Baba, l’Italia e il sogno di diventare attore

Ha 20 anni Baba, un sorriso mite e sogna di diventare un attore. «Mi piace tantissimo Chuck Norris» racconta con una timidezza disarmante e gli occhi pieni speranza. È scappato dalla Guinea, ha lavorato in Algeria, è stato persino in prigione in Libia, ma nelle sue parole, la sofferenza passata sembra aver lasciato il posto ai sogni. Da costruire piano piano, un passo alla volta. Magari partendo dalla scuola: «Da quando sono a Costruiamo Insieme ho deciso di lavorare per costruire una nuova vita: qui ho tutto quello di cui ho bisogno e le persone hanno tanta umanità nei nostri confronti. Vado a scuola tutti e quando finisco di studiare vado in giro a cercare lavoro: non voglio stare senza far nulla, non mi è mai piaciuto».

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Il suo italiano è incredibilmente ricco pur essendo in Italia da meno di un anno. Il suo viaggio è iniziato in Guinea: «la gente moriva a causa dell’ebola e ho capito che non potevo rimanere lì. Ho deciso di andare via e poco dopo ho scoperto che la malattia aveva ucciso mio padre e le mie dorelle. Mio fratello per fortuna è riuscito ad andare via anche lui e ora è in Senegal». Anche Baba è stato in Senegal, poi in Algeria e infine in Libia: «siamo stati arrestati senza motivo e per quattro mesi sono sopravvissuto mangiando solo biscotti e bevendo un po’ di acqua». Quando ha lasciato la prigione libica si è imbarcato alla volta dell’Italia. Sognava un Paese grande, bello e nel suo racconto l’ha trovato: «È un posto meraviglioso l’Italia: mi piace la cultura, la lingua e il cibo. È incredibile – spiega senza inceppare sull’italiano – come ogni regione sia ricca di meraviglie. Credo che la maggior parte del patrimonio culturale del mondo si trovi, in Italia».

È innamorato del Paese che lo ha accolto e nella mente ha già chiaro il progetto per ricambiare tutto quello che ha ricevuto: «Quando sarà un attore reciterò in un film che racconterà tutte le bellezze dell’Italia. Sarà il mio ringraziamento a chi mi ha permesso di avere un’occasione e ricostruire un vita». È un fuoco intimo che lo spinge e che magari un giorno aiuterà questo Paese a volersi più bene perché come diceva Pasolini «un attore professionista è un’altra coscienza che si aggiunge alla mia».