Patrice Evra, ex calciatore, si confessa alla BBC
«Ho venduto droga, chiesto l’elemosina. Poi è arrivato il calcio e mi ha salvato. Devo tanto all’Italia. Ma che sofferenza quando mio padre ci abbandonò al nostro destino. Mangiavamo quello che capitava. Fuori da un Mc Donalds rovistavamo fra i rifiuti…»
«Le persone ci servono da mangiare: due forchette da un lato, due coltelli dall’altro». Sorpresa mista a tristezza, le parole dell’ex Juve e Machester United Patrice Evra, che in un episodio di BBCFreeze ha raccontato come prima di diventare calciatore fosse solito vendere droga e chiedere l’elemosina all’uscita dei negozi.
Un grande calciatore, lo dice il suo palmares. E non solo, lo dice uno dei Saggi del calcio internazionale, Sir Alex Ferguson: «Evra è stato il miglior terzino sinistro in Europa è stato». Classe 1981, senegalese di nascita, ma naturalizzato francese, Patrice con la Francia ha preso parte a due mondiali, 2010 e 2014, stato vice-campione ad Euro 2016. Per quanto riguarda i club, si diceva, ha giocato otto anni nel Manchester United.
Ma Patrice Evra ha giocato anche in Italia. Gli appassionati di calcio ricorderanno i suoi tre anni con la maglia della Juventus (2014-2017). Meno nota la sua esperienza in Serie C, fra Marsala e Monza. Proprio nella squadra siciliana il terzino ha esordito in assoluto nel mondo del calcio professionistico. Furono proprio il calcio e l’Italia a salvare l’ex calciatore da una vita in povertà e disastrosa.

Foto CalcioToday.it
DEVE TUTTO AL CALCIO
«Sì, proprio il calcio: devo tutto a questo sport. Quando mio padre lasciò casa e la famiglia, per tutti noi fu un delirio. La svolta? A diciassette anni, quando andai in Italia – confessa alla tv inglese – ricordo che mi davano da mangiare e che mi dettero anche una tuta sportiva: telefonai a mia madre per dirle che per me quello era il paradiso». Il paradiso, considerando quanto dichiarato dall’ex-United: la sua infanzia era sta caratterizzato degrado, criminalità e povertà assoluta.
«Il calcio e l’Italia mi hanno salvato – racconta Patrice – ho fatto, se così si può dire, tre lavori prima di diventare un calciatore: ho venduto droga, mendicato davanti ai negozi e, infine, impegnarmi in un’attività nella quale vendevano elettrodomestici. Tra queste cose solo una, purtroppo, non è vera: non ho mai venduto un apparecchio televisivo. Aveva appena tredici anni e chiedere l’elemosina all’uscita dei negozi per me era una cosa normale». Prosegue la sua coraggiosa confessione, Patrice. «Qualche volta, verso mezzanotte, i dipendenti di un Mc Donald gettavano via i Big Mac freddi: noi attendevamo pazientemente, spostavamo spazzatura, buste e carta e li recuperavamo per mangiarli».

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NON TI FIDI PIU’
Fra le confessioni, senza entrare troppo nei dettagli, il calciatore allude anche ad abusi sessuali. Aveva tredici anni, come si può immaginare un’esperienza traumatica, che gli ha insegnato molto, tanto che nelle sue esternazioni ha semplificato: «Subire abusi sessuali a quell’età ha avuto un forte impatto sulla mia vita: ti vergogni di te stesso, non ti fidi delle autorità, in quanto fu proprio il mio principale insegnante a compiere quegli abusi: a quel punto non puoi fidarti più di nessuno».
Patrice Evra oggi ha 40 anni e dal 2018 ha appeso le scarpette al chiodo. Ce l’ha fatta. Ha trovato un gancio in mezzo al cielo e ci si è aggrappato con tutte le sue forze. Ci sono cose che non dimenticherà mai, l’hanno segnato nel profondo, gli hanno fatto male davvero. Nella sua adolescenza è successo anche di peggio. «Essere abusato sessualmente a tredici anni ha avuto un impatto devastante sulla mia vita. Ti vergogni di te stesso. E non credi più in niente e a nessuno – ha raccontato l’ex calciatore – fu un insegnante ad abusare di me e questo ti porta a non fidarti più di nessuno, a non riconoscere l’autorità».