L’ira di sindaco, Amministrazione, commercianti, cittadini
La cittadina in provincia di Taranto, prima dell’inizio delle riprese diventa un caso nazionale. Sindaco, rappresentanti del commercio e cittadini si ribellano al can-can mediatico. «L’amministrazione Comunale disconosce la scelta di utilizzare la denominazione del Comune nel titolo del film sull’omicidio di Sarah Scazzi», dice il sindaco Antonio Iazzi. «Quel delitto è una ferita ancora aperta per la comunità locale», aggiunge Toni Greco, presidente di Confcommercio Avetrana
Avetrana diventa un caso nazionale. Forse anche di più, considerando che di mezzo ci sarebbe anche la Disney, o meglio la branca italiana della multinazionale americana impegnata a tutto campo in veste di editrice fra libri, fumetti, cinema e tv.
Il comune, buona parte dei cittadini si ribella all’idea di realizzare una serie televisiva sulla vicenda di Sarah Scazzi, la piccola barbaramente uccisa nella cittadina in provincia di Taranto. “Avetrana – Qui non è Hollywood”, secondo la locale Amministrazione comunale e rappresentanti del commercio cittadino, la realizzazione di questa fiction provocherebbe un danno di immagine alla stessa cittadina, che già in occasione della tumultuosa storiaccia durata settimane fu messa duramente alla prova.
Detto che Avetrana è una bella cittadina che costeggia uno dei litorali più azzurri e affascinanti del nostro Paese, vive di attività laboriose, è anche vero che quando avvenne l’omicidio della piccola Sarah (26 agosto 2010), attraverso politici e cittadini si prestò volentieri a giornalisti e telecamere per rilasciare dichiarazioni e, perché no, ospitalità e generi di conforto a telecronisti, giornalisti e maestranze. Qui piombarono perfino tv straniere, dunque non solo Rai, Mediaset, La 7 e via discorrendo. Insomma, chi battezzò quel momento di tv del dolore “circo mediatico” non andò così lontano dalla realtà.
DOPO QUATTORDICI ANNI…
Oggi, a quattordici anni di distanza da quell’omicidio “intrafamiliare” – come acutamente lo definì il procuratore Franco Sebastio – pare sia cambiato qualcosa: la politica e quanti svolgono attività sul territorio, raccogliendo un comune pensare, pare abbiano cambiato opinione sulla storia. In che senso: va bene documentare la cronaca, ma speculare sull’intera vicenda, dando ad essa un alone di “fiction” – una realtà mistificata – questo proprio no.
Ma andiamo per gradi, prima di dare voce ad alcuni dei protagonisti di questa levata di scudi. La storia di Avetrana, salvo bruschi ripensamenti andrà in tv. A curarne la regia sarà il bitontino Pippo Mezzapesa (Il paese delle spose infelici, Il bene mio, Ti mangio il cuore) racconta la vicenda di Avetrana, paese nel quale la piccola fu uccisa. Per quel delitto, Sabrina Misseri e la mamma Cosima Serrano stanno scontando l’ergastolo mentre lo zio, Michele Misseri, è tornato di recente in libertà dopo aver scontato la pena per soppressione di cadavere.
Ma è l’impiego del nome della cittadina, “Avetrana”, ad indisporre il sindaco Antonio Iazzi. «L’amministrazione Comunale di Avetrana – ha dichiarato – disconosce la scelta di utilizzare la denominazione del Comune nel titolo del film inerente all’omicidio di Sarah Scazzi; disconosce altresì voci di presunti accordi o partecipazione a introiti per il Comune, pertanto si riserva di valutare possibili azioni legali».
«NO AL TURISMO DEL DOLORE»
Quando Michele nel febbraio è tornato in libertà, il sindaco ha emesso un’ordinanza per interdire la strada dove ha sede la villetta della famiglia Misseri. Ciò per evitare che potesse diventare meta di curiosi, giornalisti e fotografi. Un’ordinanza che non si rese affatto necessaria: Michele Misseri non tornò ad Avetrana. Ma ora alla vicenda si aggiunge questo nuovo scomodo capitolo con la realizzazione della serie televisiva che ha già avviato casting, sopralluoghi per le location, personale e comparse da utilizzare sul posto. Ammesso che la produzione abbia intenzione di girare sul posto, anziché scegliere zone limitrofe per evitare sopralluoghi di curiosi e manifestazioni di dissenso.
«Quando il dolore diventa spettacolo e non ci si preoccupa dell’impatto che un film possa avere sulla immagine di una comunità. Il caso Scazzi è una ferita ancora aperta per la comunità locale e la serie tv “Avetrana – Qui non è Hollywood”, di imminente programmazione, appare come la spettacolarizzazione di una tragedia profonda, un atto di disprezzo verso il dolore dei familiari delle vittime e della comunità stessa». E’ l’opinione di Toni Greco, presidente di Confcommercio Avetrana, una dichiarazione con la quale si fa portavoce di un sentimento popolare, che vede in prima fila commercianti e operatori delle attività del turismo verso una narrazione cinematografica che riporta alla luce un trauma che la comunità locale ha faticosamente cercato di superare negli ultimi anni e che purtroppo si basava sullo stereotipo e il luogo comune di una comunità e di un ambiente culturale arretrato in cui sarebbe maturato il delitto».