euro complessivi con una impennata del  più 20%, mentre negli ultimi dieci anni avevano triplicato i flussi, con un aumento superiore al 200%.

ASIA FRA I PRIMI DIECI

Secondo Paese in questa singolare classifica, la Romania, che però registra un calo, un meno 10% rispetto all’ultimo anno. Tra i primi dieci Paesi, cinque sono asiatici: detto del Bangladesh, in questa graduatoria troviamo anche Filippine, Pakistan, India e Sri Lanka. Proprio i Paesi dell’Asia meridionale hanno registrato una impennata. Il Pakistan, per esempio, è cresciuto del 15% nell’ultimo anno e del 350% negli ultimi dieci. Bel colpo.

In media, ogni immigrato ospite nel nostro Paese, nel corso dello scorso anno ha inviato a casa una somma di poco inferiore ai 1.200 (100 euro al mese). Mediamente, invece, ogni cittadino del Bangladesh ha inviato in patria oltre 6mila euro (più di 500 euro al mese). Oltre 200 euro al mese sono stati, invece, spediti dai cittadini delle Filippine, del Pakistan, del Senegal e dello Sri Lanka.

Ancora un dettaglio sulle regioni che guidano questa classifica. In testa Lombardia (1,4 miliardi) e Lazio (939 milioni). A seguire, Emilia Romagna e Veneto (a testa, oltre 500 milioni di euro spediti). Ancora un dato da analizzare, secondo lo studio della “Fondazione Leone Moressa”. Sulla base degli ultimi dieci anni, la regione Lazio, è stata quella ad avare un calo maggiore (– 54%). I flussi più imponenti, evidentemente, sono quelli registrati a Roma (815 milioni) e Milano (694 milioni).