Coronavirus, picco in Lombardia e nella Pianura padana

Confermano gli esperti. E se in molti non fossero fuggiti dalle regioni del Nord sottoponendosi ai controlli, i danni in Meridione sarebbero stati più contenuti. Poi il DPCM ha limitato i contatti sociali. Secondo il virologo Roberto Burioni, andando verso l’estate il virus potrebbe diminuire i suoi effetti gradualmente, fino a sparire come accade per il raffreddore.

Il virologo Roberto Burioni, ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” in Rai, ha provato a spiegare perché il coronavirus starebbe avendo una diffusione più limitata al Sud mentre al Nord, Lombardia in particolare, ha avuto effetti disastrosi.

Perché il virus sarebbe meno contagioso nelle regioni meridionali. Secondo gli esperti, conferma il popolare virologo nel salotto televisivo domenicale, nelle regioni del Sud si registra una percentuale di riproduzione inferiore a uno. Ciò significa che i casi accertati non sarebbero particolarmente diffusi rispetto alla media nazionale e, in particolare, al Nord. Non ci sarebbe stata, comunque, una significativa circolazione del virus in questa parte d’Italia se non ci fosse stato un numero così elevato di persone rientrate, per esempio, dalla Lombardia. Persone che si sono ammalate, contagiando in alcuni casi familiari, amici oppure operatori ospedalieri. Poi il DPCM, più restrittivo. Una misura provvidenziale nella tempistica che ha limitato i contatti sociali proprio nel momento in cui i meridionali in fuga dal Nord, stavano inavvertitamente portando il virus a casa (rischio diffusione nei pub, allo stadio, ai concerti).

CLIMA MITE DETERMINANTE

Burioni non canta vittoria, anzi, si fa  prudente. Secondo il virologo potrebbe avere un ruolo determinante il clima è più mite. Andando verso l’estate, questa la sua opinione, il Covid-19, più noto come coronavirus, potrebbe addirittura diminuire i suoi effetti gradualmente, fino a sparire come accade per il raffreddore. Ma, attenzione, elemento da non sottovalutare: in autunno potrebbe tornare.

Al Sud Italia l’epidemia di Coronavirus, dunque, circola meno. Le regioni meridionali sono rimaste ai margini della circolazione dell’infezione, che invece ha dilagato al Nord, in particolare nella pianura Padana. Se provassimo a sommare tutti i dati dei casi positivi (casi, non decessi) in Campania, Puglia, Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata e Molise, avremmo grossomodo la metà di quelli del solo Veneto; un terzo di quelli dell’Emilia Romagna e meno di un decimo di tutti quelli della sola Lombardia.

MENO CONTAGI

E nonostante il Sud sia un’area densamente popolata come quella del Mezzogiorno, in particolare, quasi venti milioni di abitanti così suddivisi: sei milioni in Campania, cinque milioni in Sicilia, quattro milioni in Puglia, due milioni in Calabria, un milione e mezzo in Sardegna, mezzo milione in Basilicata e trecentomila in Molise. Provando, inoltre, a fare un rapido calcolo osserviamo come il rapporto tra casi positivi e abitanti sia eccezionalmente basso. Soprattutto in Sicilia e Calabria, due delle regioni meno colpite in assoluto dall’epidemia.

C’è, inoltre, un aspetto più rassicurante. Dopo i quattordici giorni di incubazione dal momento in cui quelle migliaia di meridionali erano fuggite da Milano e dalla Lombardia per tornare al Sud, si aspettava un picco che, invece, non c’è stato. Diciamo che, con ogni probabilità, si sarà pure verificato ma è stato contenuto. L’aspetto sanitario, anche questo ha assunto un ruolo importante. Dopo i primi allarmismi e tranne poche eccezioni, nessuna situazione di grave criticità negli ospedali e nei presidi sanitari che si sono attrezzati per fronteggiare l’emergenza.