Sergio Bernal Alonso, etoile, a Taranto venerdì 25 settembre
Ospite del “MediTa”, la rassegna della Cultura mediterranea. Danzerà il Bolero di Ravel sulla Rotonda del Lungomare. «Quando danzo mi sento libero, felice, per me la danza è questo e tanto altro. Occorrono sacrifici, tanti. Prima di fare ingresso sul palco, qualsiasi cosa danzi, ricorro agli esercizi fondamentali della classica. Nel flamenco la donna è più vicina all’elemento aria, l’uomo è più legato alla terra e alla forza. Sognando Baryshnikov…»
E’ il Roberto Bolle spagnolo, acclamato in tutta Europa e nel mondo, negli Stati Uniti, come in Giappone. Venerdì 25 settembre danzerà il “Bolero di Ravel” sulla Rotonda del Lungomare, ospite a Taranto della rassegna “Medi.Ta”, il Festival della Cultura mediterranea.
E’ Sergio Bernal Alonso, per sette anni primo ballerino del Ballet Nacional de España. Fisico statuario, bellezza mozzafiato, tanto da avere richiamato in questi anni l’attenzione di numerose griffe d’alta moda. La perfezione nel fisico e nella danza si raggiunge con enormi sacrifici e l’artista, trent’anni, spagnolo di Madrid, questo lo sa perfettamente, tanto da non sottrarsi ad alcuna domanda anche sull’armonia del corpo, fondamentale nella sua attività.
Sergio, sa di essere un sex symbol?
«La danza è bellissima, e noi, eternamente riconoscenti a una passione che ci vede protagonisti, dobbiamo far parte di questa bellezza».
Leggiadro come una farfalla, forte e scattante come un felino, Sergio Bernal si muove sul palco ipnotizzando gli sguardi. Il suo credo è la fatica, la sua migliore amica la tenacia. Educato al Conservatorio reale di danza “Mariemma” di Madrid, è primo ballerino del Balletto nazionale spagnolo. Alterna con la medesima capacità espressiva la danza classica al flamenco.
A quali esercizi fa ricorso prima dell’ingresso in scena?
«Prima di qualsiasi spettacolo mi alleno con gli esercizi di ballo classico, intanto perché sviluppa qualsiasi aspetto della tecnica; tutto passa attraverso la danza classica, poi, appassionato come sono del flamenco, anche quando entro in scena per interpretare il flamenco, compio gli esercizi che mi riportano alla classica: anche per il flamenco si deve avere un corpo bene impostato, è una tecnica precisa».
Ci saranno anche similitudini, ma anche differenze fra classica e flamenco.
«Flamenco, balletto, salsa, sono tutte danze che richiedono massima conoscenza della danza classica in fatto di tecnica. Gli studi classici servono per la posizione del corpo e la conoscenza perfetta della tecnica, dopo di che puoi fare qualunque cosa”.
Torniamo sulle due sue innate passioni. Poniamole a confronto: il rapporto fra danza classica e flamenco?
«Il flamenco, danza spagnola, viene più dal cuore; si chiama “il” flamenco, al maschile, per rendere l’idea di forza: richiede una diversa energia, richiede emozione e passione».
Cosa l’ha spinta alla danza?
«Mikhail Baryshnikov: assistevo alle sue performance in tv, affascinato dalla sua personalità di ballerino e di attore. Insomma, avevo una grande ambizione: diventare come lui. Così ho deciso di dedicarmi completamente alla danza, in realtà la prima e unica cosa che ho sempre fatto fin da piccolo: ballare».
Dopo sette anni l’addio al Ballet Nacional de España, come dire addio a La Scala.
«Sono stati sette intensi e bellissimi anni. Il Ballet Nacional l’ho sempre sentito come casa mia. Avevo però, in mente, di impegnarmi anima e corpo su un progetto che mi sta a cuore».
Un’anticipazione sul progetto.
«Sarà uno spettacolo sulla vita dello stilista Yves Saint Laurent, grandissimo stilista che ha rivoluzionato il mondo della moda mettendo uomo e donna sullo stesso piano: è stato lui a fare smettere la gonna alla donna e a farle indossare i pantaloni. Il progetto richiede tempo, viaggi e contatti con la Fondazione Saint Laurent, di mezzo i diritti d’autore, i costumi e non solo. Una parte sarà finanziata da me, debutto previsto nel 2021».
A proposito del successo: come vive la popolarità?
«M’interessa poco essere famoso o stare in bella mostra. Il mio pensiero è rivolto alla mia passiona, la danza, a mantenermi a un livello alto di qualità, riuscire ad evolvermi, se possibile a crescere».
Concludiamo con la domanda che si sarà sentito porre decine di volte. Cosa prova quando danza?
«Mi sento libero, felice, per me la danza è libertà. Nel flamenco, la donna è più vicina all’elemento aria, mentre l’uomo è più legato alla terra e alla forza».