«A tutti e a ciascuno».

«La nostra società fa ancora fatica a confrontarsi veramente con l’immigrazione, che, se per alcuni può essere un problema, per tutti dovrebbe essere, invece, un’opportunità. È all’immigrazione che Milano deve non poco della sua fortuna: questa città è frutto di ripetuti e successivi processi di integrazione. È una memoria da recuperare. Sicuramente occorre intervenire per regolare doverosamente il fenomeno migratorio, garantendo la legalità, attivandosi di concerto con le altre nazioni. Ed è indubitabile che anche la Chiesa debba fare la propria parte. Purtroppo, invece, spesso accade che a prevalere sia la paura dell’altro».

Con queste parole il Cardinale Dionigi Tettamanzi lasciò la diocesi di Milano, ormai già provato dalla malattia che lo aveva colpito.

Nel marzo 2013 partecipa al conclave che elegge Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, un uomo come lui, uno che aveva già scelto da che parte stare.

Nonostante fosse stato nominato Cardinale, padre Dionigi è sempre restato un Parroco, un prete come tanti vicino alla gente e che cercava la gente, le persone per ascoltare i loro bisogni, materiali e spirituali, utili a tradurre la carità cristiana in gesti concreti.

Il prete delle provocazioni che fino alla fine, ha dimostrato la sua lontananza dall’”apparato” che discrimina: il cardinale Dionigi Tettamanzi ha accolto a casa sua venti nigeriani. Li ha ospitati nella grande e sontuosa Villa Sacro Cuore a Triuggio, in Brianza, a pochi chilometri di distanza dall’altrettanto sontuosa villa di Macherio, dimora della famiglia di Berlusconi.

“I nostri venti profughi sono quasi tutti musulmani, anche se fra loro ci sono alcuni cristiani metodisti. Tutti loro si sono adattati benissimo alla vita che facciamo qui nel centro spirituale, -ha raccontato don Luigi Bandera, direttore della Villa e stretto collaboratore del cardinale Tettamanzi – Abbiamo deciso di accoglierli dopo l’appello di Papa Francesco che si è rivolto alle parrocchie e ai centri religiosi, invitandoli ad aprire le porte ai migranti. Noi l’abbiamo fatto ormai diverse settimane fa e sta andando tutto benissimo”.

«A tutti e a ciascuno»: così, in maniera semplice, il cardinale Dionigi Tettamanzi rivolgeva il suo saluto, soprattutto quando si trattava di grandi folle. Esprimeva con questo modo il suo desiderio di arrivare a tutti, di essere vicino a ciascuno.

Era consapevole nelle sue azioni che l’altro, il diverso, lo straniero, ci fa paura se visto da lontano. Se lo guardi negli occhi, se gli dai una prospettiva, se cerchi la sua collaborazione e lo rendi responsabile cambi il corso della storia o, perlomeno, inverti una tendenza.

Ciao padre Dionigi, Cardinale rimasto in frontiera!

E grazie per tutto quello che ci hai lasciato!