Papa Francesco, pugno duro contro pedofilia e abusi sessuali
«Misure efficaci, regole chiare», gli occhi del mondo puntati sul Vaticano. «Trasparenza, credibilità e responsabilità», l’impegno della Chiesa
Non è semplice imprimere una svolta decisa. In particolare quando questa inversione di marcia interessa la Chiesa. Uno degli organizzatori del summit sugli abusi, l’arcivescovo Scicluna, vorrebbe che fossero intanto i vescovi a denunciare i pedofili anche alla polizia, dunque non solo alla Congregazione della Fede. La collaborazione con la giustizia civile deve rientrare nel sistema, accorciando i tempi e per venire più speditamente a conoscenza sull’esito delle inchieste.
Sua Santità in occasione del summit ha aperto i lavori con in cuor suo con una grande speranza e un invito. «Mi raccomando – ha detto – voglio concretezza e misure efficaci, oggi è necessario individuare un elenco di regole chiare e non solo per giungere semplici e scontate condanne; ascoltiamo il grido dei piccoli che chiedono giustizia; grava sul nostro incontro il peso della responsabilità pastorale ed ecclesiale che ci obbliga a discutere insieme, in maniera sinodale, sincera e approfondita su come affrontare questo male che affligge la Chiesa e l’umanità. Il santo Popolo di Dio ci guarda e attende da noi non semplici e scontate condanne, ma misure concrete ed efficaci da predisporre. Ci vuole concretezza».
Lo scopo evidente è, dunque, anche quello di abbattere i tempi oggi assegnati a quanti svolgono le inchieste su casi scottanti. Proprio a tale proposito l’arcivescovo che aveva dato inizio ai lavori ha fatto sintesi sulla macchina giudiziaria. I processi non possono avere luogo senza la testimonianza delle vittime, che in ogni caso vanno informate sull’esito finale sull’intero iter. Gli occhi del mondo sono puntati di nuovo sul Vaticano.
Nell’Aula Nuova del Sinodo centonovanta delegati hanno aperto i lavori nel segno dell’ascolto e di una forte presa di coscienza. In parole povere, questa volta occorrono fatti, non c’è più tempo per le parole. A maggior ragione quando sono state poste all’attenzione dei presenti all’incontro alcune delle testimonianze con l’ausilio di video. Queste testimonianze hanno profondamente cambiato il clima interno all’aula, tanto che fra i presenti si è avvertita una posizione severa registrando i connotati di una auto-analisi.
«Sento di avere una vita distrutta. Ho subito così tante umiliazioni che non so che cosa mi riservi il futuro». I presenti hanno ascoltato profondamente colpiti la donna abusata per anni da un prete che l’ha anche costretta ad abortire. Per la prima volta vescovi e cardinali hanno riflettuto in modo concorde sulle deposizioni di chi, piccolo, ha subito violenze. Il Papa, in tutto questo, è rimasto con il capo chino. Sua Santità, in cuor suo, sa perfettamente che non si può comprendere la portata delle azioni necessarie da intraprendere se non si avverte fino in fondo la profondità di un dolore grande.
Quattro sono stati complessivamente i giorni di grande riflessione per individuare il modo di combattere la pedofilia tra il clero, senza “se” e senza “ma”. Papa Francesco, si diceva, aveva aperto il summit sugli abusi nella Sala nuova del sinodo davanti ai presidenti delle conferenze episcopali del mondo. «Iniziamo il nostro percorso – ha detto Sua Santità – armati della fede e dello spirito, di coraggio e concretezza».
Ai partecipanti è stato fornito un “memo” che contiene criteri che verranno sviluppati durante il dibattito. Durante la conferenza stampa di preparazione gli organizzatori avevano messo in luce tre argomenti sui quali si concentreranno sforzi e attenzione: «trasparenza, credibilità e responsabilità». Più che una manifestazione di interessamento ai casi su pedofilia e abusi, un vero e proprio impegno.