Ventitré anni, pugliese, un esempio per tutti noi

Affetto dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo, ha conseguito una laurea col massimo dei voti. La sua emozione e quella di mamma Lucia. I complimenti di colleghi, docenti e rettore. «Sogno l’insegnamento, per quanto non mi dispiacerebbe fare il bibliotecario», dice il neolaureato.

Foto Corriere del Mezzogiorno

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«Studiare il passato aiuta a costruire un futuro migliore». E’ il pensiero di Antonio Losavio, ventitré anni, castellanese, appena laureatosi con 110 e lode all’Università “Aldo Moro” di Bari e Taranto. Stretta di mano, applausi e, a seguire, spumante per tutti, è avvenuto a Bari. Mamma visibilmente commossa, emozionati anche il rettore Stefano Bronzini, il questore Giuseppe Bisogno e l’onorevole Gero Grassi.

Antonio, ventitré anni, ha la sindrome di Asperger, una forma di autismo in cui chi ne è colpito fatica a capire i pensieri e le emozioni delle altre persone, con conseguente difficoltà a interagire. «Dovreste pensare a noi Aspie – dice, senza giri di parole, chi ne è stato colpito – come a robot da programmare: più siete precisi con noi e più riuscite ad ottenere ciò che chiedete». E non finisce qui, aggiunge: «Attenzione, non è trattarci da deficienti: è, invece, solo parlare il nostro linguaggio».

Il percorso, insomma, è complicato. Non ha aiutato molto a comprendere di cosa parliamo, “Rain man”, film magistralmente interpretato nell’88 da Dustin Hoffman. La sindrome di Asperger è anche altro. «Il suo obiettivo, alla fine della scuola elementare, era quello di riuscire a scrivere una fase di senso compiuto – spiega mamma Lucia – oggi, dopo la triennale di Storia e Scienze sociali, ha un sogno: diventare un insegnante». Il primo passo, Antonio, lo ha compiuto, con il massimo dei voti, con grande orgoglio, compreso quello di chi lo ama, e sono tanti, compagni di corso, docenti e gli amici di tutti i giorni.

Foto La Repubblica

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DA CASTELLANA GROTTE…

La storia, interessante, l’ha pescata fra le mille notizie che circolano fra le strade e i social, Repubblica, il quotidiano che nell’edizione regionale Antonio lo ha anche intervistato. Autore del servizio, brillantemente riportato e scritto, si dice in gergo, in punta di penna, Gennaro Totorizzo, cui vanno anche i nostri complimenti.

Per la storia, ha scritto Totorizzo, che da cronista ha raccolto appunti e steso l’articolo, spiegandoci che Antonio ha un’inclinazione naturale oltre che una grande passione, considerando che riesce a memorizzare perfettamente date ed eventi, per esempio. Ma nel percorso universitario è andato oltre le nozioni: la conquista più grande per lui è stata aprirsi e tessere relazioni con compagni e docenti, quando all’inizio faticava persino a stabilire un contatto visivo. Alla seduta – nella quale ha discusso una tesi su Aldo Moro e i costituenti – una grande festa.

Antonio e la scelta di questa facoltà. «Quando frequentavo l’Industriale, alle superiori, avevo sviluppato una forte passione per il campo umanistico e la letteratura, cresciuta poi anche per la storia: in particolare sono molto appassionato di rivoluzione industriale, sviluppo delle invenzioni, Risorgimento italiano e prima e seconda guerra mondiale; penso che studiare il passato aiuti a costruire un futuro migliore ed è anche importante attraversare le epoche precedenti attraverso le fonti arrivate a noi nel corso di centinaia e migliaia di anni».

L’approccio agli studi, all’università. “Amo studiare, mi ritengo un ragazzo curioso – dice Antonio – nel corso di questi quattro anni ho vissuto momenti indimenticabili: ho fatto amicizia, per esempio, con due signori che si sono iscritti all’università nonostante la maggiore età, un sessantenne ufficiale della Marina e un settantenne ex Consulente finanziario, entrambi in pensione. Tra i corsi che mi sono piaciuti di più: quelli di Letteratura italiana contemporanea, Storia medievale, moderna e contemporanea, così come quella Greca e romana, ma anche Storia del cinema».

Foto: FanPuglia

Foto: FanPuglia

…A BARI

Ma come più di qualche studente, anche Antonio non ha un buon rapporto con tute le materie. «Ho difficoltà a studiare argomenti più astratti, come quelli di filosofia, sociologia e diplomatica: mi toccava spremere le meningi ogni volta ed elaborare i concetti molto intensamente per riuscire a trovare un senso».

Nel frattempo, a detta dello stesso neolaureato, è migliorato nelle relazioni sociali: grazie a colleghi e tutor è riuscito a cavarsela e a prendere appunti durante le lezioni. Senza loro, confessa, non ce l’avrebbe fatta. E’, infine, consapevole di aver fatto qualcosa di eccezionale. «Tutto questo mi fa sentire come se fossi una campana di Pasqua che suona continuamente – ha spiegato a Repubblica – allo stesso modo, continuo ad essere davvero, davvero felice; anche durante la proclamazione, per tutto il tempo sono stato davvero gioioso – forse come non mai nel corso della mia vita – per questo traguardo raggiunto. Mi sento come se ci fossero fuochi d’artificio a scoppiare nel cielo».

Un pensiero rivolto a qualche studente in difficoltà e un pensiero al personale futuro. «Agli studenti: seguite le vostre passioni, utilizzate le risorse e contare sulle vostre forze; voglio conseguire la Magistrale in Scienze e documentazione storica. Lavoro? Mi piacerebbe, un giorno, insegnare oppure diventare un ricercatore storico o un bibliotecario». Questo il nostro Antonio, al quale vanno i nostri complimenti per aver piegato pregiudizi e una sindrome che non si riesce ancora a debellare. Merito di questo successo, oltre alla determinazione di fare, stupirsi e stupire di Antonio, di amici, colleghi, docenti, rettore e quanti, anche in piccola parte hanno contribuito a fare di lui un grande esempio per tutti noi.